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Petrolio contro cibo: il rapporto finale

Il programma umanitario dell'Onu si è trasformato in uno scandalo internazionale Keystone

Nel rapporto finale Volcker sono nominate più di 2000 società per malversazioni nel programma Onu "Petrolio contro cibo": alcune anche in Svizzera.

Tangenti e supertangenti per 1,8 miliardi di dollari: le autorità svizzere agiranno per vie legali se verranno provati illeciti compiuti da ditte o filiali svizzere.

L’inchiesta sullo scandalo definito dallo stesso Paul Volcker “una delle più colossali fabbriche di mazzette della storia moderna” era stata richiesta dallo stesso segretario generale dell’Onu Kofi Annan.

Ora è arrivata al punto finale: questa volta si fanno i nomi delle aziende che pagarono tangenti a Saddam Hussein per ottenere il petrolio. Complessivamente, come era già emerso nelle versioni precedenti del documento, le tangenti appurate sono ammontate a circa 1,8 miliardi di dollari, e le società coinvolte sono soprattutto russe e francesi, ma anche cinesi.

Quattro procedimenti già aperti

In Svizzera, il Ministero pubblico della Confederazione ha finora avviato quattro procedimenti penali nei confronti di quattro persone ed ha bloccato diversi conti bancari, nell’ambito dell’inchiesta.

Lo ricorda il Dipartimento federale dell’economia (DFE), precisando che le autorità elvetiche esamineranno le informazioni contenute nel nuovo rapporto della Commissione d’inchiesta indipendente (IIC), ed effettueranno verifiche. Se dovessero emergere illeciti «agiranno per vie legali nei confronti dei responsabili».

Società attive nel commercio del petrolio e banche

La necessità di procedere a livello nazionale è stata rilevata a margine della presentazione del rapporto a New York anche dall’esperto basilese di diritto penale Mark Pieth, membro dell’IIC.

In Svizzera occorrerà in particolare esaminare attentamente il ruolo svolto da società attive nel commercio di petrolio come Taurus, Glencore e Vitol, come pure le attività in questo campo del finanziere americano domiciliato nella Confederazione Marc Rich. A suo avviso, si dovrà pure passare al vaglio le transazioni di società che fornirono beni umanitari e quelle della filiale elvetica della Banque Nationale de Paris.

Il DFE sottolinea dal canto suo che la Svizzera, dopo la Russia e la Francia, è stata il terzo maggior acquirente di petrolio dell’Iraq nel quadro dell’OFFP (Oil-for-Food Programme).

Tra il 1996 e il 2003, aziende presenti nella Confederazione ne hanno acquistato per circa 3,5 miliardi di dollari, pari al 5% del totale. A questi si sono aggiunti quelli di importanti quantitativi di petrolio che l’Iraq aveva inizialmente assegnato ad altre ditte estere.

75 ditte con sede in Svizzera

Complessivamente 75 aziende con sede in Svizzera hanno ottenuto l’apposito permesso del Segretariato di Stato dell’economia (Seco) di acquistare petrolio iracheno in virtù dei contratti autorizzati dall’ONU. «La verifica e l’autorizzazione dei singoli contratti di acquisto era di esclusiva competenza del Comitato ONU per le sanzioni; il Seco non aveva in quest’ambito alcuna influenza», si precisa nel comunicato.

Dai dati forniti dall’ICC è peraltro risultato che circa la metà dei contratti petroliferi nel quadro dell’OFFP è stata finanziata attraverso banche con sede in Svizzera. Dalle verifiche eseguite dalla Commissione federale delle banche (CFB) non sono però finora emerse irregolarità. Nel suo rapporto pubblicato la CFB giunge alla conclusione provvisoria che nella gestione di tali affari le banche non hanno violato il loro dovere di diligenza.

Sul fronte delle società elvetiche che hanno fornito all’Iraq beni a fini umanitari e attrezzature per l’infrastruttura sono stati conclusi contratti per un totale di circa 623 milioni di dollari. Anche qui la verifica e l’autorizzazione di tali contratti è spettata esclusivamente al Comitato ONU per le sanzioni.

Assolto il figlio di Annan

Il rapporto assolve, più che altro per insufficenza di prove, il figlio di Kofi Annan, Kojo, che lavorò per la società svizzera Cotecna, inaricata di sorvegliare il buon andamento del programma, e rimase in busta paga anche dopo.

Il segretario generale dell’ONU ha ricordato di aver già accettato la responsabilità per il fallimento nella gestione del vasto programma umanitario.

swissinfo e agenzie

Il programma “Petrolio in cambio di cibo” ha funzionato tra il 1996 e il 2003, con transazioni pari a 64 miliardi di dollari circa.

Secondo il rapporto Volcker è stato gestito malissimo dalle Nazioni Unite e oltre la metà delle 4500 società che vi parteciparono pagarono sovrapprezzi illegali e tangenti a Saddam per ottenere barili di petrolio.

In tutto l’inchiesta di Volcker e dei suoi collaboratori, svolta su esplicita richiesta di Annan, è durata circa 18 mesi ed ha avuto costi per circa 35 milioni di dollari, la metà dei quali per pagare società specializzate di auditing.

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