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Più pressione sulla natura

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Nonostante dei progressi in ambito di efficienza ecologica, lo sfruttamento delle risorse naturali svizzere aumenta sempre più. Fino a quando?

L’Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio (UFAFP) e l’ufficio federale di statistica (UST) hanno presentato l’ultimo rapporto, pubblicato ogni quattro anni, sullo stato dell’ambiente in Svizzera. 700 pagine suddivise in due volumi, che forniscono un quadro in chiaro-scuro della situazione: accanto a «considerevoli progressi» rimangono ed emergono problemi gravi.

«Dobbiamo proseguire il nostro impegno sia a livello politico che tecnico e ripensare fondamentalmente il nostro rapporto con l’ambiente, cercando di fare chiarezza sulle priorità sociali», ha affermato il direttore dell’UFAFP Philippe Roch presentando il rapporto ai media lunedì a Berna.

Spariscono 10 campi di calcio al giorno

Malgrado i progressi innegabili, soprattutto nella protezione delle acque e dell’aria, le principali minacce in Svizzera stanno nella «costante crescita di agglomerati urbani – ogni giorno nella Confederazione si cementificano 10 campi da calcio – e nell’inarrestabile aumento del traffico».

Prospettive

Le soluzioni più promettenti per porre rimendio a questa evoluzione starebbero invece in «strumenti di economia di mercato» come tasse d’incentivazione – tassa Co2 – marchi che garantiscano un processo produttivo ecologico, accordi di prestazione fra Stato ed economia e il finanziamento di tecnologie e produzioni rispettose dell’ambiente, ha affermato il vicedirettore dell’UFAFP Bruno Oberle. Ad esempio già oggi quando compriamo un’automobile alcune decine di franchi li paghiamo in tasse per il suo futuro riciclaggio.

I meriti e le responsabilità

Sia i cittadini che l’economia in Svizzera si danno da fare per proteggere l’ambiente: una pubblicità in questi giorni ringrazia la popolazione perché ricicla il 92% del vetro e il 69% della carta. L’industria si dota di metodi di produzione sempre più efficienti, usando ad esempio sempre meno acqua potabile, che è diventata troppo cara. Anche il consumo di acqua per economia domestica è diminuito. È anche vero però che le famiglie sono sempre più piccole.

Per l’aria, se da una parte si sono ridotte le emissioni di CO2 grazie al catalizzatore, circolano sempre più automezzi e alla fine l’inquinamento atmosferico non diminuisce in termini assoluti.

Nuovi rischi

Se dagli anni ’80 vi è stata una riduzione del 75% degli ossidi di zolfo, nuovi problemi sono sorti, legati all’ozono e alle particelle fini. Il rapido sviluppo della tecnica, che offre sempre maggiori opportunità, contribuisce a modificare anche gli stili di vita delle società e le abitudini dell’uomo, con nuovi rischi per l’ambiente. Cresce ad esempio il numero di apparecchi elettrici ed elettronici, in maniera a volte esasperata, come nel caso dei cellulari e aumenta di conseguenza l’inquinamento da radiazioni. In questo campo esistono solo studi parziali e si ignorano le conseguenze a lungo termine. Per non parlare della tecnologia genetica, tra gli ambiti più sensibili della futura politica ambientale svizzera.

In sostanza buoni voti per gli sforzi fatti ma non bisogna perdere tempo, la politica e l’economia devono continuare a sostenere l’ecologia. Per la protezione dell’ambiente in Svizzera si spende una cifra che equivale all’1,6% del prodotto interno lordo (PIL). Una cifra ragguardevole. La Germania vi consacra l’1,4%, i Paesi Bassi l’1,9%. E secondo l’OCDE sono soldi ben spesi: niente indica delle ricadute negative dell’impegno ecologico sulla competitività dell’economia o sull’impiego.

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