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Più trasparenza per le ditte in borsa e i salari dei manager

Una maggiore trasparenza è nell'interesse stesso delle ditte quotate in borsa Keystone

La Camera bassa del Parlamento chiede di agire contro le pensioni d'oro, i salari da capogiro dei dirigenti e l'opacità dei consigli d'amministrazione.

Tutti ricordano l’ultimo clamoroso episodio degli scorsi giorni, quando si è appreso che gli ex dirigenti del colosso industriale elvetico-svedese ABB, Percy Barnevik e Göran Lindhal, hanno intascato in tutto 233 milioni di franchi per la loro liquidazione e la pensione. Una cifra che ha scandalizzato buona parte degli stessi rappresentanti dell’economia. Domenica ABB ha fatto sapere di avere raggiunto un accordo con i due suoi ex manager, che restituiranno 137 milioni, ma il disagio resta.

Numerosi rappresentanti dell’economa si sono già espressi per censurare questi comportamenti e per chiedere una normativa più rigorosa. Anche i regolamenti della Borsa suscitano perplessità. La Svizzera è uno dei rari paesi con la Polonia, la Cina e l’Arabia saudita a non pubblicare cifre precise in questo settore. Ne va dell’immagine della Svizzera all’estero, è stato detto durante la discussione in parlamento.

Gli interventi in Parlamento

Sul menù dei deputati, lunedì, c’erano due iniziative parlamentari e due mozioni. L’iniziativa del leghista ticinese Flavio Maspoli mirava a limitare a un milione di franchi l’indennità annuale versata a un membro di un consiglio di amministrazione. Il testo è stato bocciato perché troppo dirigista.

L’iniziativa ha però prodotto una mozione elaborata dal deputato vodese Pierre Chiffelle. Un testo in cui si definisce inaccettabile il fatto che i membri di un consiglio d’amministrazione si attribuiscano indennità di partenza che rimangono segrete. Inoltre, i piccoli azionisti e creditori non sono abbastanza protetti. Senza dimenticare che negli Stati Uniti e nella maggior parte dei paesi europei la trasparenza in questo settore è pienamente accettata. La proposta è però stata bocciata con 99 voti contro 58 e due astensioni.

Una seconda iniziativa che portava la firma dello stesso Chiffelle ha avuto più fortuna ed è stata accettata tacitamente dai colleghi. Le ditte quotate in borsa dovranno indicare l’insieme delle somme versate agli amministratori per l’esercizio della loro funzione. Questi dovranno inoltre rendere pubblico l’ammontare della loro partecipazione nelle società di cui gestiscono gli affari. “È ora che la politica assuma le proprie responsabilità”, ha detto alla tribuna Pierre Chiffelle, che chiede la revisione del codice delle obbligazioni.

Un’iniziativa che ha trovato anche l’appoggio di Christoph Blocher. Il capo dell’UDC zurighese, lui stesso imprenditore, è preoccupato per “l’insufficiente protezione degli azionisti e della proprietà privata.”

Anche un’altra socialista, la basilese Susanne Leutenegger Oberholzer, ci ha provato con una mozione contro gli alti salari dei quadri, ricordando dalla tribuna del Consiglio nazionale gli imbarazzanti episodi balzati alla ribalta nel 2001 con Swissair, le Ferrovie federali o la ditta di viaggi Kuoni.

Trasparenza per quanto riguarda le indennità per i membri dei consigli d’amministrazione e leggi vincolanti costituiscono per lei la chiave di volta per una soluzione del problema. La mozione della Leutenegger Oberholzer è stata accolta con 105 voti contro 49 e tre astensioni.

Diritto all’informazione o voyeurismo?

Inutilmente il deputato dell’Unione democratica di centro Alexander Baumann ha perorato la causa del diritto alla privacy anche per i quadri aziendali. Per Baumann bisogna distinguere tra “diritto all’informazione e voyeurismo.”

Dal canto suo, la consigliera federale Ruth Metzler aveva invitato i deputati a trasformare l’iniziativa e le mozioni in postulati. “Non perché non prendo sul serio le richieste, ha precisato Ruth Metzler, ma perché si tratta di un intervento parlamentare troppo vincolante.”

Pierre Chiffelle ha però rimproverato Ruth Metzler di non agire con abbastanza determinazione. “Se la mia iniziativa si spinge troppo lontano, il parlamento provvederà a correggerla.”

Un’apposita commissione della Camera bassa si metterà dunque al lavoro per elaborare un progetto di legge che passerà in seguito all’esame anche della Camera alta. Per quanto riguarda la mozione Leutenegger Oberholzer, la prossima mossa spetta alla Camera alta, che dovrebbe opporre più resistenza. Se però sarà approvata, toccherà allora al governo presentare un progetto di legge o di decreto.

Mariano Masserini

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