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PLR: sì all’ONU, no alle 36 ore

I delegati radicali hanno di detto di sì all'ONU con 199 voti contro 5 Keystone

Sono le raccomandazioni di voto per il prossimo 3 marzo espresse sabato a Tramelan (BE) dai delegati del Partito liberale radicale svizzero.

Per l’occasione, il presidente Gerold Bührer non ha mancato di distribuire critiche al partito socialista – definito «collettivista» – e all’UDC, rea a suo avviso di non aver assunto le sue responsabilità nell’ambito del salvataggio di Swissair.

L’iniziativa popolare per la richiesta d’ammissione all’ONU è stata plebiscitata con 199 voti contro 5: i presenti hanno seguito l’invito del presidente della Confederazione Kaspar Villiger, secondo cui «i tempi sono maturi». Altri oratori hanno definito falsi gli argomenti degli oppositori secondo cui è in gioco la sovranità del paese: contro il terrorismo non è possibile essere neutrali, ha detto la consigliera agli Stati bernese Christine Beerli.

L’iniziativa popolare «per una durata ridotta del lavoro», lanciata dall’Unione sindacale svizzera, è stata invece affossata con 195 voti contro 0. Secondo il PLR, se venisse accolta la proposta di passare progressivamente a 36 ore settimanali si metterebbe in pericolo la crescita economica. Il costo del lavoro salirebbe, nuocendo in tal modo alla competitività della Svizzera. Charles Favre, consigliere nazionale vodese, ha detto di non aver dubbi sulla sorte che il popolo riserverà all’iniziativa: riduzioni dell’orario di lavoro sono già state respinte nel 1958, nel 1976 e nel 1988.

Nell’aprire i lavori dell’assemblea, il presidente Gerold Bührer aveva in precedenza contrattaccato le altre formazioni politiche su Swissair, tema che negli ultimi mesi ha creato probabilmente le maggiori difficoltà al partito. Il PLR era impantanato nel crollo della compagnia rossocrociata sia a livello personale – diversi esponenti di spicco radicali sono legati alla compagnia – sia per una questione di immagine degli stessi ambienti economici, tradizionalmente legati al partito.

La partecipazione della Confederazione al piano di salvataggio di una compagnia di bandiera «deve mantenere un carattere transitorio», ha sottolineato Bührer. «Ci opponiamo fermamente al fatto che la sinistra prenda pretesto dal caso Swissair per chiedere maggiori interventi da parte dello stato», ha aggiunto. A suo avviso l’economia di mercato, affiancata da un dialogo fra politici, imprese e partner sociali, avrà effetti sempre migliori di quelli che può avere l’interventismo dello stato, che per agire deve basarsi su una fiscalità elevata.

Sì quindi ad una maggiore concorrenza, anche nel settore pubblico. «È questa concorrenza che genera effetti positivi per i consumatori e anche per lo stato stesso, e non i monopoli», ha detto il presidente PLR, aggiungendo però che questo non vuol dire vendere Swisscom all’estero o privatizzare le FFS o la Posta.

Bührer non ha risparmiato dure critiche anche all’UDC, rea a suo avviso di praticare un’opposizione senza senso al salvataggio di Swissair. «Quando una crisi minaccia la nazione intera, non possiamo astenerci dall’assumerci le nostre responsabilità», ha detto.

swissinfo e agenzie

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