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Politecnico sulle difensive

Solo con un insegnamento adeguato si può garantire il livello della formazione, un principio caro al Politecnico di Zurigo Keystone Archive

Il Politecnico di Zurigo vuole rimanere tra i cinque migliori atenei tecnici al mondo. Per questo chiede annualmente il 6,5 per cento di fondi in più.

Il Politecnico federale di Zurigo è la punta di diamante del sistema educativo svizzero. Lo ha ricordato giovedì la direzione alla stampa, alzando l’indice ammonitore: senza aumento delle risorse finanziarie, la sua posizione è a rischio.

Negli ultimi dieci anni il numero degli studenti è infatti aumentato del 17 per cento, addirittura del 62 per cento dal 1979, mentre i contributi statali dal 1990 non sono progrediti, limitandosi praticamente a compensare il rincaro. Contemporaneamente gli sviluppi della scienza richiedono sempre più risorse che non sono più compensati dai contributi dell’economia, soprattutto nella ricerca di base.

Per questo la direzione è scesa in campo sotto il motto “investire nella formazione – una responsabilità per le generazioni future”. Concretamente si chiede un aumento annuo del 6,5 per cento dei finanziamenti a favore dell’istituzione.

Il possibile è stato fatto

Negli ultimi anni ha preso forma la ristrutturazione, che intende garantire il livello formativo per gli oltre 9’000 studenti e i circa 2’600 dottorandi. 27 milioni sono stati ricavati con misure di risparmio e di ottimizzazione. Ma con il risparmio non si avanza, hanno ricordato i responsabili.

Contemporaneamente sono stati attuati notevoli investimenti in due settori strategici. Da una parte le ricerche nanotecnologiche e dall’altra parte la genomica funzionale per cui sono stati costruiti nuovi laboratori interdisciplinari.

Parte inoltre il progetto di insegnamento virtuale in cui si auspica una maggiore indipendenza degli studenti, e si punta ancora sulla formazione umanistica. Per il rettore, Konrad Osterwalder, si tratta di indirizzi importanti per tenere il passo in una società che cambia. “Ci vuole flessibilità e professionalità per reagire in un mondo del lavoro globalizzato che si dimostra spesso anche tecnofobo”, ha affermato. Dunque per vivere del sapere scientifico ci vuole anche la capacità di comunicare.

Per il 2005 – in tempo dunque per festeggiare il 150esimo anno di vita del Politecnico – sarà inoltre terminato il processo d’adeguamento alle Dichiarazioni di Bologna del 1999. Un sistema di crediti e di livelli di diploma (Bachelor – Master – Dottorato), Garantirà la mobilità e la permeabilità del sistema universitario europeo.

Lotta tra le università?

Con quasi un miliardo a bilancio, il Politecnico di Zurigo rimane comunque in una situazione fortunata, condivisa solo con politecnico di Losanna, l’altro istituto accademico nazionale. Le università svizzere, sotto l’autorità cantonale, si trovano in una situazione ben peggiore.

Forte è risuonato nelle scorse settimane il grido da parte delle facoltà di scienze umanistiche, letteralmente soffocate dal crescente numero di immatricolazioni. Anche se Ruth Dreifuss, ministro degli interni, sembra disposta a concedere un 6,5 in più agli studi superiori, rimane il dilemma della chiave di distribuzione.

Dopo l’annuncio da parte di Novartis di trasportare il settore ricerche negli Stati Uniti, anche il Parlamento si dimostrerà probabilmente più generoso con la ricerca svizzera. Ma chi riceverà la fetta più consistente? La spunteranno le scienze esatte o si cercherà di colmare parte del deficit delle lettere? Konrad Osterwalder dice convinto: “Le scienze umane sono importanti, ma il ritardo che hanno cumulato in Svizzera è notevole, per questo non possiamo distruggere le perle di cui disponiamo”.

Daniele Papacella

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