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Accordo libero scambio Svizzera-Cina?

Davos è blindata per il forum economico mondiale che si tiene dal 26 al 30 gennaio. Keystone

Per la Svizzera, il 41° Forum economico mondiale iniziato mercoledì a Davos sarà anche una piattaforma per concretizzare il dialogo in vista di un Accordo di libero scambio con la Cina. Se tutto andrà per il verso giusto, la Svizzera firmerà un accordo prima ancora dell'Unione europea.

Il ministro dell’economia elvetico Johann Schneider-Ammann incontrerà il ministro del commercio cinese Chen Deming venerdì a Davos a margine del Forum. «Abbiamo buone possibilità di concludere un accordo di libero scambio con la Cina prima dell’UE», afferma Schneider-Ammann: «La Svizzera avrebbe così un importante vantaggio competitivo».

La Confederazione concluderebbe così un accordo con il paese dalla crescita economica più veloce del mondo. Uno studio di fattibilità pubblicato l’anno scorso riporta che il prodotto interno lordo svizzero potrebbe essere incrementato dello 0,23%. Nel contempo, le aziende risparmierebbero 290 milioni di franchi all’anno grazie alla diminuzione degli ostacoli al commercio  tra i due paesi.

La Cina è il terzo mercato d’esportazione della Svizzera dopo l’UE e gli Stati Uniti. Sulle 700 aziende elvetiche presenti in Asia, circa 300 si trovano nella più grande potenza economica di questa regione.

Già da diversi anni, la Svizzera e la Cina stanno discutendo per avviare i lavori relativi ad un accordo di libero scambio. Nel mese di agosto del 2010, durante una visita dell’ex ministra dell’economia elvetica Doris Leuthard, i due paesi hanno deciso di iniziare le trattative. Nel corso del 2011, le due parti elaboreranno i dettagli dell’accordo.

L’importanza economica e politica della Cina è in costante aumento. Negli ultimi dieci anni il ritmo di crescita è sempre stato a due cifre. L’economia di questo paese del sol levante è riuscita a superare la crisi finanziaria indenne e, secondo il parere di alcuni osservatori, è destinata a continuare il suo corso di crescita anche per i prossimi anni. È persino possibile che riesca a sorpassare gli Stati Uniti in un futuro prossimo.

Trovare soluzioni

L’incontro previsto tra Schneider-Ammann e Chen Deming è un esempio di come poter utilizzare i corridoi del forum di Davos per venire a capo dei problemi o per trovare soluzioni a livello internazionale.
 
L’incontro annuale, infatti, rappresenta un luogo d’incontro informale ideale per politici, importanti imprenditori e rappresentati della società civile, del mondo culturale e scientifico.

Per esempio, l’anno scorso, Doris Leuthard si è incontrata con le autorità francesi per trovare soluzioni all’impasse tra i due paesi in merito all’evasione fiscale e al segreto bancario svizzero. L’anno precedente, l’incontro è servito a lenire le tensioni createsi tra Grecia e Turchia, nel Medio Oriente e nel periodo prima della caduta del muro di Berlino.

Quest’anno, gli occhi saranno puntati su Davos per vedere se sarà possibile trovare delle risposte ai problemi sollevati durante l’ultimo ciclo di negoziati di Doha oppure se si potrà individuare una soluzione per l’attuale crisi dell’euro e l’indebitamento dei paesi membri dell’UE.

Nuovi mercati

Oltre all’interesse nell’inserirsi in nuovi mercati in espansione, alcune aziende svizzere si sono viste obbligate a lasciare i loro mercati tradizionali europei a causa della situazione economica stagnante e dell’aumento del valore della valuta elvetica rispetto all’euro.

I prodotti svizzeri esportati sono diventati sempre più cari e pertanto meno interessanti sul mercato europeo. Per questo le aziende hanno dovuto reagire aprendo gli orizzonti verso nuovi clienti e luoghi di produzione più economici. 

«Con i tassi di cambio attuali, le aziende attive in Svizzera che vendono i loro prodotti all’estero si vedono confrontate con problemi enormi», spiega Tom Malnight, professore di strategia e gestione generale presso la IMD business school di Losanna. «La maggior parte delle aziende non pensa di poter essere soggetta a mutamenti dei tassi di cambio ogni anno»: «in futuro dovranno diventare ancora più flessibili e adattabili, prevedendo la possibilità di cambiare e spostarsi».

Diritti umani

Ma non sempre il rafforzamento dei legami commerciali con la Cina è visto di buon occhio. Alcuni gruppi di difensori di diritti civili si sono mostrati critici.

Il presidente cinese Hu Jintao, dal canto suo, si è dichiarato conciliante durante un discorso tenuto settimana scorsa a Washington, ammettendo che occorre migliorare la situazione dei diritti umani nel suo paese.

Molti osservatori, però, non saranno soddisfatti finché non vedranno i propositi del presidente cinese concretizzarsi in azioni tangibili. Thomas Braunschweig, esperto del gruppo per i diritti umani Dichiarazione di Berna, ritiene che la Svizzera deve assicurarsi che i profitti derivanti da un accordo di libero scambio non vengano realizzati a scapito dei lavoratori cinesi.

«Non siamo contro i negoziati. Questi offrono alla Svizzera la possibilità di incoraggiare il suo partner, in questo caso la Cina, ad impegnarsi al fine di rispettare i diritti umani», sottolinea Braunschweig. «Chiediamo piuttosto di integrare nell’accordo delle clausole vincolanti in materia di diritti umani. Chiediamo anche che venga effettuato uno studio preliminare sull’impatto di un accordo di libero scambio sui diritti economici e sociali della gente comune».

Il Forum economico mondiale è stato fondato da Klaus Schwab nel 1971 a Davos, inizialmente con il nome di Management Symposium, con lo scopo di facilitare i contatti tra i leader europei e quelli nordamericani.

Da allora il WEF organizza l’incontro annuale nella località grigionese. L’unica eccezione è stata l’edizione 2002, trasferita a New York, in ricordo alle vittime degli attentati dell’11 settembre 2011.

La sede del WEF è a Cologny, nel canton Ginevra. Il suo budget annuale è finanziato dal migliaio di aziende affiliate.

Oltre ad organizzare l’appuntamento annuale di Davos, il WEF promuove simposi, gruppi di lavoro e studi in diversi paesi del mondo. Il WEF svolge diverse analisi globali e particolari su incarico dei propri membri.

Il tema scelto per l’edizione 2011 (26-30 gennaio) è Shared Norms for the New Reality

(letteralmente: regole condivise per la nuova realtà).

La conclusione di accordi di libero scambio fa parte della politica economica esterna della Svizzera.

L’obiettivo è di garantire alle imprese svizzere un accesso privo di ostacoli ai mercati internazionali dei partner commerciali più importanti.

Gli accordi sono solitamente conclusi nell’ambito dell’ Associazione europea di libero scambio (che riunisce Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein). Berna può comunque agire in modo indipendente, come ha ad esempio fatto con il Giappone.

Oltre all’Unione europea, Berna ha concluso accordi con oltre una ventina di paesi nel mondo (tra cui Canada, Messico, Singapore e Turchia).

Nell’estate 2010 la Svizzera ha avviato negoziati con il governo indonesiano.

(traduzione e adattamento, Michela Montalbetti)

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