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WEF: faccia nuova, ma anima di sempre

Klaus Schwab è il fondatore del Forum. Keystone

Lodato e criticato in ugual misura, il Forum economico mondiale di Davos ha vissuto varie trasformazioni nel corso dei suoi 40 anni, mantenendo però intatto lo spirito iniziale.

Le dimensioni dell’evento di Davos sono aumentate costantemente dal primo European Management Symposium organizzato nel 1971. Tuttavia, l’evento è rimasto fedele alla prima idea: discutere le sfide economiche e sociali a cui è confrontato il mondo.

Quattro decenni fa, il fondatore del WEF, Klaus Schwab, espresse il desiderio di riunire i leader della politica e dell’economia di Europa e Stati uniti per cercare delle soluzioni ai problemi economici.

«Quello che era stato ideato come un evento unico, è diventato con gli anni un appuntamento fondamentale per creare delle sinergie fra la politica e l’economia», ha scritto il fondatore del WEF nel rapporto annuale del 1996.

In occasione del 25esimo anniversario del Forum, lo stesso Schwab aveva profetizzato che il WEF non sarebbe sopravvissuto al giro di boa del millennio.


Col passare degli anni, Schwab è riuscito a riunire attorno allo stesso tavolo uomini d’affari, politici e rappresentanti di organizzazioni non governative di tutto il mondo e ha ridisegnato così i contorni di un simposio economico che dal 1987 è diventato mondiale.

Pesanti critiche

L’attenzione del Forum si è così spostata dall’Europa al mondo intero. «All’inizio, il WEF era focalizzato sui temi economici, oggi, invece, dà spazio anche ad altri argomenti», spiega a swissinfo.ch il direttore generale del simposio, André Schneider.

Oltre a Davos, il WEF promuove manifestazioni in America latina, Africa, Medio Oriente e Asia. «La nostra organizzazione pensa globalmente e agisce a livello locale», afferma Schneider.

Naturalmente, tale nuovo ruolo espone il WEF anche alle critiche. Queste ultime vengono espresse soprattutto da gruppi che vedono il simposio economico come un simbolo della globalizzazione.

Il politologo statunitense, Samuel Huntingdon, ha coniato la definizione «uomo di Davos», con la quale designa l’élite di persone più influenti del mondo della politica e dell’economia. Secondo lo stesso Huntingdon, queste ultime si danno appuntamento una volta all’anno a Davos per discutere e proporre delle soluzioni a problemi, in genere, da loro stessi creati.

Ogni anno, inoltre, si svolgono delle manifestazioni anti-WEF che sfociano a volte nella violenza. La recente crisi finanziaria e la conseguente recessione mondiale hanno rafforzato le voci critiche di quanti sostengono che un potere economico sempre maggiore, privo di limiti e strettamente interconnesso, costituisce un enorme pericolo.

Pareri critici…

Ogni anno, il gruppo di pressione elvetico Dichiarazione di Berna (organizzazione non governativa che promuove un modello di sviluppo solidale) e gli ecologisti di Greenpeace si riunisco a margine del WEF di Davos. La manifestazione alternativa «Public Eye» assegna in particolare uno speciale riconoscimento alle aziende che si sono illustrate in senso negativo.

Andreas Missbach, portavoce della Dichiarazione di Berna, sottolinea la necessità di proporre una visione alternativa dell’appuntamento grigionese. A suo parere, infatti, «una riunione che intende risolvere tutti i problemi del mondo, ma orientata unicamente al profitto, non costituisce certo la soluzione ideale».

…e repliche

Infastiditi dall’accusa di aver organizzato un semplice momento d’incontro tra i potenti e chi desidera solo apparire, i responsabili del WEF evidenziano il ruolo della manifestazione nell’unificazione tedesca, nel miglioramento della situazione in Medio Oriente e nelle relazioni tra Turchia e Grecia, così come nell’ambito del riavvicinamento tra le parti in Sudafrica.

L’organizzazione ricorda inoltre una serie di iniziative relative a problemi globali quali la povertà, la salute pubblica e l’ambiente. Secondo André Schneider, gli incontri informali di Davos – pur non essendo il luogo in cui le decisioni più importanti sono adottate – hanno permesso di individuare «varie modalità per trasformare le discussioni in azioni concrete».

«Un’opportunità»

Schneider ha inoltre fatto presente che parecchie voci critiche sono state invitate al forum. Secondo Barbara Stocking, CEO di Oxfam (un’associazione internazionale attiva nel settore dello sviluppo sostenibile), «l’incontro di Davos costituisce un’occasione unica per incontrare i leader che definiscono il funzionamento mondiale. Si tratta di un’opportunità per influenzare la loro percezione della povertà e dello sviluppo, e per sensibilizzarli in merito all’impatto delle loro decisioni».

Ogni anno, il WEF prevede dibattiti pubblici a cui le persone interessate possono partecipare. L’organizzazione ha inoltre integrato maggiormente l’utilizzo di piattaforme Internet quali Facebook, Twitter e YouTube, al fine di coinvolgere maggiormente il pubblico e le sue opinioni.

Complessivamente, all’edizione 2010 del WEF parteciperanno più di 2’500 delegati ufficiali. In occasione della prima edizione, nel 1971, nella località griogionese si erano date appuntamento 444 persone.

Matthew Allen, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento: redazione italiana)

Il Forum economico mondiale, che si chiamava inizialmente Management Symposium, è stato fondato nel 1971 a Davos da Klaus Schwab.

Oggi il WEF ha la sua sede a Cologny, nel cantone di Ginevra, e impiega circa 290 collaboratori.

L’unica edizione che non si è tenuta è Davos è quella del 2002, trasferita a New York, in omaggio alle vittime degli attentati dell’11 settembre 2001.

Il suo budget annuale, che supera i 100 milioni di franchi, viene finanziato dal migliaio di aziende affiliate.

Oltre ad organizzare l’appuntamento annuale di Davos, il WEF organizza simposi, gruppi di lavoro e studi in diversi paesi del mondo.

Trarre insegnamenti dalla crisi economica e finanziaria per evitare che un evento simile non si ripeta: è la sfida dell’edizione 2010 del Forum economico mondiale (WEF), in programma dal 27 al 31 gennaio a Davos.

La 40esima edizione del forum è all’insegna del motto «Improve the State of the World: Rethink, Redesign, Rebuild» (Migliorare lo stato del pianeta: ripensare, ridesegnare , ricostruire).

I partecipanti intendono inoltre concordare uno sforzo comune per fronteggiare l’emergenza di Haiti.

Al convegno parteciperanno 2500 personalità della politica e dell’economia, fra cui 30 capi di stato e di governo e oltre 60 ministri.

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