Anche in Svizzera criticate le espulsioni di rom
Dalle Nazioni Unite all'Unione europea (Ue), dal papa a Fidel Castro: nel mondo piovono le critiche contro le espulsioni di rom dalla Francia. Note di biasimo alla linea dura adottata da Parigi sono espresse anche nei media svizzeri.
A due anni dalla scadenza del primo mandato presidenziale, Nicolas Sarkozy si ritrova con una popolarità ai minimi, cui si aggiungono i sospetti che la sua carriera politica sia stata finanziata con fondi neri dell’ereditiera miliardaria dell’Oréal Liliane Bettencourt, sottolineano numerosi commentatori della stampa elvetica. Ed è per uscire da questa situazione, che ha dato il via allo smantellamento dei campi illegali di nomadi e alle loro espulsioni, affermano gli analisti svizzeri.
Secondo i commentatori elvetici, si tratta di una manovra eclatante per cercare di sviare l’attenzione dell’opinione pubblica francese dalle proprie debolezze. Una mossa di politica interna vincente? Si scoprirà nel 2012, quando si ripresenterà alle elezioni per un nuovo mandato presidenziale, se Nicolas Sarkozy ha fatto bene i suoi calcoli.
Al momento solo un fatto è certo: Sarkozy ha trascinato il proprio paese nella più grossa bufera di politica estera degli ultimi anni. In particolare ha provocato uno scontro fra Parigi e Bruxelles, nel quale sono volate parole pesanti.
Ad accendere la miccia è stata la commissaria europea alla giustizia Viviane Reding, che ha definito “una vergogna” la politica francese nei confronti dei rom. La lussemburghese ha affermato che le attuali espulsioni dalla Francia di cittadini di stati membri dell’Ue danno la sensazione che siano basate “unicamente sull’appartenenza a una determinata minoranza etnica”.
La Reding ha quindi fatto un accostamento con le deportazioni compiute nella Seconda Guerra mondiale, attirandosi i fulmini di Parigi. Pur essendosi scusata pubblicamente per l’infelice paragone, Viviane Reding è rimasta ferma sulla sua richiesta di perseguire la Francia per infrazione al diritto europeo.
Controversia nella controversia
“Con le sue avventate esternazioni – ammesso che fossero veramente impulsive – la Reding ha reso un cattivo servizio alla Commissione Ue”, commenta la Neue Zürcher Zeitung (NZZ). In tal modo ha messo in mano alla Francia le munizioni per una reazione corazzata. Così ha contribuito ad alimentare la controversia e a relegare in secondo piano il nocciolo della questione, rileva il giornale.
Un parere condiviso dall’altro quotidiano zurighese, il Tages-Anzeiger che ha definito “stupido” il paragone con il regime di Vichy. Quanto a Sarkozy, per il Tages-Anzeiger, “il presidente con origini straniere, promotore di questa infelice campagna contro i rom, non è uno xenofobo, non è un ottuso razzista. È solo un politico, un grande calcolatore, un cinico”.
Nicolas Sarkozy gioca con i risentimenti viscerali dei francesi e li stimola con discorsi drastici, aggiunge il Tages-Anzeiger. “In vista delle presidenziali del 2012, Sarkozy interpreta ora il ruolo del poliziotto, dello sbirro inflessibile che separa i presunti buoni dai cattivi”.
Il presidente francese ha fatto in fretta le sue scelte. “I rom costituiscono una delle minoranze più deboli del paese, sono senza lobby”. Nel contempo invia un segnale chiaro ai giovani arabi e africani delle periferie problematiche, naturalizzati e spesso senza lavoro, che sono solo francesi tollerati e che può essere revocata loro la nazionalità.
Anche l’Ue ha le sue colpe
Per il quotidiano zurighese, anche l’Ue ha fallito nella vertenza sui rom. Infatti, i nuovi stati membri dell’Unione hanno ricevuto molti miliardi da Bruxelles, ma solo un’infima parte è stata utilizzata per l’integrazione dei rom. In quei paesi”la costruzione di strade era più popolare”, rileva il Tages-Anzeiger.
Con il suo parallelo, Viviane Reding annebbia la realtà e banalizza l’orrore del passato, scrive la Tribune de Genève. Il foglio ginevrino rammenta che nazisti e i loro collaboratori in Francia non rimandavano i rom nei propri paesi ma li mandavano allo sterminio.
La Tribune aggiunge che la “fobia dei rom” non è peraltro un monopolio francese. Anche in altri paesi sono discriminati. I rom vengono nella ricca Europa, anche in Svizzera, in cerca di introiti. Ciò risveglia vecchi pregiudizi, come quelli che fanno un amalgama fra nomadi e criminali.
“L’Europa deve imparare ad affrontare intelligentemente la questione. Le derive verbali non offrono alcuna soluzione”, conclude il quotidiano ginevrino.
La Basler Zeitung ricorda la reputazione della Francia quale culla dei diritti umani. Con “la brutale applicazione della campagna anti-rom”, però, il paese “ha violato le proprie leggi e le proprie tradizioni in materia di diritti umani e molto probabilmente anche le regole comunitarie europee che garantiscono la libera circolazione ai cittadini dei paesi Ue”.
Con la sua offensiva contro una minoranza emarginata ovunque, Sarkozy si è comportato in modo considerato vergognoso dal suo paese. “Ora il re è nudo”, sentenzia il giornale basilese.
Per il ginevrino Le Temps, le espulsioni di rom – cittadini europei come tutti gli altri – sono un “segnale d’allarme”. Il quotidiano rammenta che il “fiero gallo, che si richiama a squarciagola alla propria sovranità, firmando i trattati europei a volontariamente rinunciato a una parte della propria sovranità”.
In Francia si stima che vivano circa mezzo milione di nomadi. Dai 12mila ai 15mila sono rom provenienti dall’Europa centrale e orientale.
Nell’ambito della campagna di espulsione di rom, un nomade è stato ucciso dalla polizia. È poi risultato che la vittima era di nazionalità francese.
Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha ordinato lo smantellamento degli accampamenti illegali – fra i 300 e i 600 – in tutto il paese.
Il ministro dell’immigrazione Eric Besson ha replicato alle accuse, sostenendo che la Francia non discrimina la minoranza rom. Ma in una lettera resa pubblica, Besson ha esortato i prefetti dipartimentali ad occuparsi in priorità della chiusura dei campi rom.
Dalla fine di giugno alla metà di agosto, la Francia ha rimpatriato un migliaio di romeni e bulgari. 828 erano “volontari al rimpatrio”.
Gli adulti che accettano il “rientro volontario” al proprio paese ricevono un aiuto al rimpatrio di 300 euro. Per i minorenni l’importo è di 100 euro. Molti utilizzano questo denaro per comperarsi un biglietto dell’autobus Parigi-Bucarest, che costa 60 euro.
Svizzera: ca. 35’000
Romania: da 1,2 a 2,5 milioni
Bulgaria: ca. 750’000
Spagna: da 600’000 a 800’000
Ungheria: da 600’000 a 800’000
Slovacchia: da 350’000 a 520’000
Cechia: da 150’000 a 300’000
Italia: ca. 150’000
Belgio: da 20’000 a 30’000
(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)
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