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Battuta d’arresto per il taglio alle pensioni

Le rendite della previdenza professionale diminuiranno, ma meno rapidamente del previsto Ex-press

A sorpresa, la camera alta del parlamento frena i tagli alle pensioni rifiutando un abbassamento del tasso di conversione.

I senatori sono d’accordo sul fatto che un’aspettativa di vita più alta combinata con tassi di rendita più bassi debba essere compensata da pensioni meno generose. Ma non approvano il ritmo che il governo vorrebbe imprimere ai tagli.

Colpo di scena martedì al Consiglio degli Stati: dopo quasi tre ore di dibattito, i senatori hanno respinto con 22 voti contro 11 e 4 astenuti l’abbassamento del tasso di conversione per gli averi del secondo pilastro.

Fatale al progetto del governo non è stata la proposta di ridurre il tasso di conversione dal 7,2 al 6,4% – i senatori lo reputano un male inevitabile – ma il ritmo imposto al suo abbassamento dal governo.

Questione di velocità

In effetti, il Consiglio federale vorrebbe raggiungere quota 6,4% entro il 2011. La maggioranza della commissione competente del Consiglio degli Stati proponeva come termine il 2014.

Alla fine l’ha spuntata la proposta di minoranza – sostenuta dalla sinistra – che sposta il termine al 2018. Secondo gli autori della proposta, un abbassamento più lento dei tassi di conversione, decisivi per stabilire l’ammontare delle rendite, permetterebbe di rendere meno dure le inevitabili conseguenze negative per i neo pensionati.

Prima di entrare in vigore, il testo deve ancora essere discusso e approvato dal Consiglio nazionale. Con tutta probabilità la camera bassa del parlamento elvetico non tratterà la questione nel corso di questa legislatura, ma solo in dicembre, dopo le elezioni.

Delusi gli assicuratori, soddisfatti i sindacati

L’Associazione svizzera d’assicurazioni (ASA) ha reagito con disappunto alla decisione del Consigli degli Stati. «Non ce lo aspettavamo», ha detto Beat Krieger, il portavoce dell’ASA.

Per l’ASA la decisione non farebbe del bene a nessuno. Anzi, punirebbe i lavoratori attivi, quelli che pagano i contributi. La decisione, ha aggiunto Krieger, dà una piega negativa allo sviluppo del settore. L’ASA spera ora di poter convincere con i suoi argomenti i rappresentanti della camera bassa e ribaltare così la decisione del Consiglio degli Stati.

Soddisfatta invece l’Unione sindacale svizzera (USS) per la quale il ritmo proposto dal governo per l’abbassamento del tasso di conversione non era sostenibile.

Per l’USS, all’ora attuale un abbassamento del tasso non è necessario. Colette Nova, capo della segreteria dell’USS, ritiene che sia sufficiente seguire con attenzione il modo in cui si evolve la situazione. Se fra due o tre anni quest’ultima dovesse deteriorarsi, si potranno prendere delle contromisure.

swissinfo e agenzie

Il tasso di conversione è utilizzato per calcolare l’ammontare delle pensioni (non però delle rendite AVS). Se al momento della pensione il tasso di conversione è del 7,2% e si è accumulato un capitale di 100’000 franchi, si riceveranno 7’200 franchi l’anno.

Il governo svizzero propone di ridurre il tasso dal 7,2% al 6,4% entro il 2011. La camera alta ha deciso di prolungare questo termine fino al 2018.

Le disposizioni attuali prevedono un abbassamento del tasso di conversione al 6,8% entro il 2015.

Il sistema di previdenza vecchiaia svizzero si basa su tre pilastri.

Il primo è la previdenza statale. Ogni abitante paga una quota all’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS). A 65 anni – 64 le donne – riceve una rendita destinata a coprire i bisogni di base.

Il secondo è la previdenza professionale. Si tratta di un’assicurazione privata obbligatoria, alla quale salariati e datori di lavoro contribuiscono in parti uguali. Il denaro accumulato è poi riversato sotto forma di rendita o di capitale.

Il terzo è la previdenza individuale. In parte deducibile dalle imposte, questa forma di risparmio è facoltativa.

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