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Nuove minacce di tagli per le rendite

Nonostante le reazioni mitigate alla sua proposta, il governo ha ribadito l'intenzione di accelerare la prevista riduzione del tasso di conversione della previdenza professionale.

Il Dipartimento federale dell’interno dovrà preparare entro novembre un messaggio con proposte concrete. La misura tocca anche gli svizzeri dell’estero.

Dal 2011, le rendite della previdenza professionale potrebbero scendere nettamente rispetto ai livelli attuali.

Seguendo le richieste della destra e delle grandi compagnie di assicurazione, mercoledì il Consiglio federale si è detto d’accordo di accelerare il ritmo di abbassamento del tasso di conversione nell’ambito della previdenza professionale (secondo pilastro).

Questa aliquota serve da base di calcolo, assieme al capitale di previdenza accumulato al momento del pensionamento, per stabilire l’importo della rendita di vecchiaia che spetta agli assicurati.

Tagli del 10%

Secondo le nuove proposte del governo, entro il 2011 il tasso di conversione dovrebbe venir ridotto in quattro tappe fino al 6,4% – attualmente è del 7,1% per gli uomini e 7,2% per le donne.

Con un tasso del 6,4%, un capitale di 100 mila franchi accumulato nel corso degli anni frutta una rendita di 6400 franchi, mentre attualmente una donna ne riceve 7200 e un uomo 7100. Le rendite del secondo pilastro per la vecchia e l’invalidità verrebbero così ridotte di circa il 10%.

La nuova legge sulla previdenza professionale, in vigore dal 2005, prevede già una riduzione del tasso di conversione. Tale processo, scaglionato su più anni, dovrebbe portare il tasso dal 7,2 al 6,8% entro il 2015.

Il nuovo taglio sostenuto dal governo rischia di colpire anche gli svizzeri dell’estero, che percepiscono rendite LPP o che sono assicurati nel quadro del secondo pilastro.

Ragioni finanziarie

La prima decisione sulla riduzione del tasso di conversione era stata giustificata dall’esecutivo in ragione dell’invecchiamento della popolazione.

Per le nuove proposte il Consiglio federale avanza invece argomenti di tipo finanziario: l’ulteriore giro di vite sarebbe necessario dal momento che sul lungo periodo i tassi di rendimento dei mercati azionari potrebbero scendere notevolmente. L’esecutivo tiene conto in particolare delle preoccupazioni espresse dalla destra e dai grandi assicuratori.

Il problema del tasso di conversione è diventato d’attualità nel 2003, in seguito alla decisione della Winterthur di abbassare, assieme con altre società, il tasso per la parte sovraobbligatoria al 5,45% per le donne e al 5,83% per gli uomini.

Negli ultimi anni, gli assicurati hanno già dovuto fare in conti con l’abbassamento dell’interesse rimuneratore sul secondo pilastro, passato dal 4% nel 2002 al 3,25% nel 2003 e al 2,25% un anno più tardi. Nel biennio 2004/05, il tasso è risalito al 2,5%.

Critiche dei sindacati

La decisione del governo è stata immediatamente definita “affrettata” e “ingiustificata” dai rappresentanti dei lavoratori.

Secondo l’Unione sindacale svizzera, questa misura colpisce soprattutto le persone con redditi bassi, che riceveranno prestazioni previdenziali ancora più modeste.

L’organizzazione mantello dei lavoratori invita il parlamento a non cedere alle pressioni dei grandi assicuratori, anche perché questi ultimi non rispettano i principi di trasparenza sulla gestione dei capitali affidati loro nell’ambito del secondo pilastro.

swissinfo e agenzie

Il sistema di sicurezza sociale svizzera si basa su tre pilastri:

L’assicurazione statale AVS/AI, le cui rendite devono coprire il minimo esistenziale.

La previdenza professionale (LPP) per tutte le persone attive in Svizzera.

La previdenza individuale facoltativa tramite conti di risparmio, proprietà immobiliare, ecc.

Il governo propone di ridurre dal 7,2 al 6,4% il tasso di conversione della LPP entro il 2011.
Per ogni 100’000 franchi di capitale accumulato al momento del pensionamento, gli assicurati riceveranno soltanto 6’400 franchi di rendita annuale, invece degli attuali 7’200.
In base alla legge attuale, il tasso di conversione dovrebbe scendere al 6,8% entro il 2015.

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