Prospettive svizzere in 10 lingue

Bilaterali, o tutto o niente

Servono braccia e cervelli: tutti i settori dell'economia dicono sì alla libera circolazione delle persone Ex-press

La camera alta ha riunito in un unico decreto la proroga dell'accordo sulla libera circolazione delle persone e la sua estensione a Romania e Bulgaria. Un passo che irrita l'UDC e che rischia d'infiammare il dibattito in Consiglio nazionale.

Il 2009 è una tappa cruciale per la politica europea della Svizzera. Con il rinnovo e l’estensione dell’accordo sulla libera circolazione delle persone, la Confederazione si gioca ciò che ha negoziato con l’Unione europea in anni di paziente lavoro bilaterale.

Cogliendo di sorpresa il governo – che aveva proposto due documenti distinti – durante la sessione straordinaria di fine aprile, il Consiglio degli Stati ha deciso di unire in un solo decreto l’accordo sulla libera circolazione e la sua estensione ai nuovi membri dell’UE, Romania e Bulgaria. In questo modo, in caso di referendum, il popolo non potrà esprimersi separatamente sulle due questioni.

Durante la sessione estiva, il Consiglio nazionale (camera bassa) dovrà pronunciarsi sulla proposta dei senatori, che non piace affatto alla destra nazional-conservatrice dell’Unione democratica di centro (UDC).

Diritti popolari calpestati?

«L’UDC è in difficoltà. Avrebbe preferito poter dire sì all’accordo di base e condurre poi una campagna relativamente facile contro la sua estensione ai due nuovi membri dell’UE», afferma il politologo Andreas Ladner. Per Ladner, la volontà di complicare la vita all’UDC e ai suoi propositi referendari spiega, almeno in parte, la decisione del Consiglio degli Stati.

Nel corso del dibattito, i democentristi hanno criticato le «manovre tattiche» dei senatori, affermando che un pacchetto unico non rispetterebbe i diritti popolari. L’ex consigliere federale Christoph Blocher è arrivato addirittura a definire una «porcheria» (Schweinerei) il ‘due in uno’.

Ai cittadini, la possibilità di esprimersi sul rinnovo dell’accordo di libera circolazione e sulla sua estensione ad altri paesi era stata promessa nel 2000. In quella data si votò sul primo pacchetto di accordi bilaterali e i timori dell’opinione pubblica in merito alle ricadute negative sul mercato del lavoro erano forti.

Oggi, in molti ritengono che questa suddivisione in ‘proroga’ ed ‘estensione’ non sia proponibile. Riunire i due aspetti sarebbe l’unica scelta possibile. Parlando a nome della commissione competente, il senatore radicale Dick Marty ha spiegato che non si può scegliere tra un Europa a 25 e un Europa a 27, perché in questo modo s’infrangerebbe il principio di non discriminazione, fondamentale per l’UE. Quest’ultima esclude una libera circolazione ‘su misura’ come quella che chiederebbe la Svizzera se l’estensione a Romania e Bulgaria venisse respinta.

Clausola ghigliottina

«Da un punto di vista formale, l’UDC ha ragione nell’affermare che si tratta di due cose distinte», spiega Klaus Armingeon, professore di scienze politiche all’Università di Berna. Si tratta però di una distinzione fine a sé stessa, «perché agli occhi dell’UE il rifiuto dell’estensione della libera circolazione a Romania e Bulgaria equivarrebbe ad un rifiuto del prolungamento dell’accordo».

Per Laurent Götschel, dell’Istituto europeo dell’Università di Basilea «riunire i due oggetti è più onesto, perché se la Svizzera vuole un accordo di libera circolazione, a medio e lungo termine dovrà concluderlo con tutti gli stati membri dell’UE».

Oltre al rifiuto della discriminazione, i politologi ricordano anche la ‘clausola ghigliottina’ che prevede l’annullamento di tutti e sette gli accordi del primo pacchetto (bilaterali I) se uno o l’altro di questi non dovesse essere rinnovato.

«Si può pensare quello che si vuole dell’atteggiamento dell’UE», commenta Laurent Götschel. «Ad ogni modo, per quest’ultima, la libera circolazione è un elemento essenziale dello scenario bilaterale». Il rifiuto di estendere questo accordo ai nuovi membri, aggiunge Klaus Armingeon, potrebbe essere interpretato dall’UE come «un affronto» e ciò rischierebbe di «avere delle conseguenze sulla buona cooperazione tra la Svizzera e l’UE», anche a livello economico.

L’economia lo vuole

Dal canto loro, gli ambienti economici difendono a spada tratta l’accordo sulla libera circolazione. Secondo un sondaggio di economiesuisse, l’80% delle aziende elvetiche considera importante la proroga dell’accordo.

Un po’ più del 60% ritiene inoltre che la libera circolazione non abbia causato pressioni sui salari. I sindacati non condividono questa analisi ed esigono misure d’accompagnamento migliori in modo da evitare il dumping salariale. Anch’essi minacciano di attaccare l’accordo con un referendum, se i politici non presteranno attenzione alle loro rivendicazioni.

Il dossier è spinoso e in gioco ci sono i rapporti con un partner commerciale importantissimo: in Svizzera, un franco guadagnato su tre proviene da scambi con l’UE. «Se la Svizzera dovesse pronunciarsi contro l’accordo», conclude Klaus Armingeon, «ciò avrebbe delle conseguenze importanti per la piazza economica».

swissinfo, Carole Wälti
Traduzione e adattamento, Doris Lucini

Il 19 maggio 2008 la Commissione di politica estera del Consiglio nazionale si è espressa con 14 voti contro 10 a favore di un voto separato sul rinnovo dell’accordo di libera circolazione delle persone e sulla sua estensione a Romania e Bulgaria.

La maggioranza della Commissione vuole che il popolo possa votare in maniera indipendente sulle due questioni in linea con quanto proposto dal governo.

Il rinnovo dell’accordo è stato accettato dalla Commissione del Nazionale con 18 voti favorevoli e nessun contrario. L’estensione dell’accordo sulla libera circolazione è stata approvato con 16 voti contro 5 e un’astensione.

Il dibattito al Consiglio nazionale è in programma il 28 maggio durante la sessione parlamentare estiva.

L’accordo sulla libera circolazione delle persone fa parte del pacchetto di bilaterali I. Al momento della sua entrata in vigore, il 1. giugno 2002, riguardava i primi 15 stati membri dell’Unione europea. Nel settembre del 2005, i cittadini svizzeri hanno accettato la sua estensione ai 10 paesi entrati a far parte dell’UE nel maggio del 2004.

L’accordo scade alla fine del 2008. Una proroga da parte dell’UE può essere decisa in modo tacito; in Svizzera sottostà al referendum facoltativo. Se 50’000 cittadini con diritto di voto lo richiederanno, il popolo sarà chiamato alle urne nella primavera del 2009.

Più che la proroga dell’accordo, suscita delle resistenze la sua estensione a Romania e Bulgaria, entrate a far parte dell’UE il 1. gennaio 2007.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR