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Bioterrorismo: la Svizzera vuole ridurre i rischi

Un codice contro il bioterrorismo Keystone Archive

L'industria farmaceutica svizzera si dota di un codice di condotta per impedire la fabbricazione di armi biologiche.

“Principi per impedire l’abuso di sostanze o di materiale biologicamente pericoloso”. È il nome di un documento comune di Novartis e Roche, i due giganti dell’industria farmaceutica svizzera, e della società svizzera di bio-tecnologia Serono.

Scopo del documento, che regolamenta l’accesso a certi laboratori e vieta completamente l’uso di alcune sostanze, è di ridurre i rischi che i prodotti conservati o fabbricati dalle tre imprese siano utilizzati clandestinamente per la realizzazione di armi biologiche.

Il testo è stato redatto su iniziativa statunitense e potrebbe servire da modello per le industrie farmaceutiche nel resto del mondo.

Minaccia planetaria

Tutto è cominciato nel febbraio scorso al Forum economico mondiale, riunito per la prima volta non a Davos ma a New York. Al Forum erano presenti, tra gli altri, dirigenti di imprese farmaceutiche e rappresentanti del governo statunitense. Durante una riunione informale, si è discusso di armi biologiche e del rischio che malintenzionati possano ricorrere al potenziale delle società farmaceutiche per fabbricarle.

L’ambasciatore degli Stati Uniti a Berna ha suggerito alla Svizzera di fare un’opera pionieristica, preparando un catalogo modello di direttive di sicurezza applicabili anche ad altre industrie farmaceutiche. L’idea ha trovato tutti d’accordo e ora il catalogo proposto è una realtà.

Si tratta a dire il vero di regole di condotta che molte società già osservano da tempo. Ma il fatto che siano ora riunite in un solo testo dovrebbe facilitare la loro applicazione sul piano internazionale. Discussioni in tal senso sono in corso.

E i laboratori di stato?

Secondo Thomas Cueni, segretario generale di Interpharma, l’associazione che raggruppa Roche, Novartis e Serono, non bisogna tuttavia illudersi sull’efficacia di queste misure. I maggiori rischi proverrebbero non dall’industria farmaceutica, bensì dai laboratori statali.

I migliori codici di comportamento applicabili alle società farmaceutiche non possono perciò sostituirsi a un accordo internazionale sull’applicazione della convenzione Onu che proibisce le armi biologiche.

I negoziati sull’accordo sono cominciati sette anni fa, ma attualmente sono bloccati in seguito al rifiuto degli Stati Uniti – un rifiuto annunciato lo scorso novembre – di accettare che i loro laboratori siano sottoposti a un sistema internazionale di verifica in loco. Dopo il rifiuto statunitense, la conferenza che si occupa del negoziato, e che ha sede a Ginevra, è stata sospesa. I lavori riprenderanno il prossimo 11 novembre.

Berna ha la stessa posizione

La posizione dell’industria farmaceutica svizzera, favorevole ai controlli di ispettori internazionali che verifichino il rispetto della convenzione Onu, è la stessa del governo svizzero. Berna è rammaricata per il rifiuto statunitense del compromesso realizzato lo scorso anno sulla verifica dell’applicazione dell’accordo.

Michel Walter

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