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Calmy-Rey, visita chiave in Medio oriente

La ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey parte per una visita in Israele e nei Territori occupati Keystone

La ministra degli esteri elvetica è partita per una visita in Medio oriente. Il viaggio anticipa di pochi giorni un incontro al vertice tra israeliani e palestinesi.

Intervistata da swissinfo, Micheline Calmy-Rey parla dell’importanza del dialogo fra le parti per il disimpegno da Gaza.

swissinfo: Quali sono gli obiettivi della sua visita in Israele e nei Territori palestinesi?

Micheline Calmy-Rey: Il Medio oriente è una regione fondamentale per la salvaguardia dei nostri interessi. Il conflitto che da decenni tormenta questa zona è una sfida per l’intera comunità internazionale.

Con lo stato d’Israele abbiamo dei rapporti stretti sia da un punto di vista ufficiale che sul piano della società civile. D’altro canto, sosteniamo il popolo palestinese, che aspira a creare un proprio stato democratico e sovrano e siamo in contatto regolare con l’Autorità palestinese.

Lo scopo di questa visita è di rendermi conto in loco della realtà vissuta dai due popoli e dalle loro istituzioni. Mi permetterà di discutere con i partner delle due parti delle nostre relazioni bilaterali, dell’evoluzione recente della situazione e della ripresa del processo di pace, un’opportunità che sembra delinearsi all’orizzonte. Inoltre, visiterò dei progetti sostenuti dalla cooperazione allo sviluppo e dall’aiuto umanitario svizzeri.

swissinfo: L’elezione di Mahmoud Abbas alla testa dell’Autorità palestinese e l’entrata di Shimon Peres nel governo israeliano possono essere interpretati come avvenimenti in grado di comportare una distensione del clima nella regione?

M.C.-R.: Nella prospettiva della messa in atto dell’annunciato piano di disimpegno da Gaza, l’elezione di Abbas e l’entrata in governo del partito laburista guidato da Shimon Peres sono dei segni incoraggianti, che prefigurano una possibile ripresa del dialogo politico su temi cruciali come la cooperazione per la lotta contro la violenza, il miglioramento delle condizioni di vita dei palestinesi e la liberazione graduale dei prigionieri palestinesi.

swissinfo: C’è qualche possibilità che l’Iniziativa di Ginevra, attualmente in stand-by, possa essere rilanciata?

M.C.-R.: Il termine “rilanciare” non è adeguato. L’Iniziativa di Ginevra è oggetto di un lavoro di promozione continuo, sul piano locale e internazionale, che già in partenza era orientato al medio termine.

Gli sforzi profusi dal mio Dipartimento nel quadro dell’Iniziativa di Ginevra continueranno anche nel 2005. Non c’è dubbio che quest’iniziativa abbia contribuito a ridare vigore al dibattito sulla necessità di una pace globale negoziata e fondata su parametri chiari.

Questi parametri, come è dimostrato da un sondaggio approfondito realizzato congiuntamente da un istituto israeliano e da uno palestinese in dicembre del 2004, raccolgono un’approvazione sempre più forte, tanto da parte della popolazione israeliana quanto da parte di quella palestinese. Secondo quest’inchiesta, il 54% dei palestinesi e il 64% degli israeliani sarebbero favorevoli ad un accordo di pace globale basato sui parametri dell’Iniziativa di Ginevra.

Combinata alla recente elezione di Abu Mazen, questa tendenza incoraggiante, ravvisabile nelle opinioni pubbliche interessate, deve essere sostenuta e accentuata. Ed è proprio questo l’obiettivo che perseguiamo con i nostri partner israeliani e palestinesi.

swissinfo: Incontrerà Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e Shimon Peres? Se sì, pensa che otterrà il loro appoggio all’Iniziativa di Ginevra?

M.C.-R.: Sì, è previsto che m’intrattenga col nuovo presidente palestinese e, in linea di principio, anche con il vice primo ministro Peres. Gli scambi d’opinione che avrò con loro verteranno sull’insieme delle tematiche politiche e umanitarie legate alla situazione attuale.

Si tratterà in particolare della ripresa del dialogo politico tra le parti e della messa in pratica di misure destinate a ristabilire una certa fiducia reciproca. Questo nella prospettiva di fare del ritiro da Gaza e da quattro colonie in Cisgiordania un successo, ovvero la prima tappa di un processo più ampio che s’iscriva nella Roadmap del “Quartetto” (Unione europea, Stati uniti, Onu e Russia, ndr.).

swissinfo: Cosa fa la Svizzera per ottenere il sostegno di altri stati all’Iniziativa di Ginevra?

M.C.-R.: La Svizzera continua ad avere degli scambi d’opinione regolari con altri stati in merito all’Iniziativa di Ginevra. Facciamo attenzione a inserire la promozione di quest’iniziativa in un quadro d’intenti politici più immediato, come il piano israeliano di ritiro da Gaza e l’applicazione della Roadmap del Quartetto.

Tra le altre cose, il Dipartimento federale degli affari esteri organizza a intervalli regolari delle riunioni nell’ambito di una piattaforma di contatto, di scambio e di discussione. È il cosiddetto Geneva Initiative Network, che oggi raggruppa 35 stati, tra i quali qualche paese arabo, l’Unione europea e le Nazioni unite. Nel corso del 2005 dovrebbero tenersi due riunioni del Geneva Initiative Network.

swissinfo: Il governo israeliano ritiene che la Svizzera sia imparziale nel suo giudizio sul conflitto?

M.C.-R.: Israele e la Svizzera sono dei paesi amici che, malgrado certe divergenze d’opinione, intrattengono delle buone relazioni bilaterali. La Svizzera difende una posizione fondata sul rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni dell’Onu.

Quello che vogliamo è una soluzione negoziata, giusta e duratura del conflitto tra israeliani e palestinesi. Il governo svizzero chiede ad entrambe le parti il rispetto integrale delle Convenzioni di Ginevra e dei diritti umani.

swissinfo: La cooperazione svizzera nei Territori occupati sarà rinforzata in modo concreto?

M.C.-R.: Nel 2004, la cooperazione svizzera ha festeggiato il suo decimo anniversario di presenza a Gaza e in Cisgiordania. In seguito al processo di Oslo, la Svizzera ha sempre cercato di contribuire allo sviluppo di una società palestinese pluralista, al rispetto dello stato di diritto e alla creazione d’istituzioni pubbliche atte ad assumere le loro responsabilità in un futuro stato palestinese.

L’impegno del nostro paese per una pace duratura nella regione si riflette nei 30 milioni di franchi che da un decennio sono destinati annualmente alla cooperazione svizzera, compresi i fondi per l’aiuto ai rifugiati palestinesi e i contributi all’UNRWA (Agenzia delle nazioni unite per l’aiuto ai rifugiati palestinesi).

Con questo contributo la Svizzera non può certo annoverarsi tra i grandi donatori, ma ha fornito delle prestazioni di qualità per raggiungere i suoi obiettivi, che sono integrati negli sforzi della comunità internazionale.

La Svizzera è intenzionata a dare un seguito agli sforzi intrapresi fino a questo momento. I contributi dovrebbero rimanere nello stesso ordine di grandezza. Tuttavia, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione sta procedendo ad un esame del suo programma, in modo da mettere in evidenza quali siano le priorità.

Intervista swissinfo

Il programma della ministra degli esteri elvetica include un incontro con il nuovo presidente palestinese, Mahmoud Abbas, e con il vice primo ministro israeliano Shimon Peres.

Micheline Calmy-Rey passerà tre giorni in Israele e tre giorni nei Territori occupati palestinesi.

Il viaggio della ministra avviene pochi giorni prima di un incontro al vertice tra Mahmoud Abbas e il primo ministro israeliano Ariel Sharon, previsto per martedì in Egitto. Si tratta del primo incontro del genere da quattro anni a questa parte.

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