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Carri per l’Iraq: Berna vuole garanzie

La vendita dei carri all'Iraq continua a far discutere (RUAG) RUAG

Il consigliere federale Joseph Deiss ha rassicurato la commissione di sicurezza: i blindati destinati all'Iraq saranno consegnati solo se serviranno per scopi civili.

L’incontro tra il ministro e la commissione è avvenuto dopo che la “Basler Zeitung” aveva rivelato che gli Stati Uniti vorrebbero utilizzare i mezzi a fini militari.

Il consigliere federale Joseph Deiss non vuole autorizzare la vendita dei blindati di trasporto truppe svizzeri all’Iraq (attraverso gli Emirati Arabi Uniti) fintanto che non avrà avuto precise garanzie sul loro utilizzo.

Il ministro dell’economia si è espresso in tal senso anche di fronte alla Commissione della politica di sicurezza (CPS) del Consiglio Nazionale, assicurando che i blindati saranno utilizzati esclusivamente per compiti di polizia, di controllo delle frontiere o di protezione di installazioni.

Finora Deiss aveva sempre difeso la decisione di vendere i carri M113 all’Iraq, nonostante le critiche – giunte anche dai quadri dell’esercito – e le perplessità di chi teme che un appoggio di questo tipo alle autorità irachene possa mettere la Confederazione in prima linea nella cosiddetta «guerra al terrorismo». La Svizzera – aveva argomentato Deiss – ha pure un interesse a rendere stabile l’Iraq.

Esportazione dipendente dalla risoluzione ONU

Il nuovo problema in merito alla prevista esportazione di 180 carri blindati – non armati – all’Iraq è sorto in seguito ad un’inchiesta del quotidiano Basler Zeitung, secondo la quale i carri non sarebbero serviti, come previsto, alla polizia, ma ad una divisione di panzer irachena, progetto questo che segue la volontà degli Stati Uniti.

Il Segretariato di Stato dell’economia (seco) fa dipendere l’esportazione dalla risoluzione dell’Onu che prevede l’impiego dei carri M113 provenienti dalla Svizzera per operazioni volte essenzialmente a proteggere le frontiere e degli oggetti specifici.

Othmar Wyss, responsabile del seco per le esportazioni e le sanzioni, ha constatato che non esiste ancora, da parte irachena, una dichiarazione in merito agli ambiti d’impiego dei carri. Il seco è intenzionato ad esigere che in questa dichiarazione venga fatto esplicitamente riferimento alla risoluzione Onu in vigore. Senza questa garanzia, l’esportazione non sarà autorizzata.

Schermaglie politiche

Il fatto che la Svizzera si unisca agli sforzi degli Stati uniti e dei loro alleati per contribuire al programma d’armamento e difesa iracheno ha irritato la popolazione e molti politici.

Per il consigliere nazionale Hugo Fasel, presidente della commissione di gestione, l’affare dei carri blindati «è discutibile anche da un punto di vista della politica neutrale».

Se gli M113 fossero davvero destinati all’esercito invece che alla polizia, il dibattito sull’opportunità e la legalità di quest’operazione non farebbe che inasprirsi.

Critiche da destra e da sinistra

Già l’ipotesi di un’esportazione dalla Svizzera all’Iraq di carri blindati per la polizia – in sintonia con la risoluzione Onu – ha suscitato veementi critiche da parte della sinistra e dell’Unione democratica di centro (UDC, destra populista).

Per il partito socialista, la vendita dei blindati è incompatibile con la neutralità elvetica e rappresenta un cambiamento di direzione rispetto alla politica seguita fin qui. Anche l’UDC critica l’opportunità dell’affare per quanto riguarda l’aspetto della neutralità. I verdi ritengono che una transazione del genere sia contro lo spirito della legge sul materiale bellico.

Soddisfatti al centro

La decisione del Consiglio federale ha per contro rallegrato il Partito popolare democratico (PPD)e il Partito liberale (PL). In Svizzera, ha dichiarato il segretario del PPD Reto Nause, i vecchi carri sarebbero stati rottamati. Cedendoli, si contribuisce a migliorare la sicurezza in Iraq.

Ma dopo gli attacchi terroristici a Londra, l’esportazione dei carri blindati è finita sempre più nel mirino delle critiche. Un coinvolgimento in Iraq potrebbe fare della Svizzera l’obiettivo di estremisti islamici.

Dal canto suo, il consigliere federale Joseph Deiss, ha difeso la decisione del Consiglio federale che a fine giugno aveva autorizzato l’esportazione di 180 carri blindati verso l’Iraq. Deiss ha tuttavia sottolineato che l’autorizzazione definitiva all’esportazione manca ancora.

Al ministro dell’economia si è dimostrato infastidito per quella che ritiene una strumentalizzazione degli attentati di Londra. Secondo la commissione per la sicurezza del Consiglio federale, infatti, la vendita dei carri blindati non provocherebbe un aumento del rischio di attentati.

swissinfo e agenzie

Entro il 2010, l’esercito svizzero deve liquidare materiale per circa 10 miliardi di franchi (calcolati secondo il prezzo d’acquisto del prodotto). In particolare:
1’200 blindati leggeri M109 e M133.
200 carri armati 68/88.
30 elicotteri Alouette III.
45 aerei da combattimento F-5 Tiger.
2’600 tonnellate di filo spinato.
20’600 tonnellate di materiale del genio.
320 tonnellate di reti mimetiche.
230 tonnellate di tende.

Alla fine di giugno, il Consiglio federale aveva autorizzato la vendita di 180 carri blindati all’Iraq via Emirati Arabi Uniti.

L’autorizzazione definitiva all’esportazione non è ancora stata rilasciata. L’Iraq deve infatti ancora confermare ufficialmente chi sarà l’utilizzatore finale.

Fino ad ora, Joseph Deiss aveva sempre difeso la decisione del Consiglio federale.

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