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I diritti umani … in sala d’attesa

Il futuro del Consiglio dei diritti umani permane incerto Keystone

A Ginevra come a New York, l'incertezza sull'avvenire dei diritti dell'uomo all'ONU è totale. Nel dossier si è molto impegnata la diplomazia svizzera.

La Commissione dei diritti dell’uomo ha posticipato di una settimana la sua sessione annuale. E dare così una nuova possibilità al Consiglio dei diritti dell’uomo, l’istituzione che dovrebbe prendere il suo posto.

La proposta di ritardare di una settimana l’apertura della 62esima sessione della Commissione dei diritti dell’uomo è stata lanciata dal suo presidente, il peruviano Manuel Rodriguez Cuadros, allo scopo di permettere di raggiungere una decisione finale a New York sul futuro Consiglio dei diritti umani.

In effetti, la nuova istituzione preposta ad aiutare e proteggere le vittime degli Stati violatori deve ancora essere approvata dall’Assemblea generale dell’ONU. Una decisione più volte rinviata e che, secondo il suo presidente Jan Eliasson, potrebbe cadere nei prossimi giorni.

Lo svedese, che conduce i negoziati per determinare la forma che potrà assumere il futuro Consiglio, intende approfittare di questi giorni supplementari per ottenere “il sostegno più ampio possibile al progetto”, come ha lui stesso dichiarato.

In sostanza si tratta di riuscire a riuscire a togliere l’opposizione degli Stati Uniti.

Linea di fronte

Washington ritiene che il nuovo Consiglio rischia di avere lo stesso peccato originale dell’attuale Commissione, e cioè di permettere a Stati che violano gravemente i diritti dell’uomo di sedere al suo interno.

Un punto di vista condiviso da ONG come UN Watch (considerata vicina ai neo conservatori americani) o Reporters sans frontières (molto critica nei confronti dell’ONU).

Le principali organizzazioni in difesa dei diritti dell’uomo, ritengono al contrario che il progetto negoziato da Jan Eliasson costituisca “una base solida per rinforzare i meccanismi dell’ONU a protezione dei diritti dell’uomo”, secondo i termini di un comunicato firmato da ONG come Amnesty International o Human Right Watch.

Questa posizione è condivisa dalla Svizzera, dall’Unione europea e dall’America latina.

A prima vista, tutte le parti in causa stanno cercando di ottenere il miglior risultato possibile. Ma in pratica, il processo rischia di consegnare la vittoria ai nemici delle libertà pubbliche.

In effetti, in assenza di un accordo rapido, il progetto di un Consiglio dei diritti dell’uomo potrebbe essere rinviato alle calende greche.

Un passo indietro

Ma non è tutto. La confusione attuale sta minacciando direttamente quello che c’è di meglio nell’attuale Commissione: i mandati che vengono affidati ad esperti indipendenti per realizzare delle inchieste.

“Questa sessione della Commissione deve rinnovare 21 di questi mandati. Tuttavia i 53 Stati membri sono completamente divisi sull’eventualità di aprire o meno i lavori. E così, anche queste inchieste rischiano di venir dimenticate”, sottolinea Adrien-Claude Zoller.

Il direttore di Ginevra per i diritti dell’uomo teme in effetti che i regimi autoritari che fanno parte della Commissione (e che ne causano il discredito…) approfitteranno dell’occasione per disfarsi di quanti più mandati possibile.

Per la diplomazia elvetica, la posta in gioco è cruciale. Ne dipende il futuro del Consiglio dei diritti dell’uomo, un’idea svizzera, come continua a ripetere la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey.

In caso di fallimento, pure il ruolo di Ginevra, capitale dei diritti dell’uomo, rischia di essere penalizzato.

In assenza di un nuovo Consiglio sui diritti dell’uomo, sarà l’attuale Commissione a sussistere. E non c’è più nessuno (o quasi) che le accorda la minima credibilità.

swissinfo, Frédéric Burnand, Ginevra
(traduzione: swissinfo, Marzio Pescia)

In marzo 2004, la ministra svizzera Micheline Calmy-Rey lancia l’idea di un Consiglio dei diritti umani.

Jan Eliasson, presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è incaricato di negoziare la forma del nuovo organo con i 191 Stati membri dell’ONU. Il suo mandato scade in giugno 2006.

Il futuro Consiglio deve rimpiazzare la Commissione dei diritti dell’uomo dell’ONU, organismo nato nel 1946 e che si riunisce tutti gli anni a Ginevra durante 6 settimane.

La 62esima sessione della Commissione dovrebbe aprirsi brevemente il 13 marzo per poi essere posticipata di una settimana.

Nel frattempo, l’Assemblea generale dell’ONU a New York potrebbe adottare il progetto del Consiglio dei diritti umani.

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