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“Il voto degli svizzeri dell’estero non è trascurabile”

swissinfo.ch

I presidenti delle associazioni elvetiche nella Penisola iberica, riuniti in assemblea a Madrid, hanno eletto i loro nuovi delegati al Consiglio degli svizzeri all'estero.

Ai lavori, che si sono svolti al Club Svizzero della capitale spagnola, hanno presenziato anche l’ambasciatore di Svizzera in Spagna e il presidente dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) Jacques-Simon Eggly.

Dopo Francia, Germania, Italia e Gran Bretagna, la colonia elvetica in Spagna è tra le più numerose d’Europa. Alla fine del 2008, secondo le cifre del Dipartimento federale degli affari esteri, contava 23’622 persone. La maggioranza esercita i suoi diritti politici alle votazioni ed elezioni federali.

Un voto non trascurabile

Sui 676’176 svizzeri che risiedono fuori dai confini nazionali e che sono registrati nelle ambasciate elvetiche, 124’599 – ossia il 24% – sono iscritti ai registri elettorali. Dunque, il loro “voto non è trascurabile”, ha osservato Eggly. A titolo di esempio del peso che può avere sull’esito di uno scrutinio, il presidente dell’OSE ha citato la votazione dello scorso 17 maggio.

L’introduzione del passaporto biometrico ha superato lo scoglio delle urne sul filo di lana, con il 50,1% di sì contro il 49,9% di no e per sole 5’504 schede. Si è trattato di uno dei risultati più serrati di una votazione federale. “Il voto della Quinta Svizzera è stato determinante, poiché la maggioranza degli espatriati ha detto sì. Ciò dimostra che non possiamo trascurare il voto degli espatriati”, ha affermato. “Il miglior investimento della Confederazione sono gli svizzeri che vivono all’estero”.

Una delle priorità dell’OSE è l’agevolazione e l’aumento della partecipazione della diaspora alla politica nazionale. Per esempio con la creazione di una circoscrizione elettorale degli espatriati, come in Francia o in Italia. Un’iniziativa parlamentare in tal senso del deputato socialista Carlo Sommaruga era stata approvata nel settembre 2008 dalla Camera del popolo. Ma poi, lo scorso marzo, è stata affossata dalla Camera dei Cantoni.

Tra le rivendicazioni dell’OSE c’è anche l’introduzione del voto elettronico per le prossime elezioni federali, nell’ottobre 2011. Eggly ritiene però poco probabile che si raggiunga l’obiettivo entro tale scadenza. È però fiducioso sulle probabilità che altri cantoni seguano l’esempio di Ginevra, che ha adottato questo sistema in febbraio.

Inoltre “occorre una legge che fissi le basi e che funga da quadro per la politica della Quinta Svizzera”. Un progetto per il quale l’OSE punta sul sostegno della ministra degli affari esteri Micheline Calmy-Rey.

Due profili diversi

In Spagna ci sono una ventina di associazioni svizzere. Tra di esse proprio il Club svizzero di Madrid, che ha ospitato lo scorso fine settimana la Conferenza iberica dei presidenti. Fondato nel 1901, il Club ha acquistato all’inizio degli anni ’70 una parcella di 25mila m2 ad Alcobendas, a 14 km da Madrid, dove condivide giardini e impianti sportivi con la Scuola svizzera.

Se nel 1973 il Club svizzero contava 700 membri (l’85% cittadini elvetici e il resto aziende), oggi il loro numero si è drasticamente ridotto a 280. “La metà ha più di 60 anni”, precisa il suo presidente Heinz Dürst, che vive in Spagna dal 1958. “Cento anni fa c’era la necessità di avere un luogo d’incontro. Oggi le comunicazioni sono più rapide e un volo per la Svizzera è meno caro che la quota del club. È questo il grande problema che abbiamo”.

“Molti giovani confessano che non conviene loro affrontare il traffico intenso di Madrid, perdere una o due ore per venire qui, quando hanno una piscina a due passi da casa”, spiega.

Il profilo degli svizzeri che risiedono a Madrid o a Barcellona è molto diverso di quello dei loro compatrioti che hanno scelto la costa mediterranea per godersi la pensione. “Gli svizzeri che lavorano qui (a Madrid, Ndr.) sono perfettamente integrati nella società spagnola. Di fatti, la lingua ufficiale del Club è lo spagnolo”.

Ricambio generazionale

La scarsa partecipazione giovanile nella vita associativa preoccupa. Al Consiglio degli svizzeri all’estero “quest’anno abbiamo avuto la fortuna di avere più candidati e soprattutto nuovi”, osserva Heinz Dürst. Jacques-Simon Eggly si rallegra che due dei quattro delegati al “parlamento” della Quinta Svizzera eletti a Madrid siano della nuova generazione.

Adrian Beer e Audrey Ruchet sono stati i candidati che hanno raccolto più voti. Il primo è nato a Madrid, è figlio di svizzeri, ha 43 anni ed è imprenditore. Ha studiato all’università di San Gallo e parla perfettamente dialetto svizzero tedesco. La Ruchet, invece, è nata a Parigi, è figlia di un vodese e di una francese, e ha 24 anni. Ha appena conseguito un master in comunicazione a Barcellona, dove risiede da un anno e lavora in una multinazionale attiva nel campo delle energie rinnovabili.

“L’Associazione svizzera di Barcellona è di fianco alla Scuola svizzera (nel centro della città, Ndr). Dobbiamo approfittare di questa prossimità per integrare maggiormente i giovani nella vita del club”, per esempio tramite attività comuni o “nuovi canali di comunicazione, come un blog”, dice Dürst.

L’obiettivo è di “mostrare loro che molte decisioni politiche – come per esempio l’introduzione del passaporto biometrico – li riguarda direttamente e che possono partecipare a tali decisioni e all’evoluzione del paese”.

Negli ultimi mesi la Svizzera è stata oggetto di critiche, che non sembrano comunque avere avuto ripercussioni sulla sua immagine in Spagna. “Lo spagnolo medio non si preoccupa molto della posizione della Svizzera su determinati temi”, sostiene Heinz Dürst.

Di certo c’è molto più interesse per una partita di tennis tra Roger Federer e Rafael Nadal che per una controversia sul segreto bancario svizzero. E se c’è un avvenimento che riguarda il calcio, ce n’è ancora di più, conclude il presidente del Club svizzero di Madrid.

swissinfo.ch, Belén Couceiro
(Traduzione dallo spagnolo: Sonia Fenazzi)

Il Consiglio degli svizzeri all’estero (CSE) costituisce una sorta di Parlamento della diaspora. È l’interlocutore riconosciuto dalle autorità e rappresenta in patria gli interessi degli svizzeri dell’estero.

Il CSE si riunisce due volte all’anno – in primavera e in estate – nella Confederazione per esaminare i temi politici che riguardano la Quinta Svizzera e far conoscere la posizione di quest’ultima.

È composto di 130 rappresentanti delle comunità svizzere sparse in tutto il mondo e di 40 membri residenti nella Confederazione.

La colonia elvetica di Spagna conta 23’622 persone e ha quattro delegati nel CSE: Adrian Beer (Club svizzero Madrid), Audrey Ruchet (Società svizzera Barcellona), Rita Strassmann (Club svizzero Costa Blanca) e André Bolliger (Club svizzero Madrid).

La prossima sessione del CSE è in calendario per l’87° Congresso degli svizzeri, che si svolgerà dal 7 al 9 agosto a Lucerna.

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