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La destra nazionalista ha raggiunto i suoi limiti?

Toni Brunner vuole portare l'UDC verso la sesta vittoria consecutiva dal 1991 Keystone

I successi elettorali conseguiti dall'Unione democratica di centro negli ultimi 15 anni hanno scombussolato equilibri politici che sembravano quasi irremovibili. La crescita del partito di destra si arresterà nel 2011? È questo uno dei principali interrogativi delle prossime elezioni federali.

In vista di ogni elezione parlamentare, avversari, politologi e sondaggi predicono la fine della spettacolare progressione dell’UDC. Ma intanto, lo schieramento politico che incarna la destra nazionalista è ormai giunto al suo quinto successo elettorale consecutivo.

Dopo oltre mezzo secolo di stabilità su un modesto 11-12% dei suffragi a livello nazionale, l’UDC aveva scioccato per la prima volta l’establishment politico svizzero nel 1992. Solo contro tutti, il più piccolo dei quattro partiti di governo era riuscito a raccogliere una maggioranza di voti popolari contro il progetto di adesione allo Spazio economico europeo.

Da allora, sotto la guida del tribuno Christoph Blocher, l’UDC non si è più accontentata del tradizionale ruolo di rappresentante dei contadini e della piccola borghesia. Con un’abile virata verso destra, il partito è diventato il difensore attivo dell’identità nazionale, il promotore di una lunga serie di campagne antieuropeiste e antistranieri, il propugnatore del meno Stato e della lotta agli abusi sociali.

Frutti elettorali

Questo cambiamento di rotta demagogico, contrassegnato da una costante politica di scontro verso gli altri tre partiti di governo, si è rivelato pagante a livello elettorale. L’UDC è salita fino al 28,9% dei voti nelle ultime elezioni del 2007, strappando elettori soprattutto ai due grandi partiti storici del centro, il Partito liberale radicale (PLR) e il Partito popolare democratico (PPD).

Gli elettori dell’UDC si trovano prevalentemente nelle regioni di campagna, in particolare tra contadini e piccoli commercianti, ma anche negli strati più modesti della popolazione dei centri e delle periferie cittadine. Pur propugnando spesso tagli sociali, il partito di destra ha quindi attirato negli agglomerati urbani anche una parte del vecchio elettorato del Partito socialista (PS).

“L’UDC ha approfittato di un certo imborghesimento della classe operaia, che ha raggiunto alcuni suoi obbiettivi economici e gode di una certa sicurezza da parte dello Stato sociale. Per queste frange meno qualificate della popolazione, la questione degli stranieri e della concorrenza sul mercato del lavoro figurano sempre più in primo piano rispetto ai temi sociali”, spiega il politologo Michael Hermann dell’Università di Zurigo.

“L’UDC ha sedotto molti elettori giocando la carta dell’identità nazionale contro gli stranieri, ma anche contro la globalizzazione e i cambiamenti in atto nella società. È un fenomeno che si riscontra in diversi altri paesi europei, dove sono pure emersi partiti populistici che incarnano la resistenza contro la globalizzazione e la modernizzazione della società”, aggiunge Hermann.

Grandi turbolenze

Dalle elezioni parlamentari del 2007, l’UDC ha attraversato un periodo di grandi turbolenze, innescate dalla decisione del parlamento di non riconfermare Christoph Blocher in governo. Il partito di destra ha rigettato i suoi due ministri Samuel Schmid e Eveline-Widmer Schlumpf, è passato per oltre un anno all’opposizione e ha subito la scissione della sua ala moderata, che ha creato il Partito borghese democratico (PBD).

Ma neppure la perdita di una parte del suo elettorato, confluito in alcuni cantoni nel PBD, inquieta il presidente dell’UDC Toni Brunner. “La nascita di questo partito ha indebolito soprattutto i nostri avversari: il PBD si colloca al centro, dove pascolano già diversi altri schieramenti, mentre l’UDC è l’unica forza che si posiziona stabilmente al centro-destra”.

I sondaggi realizzati negli ultimi anni danno però l’UDC in perdita di voti. “Questi sondaggi non ci interessano”, risponde Brunner. “A noi interessa soltanto la realtà. E la realtà è che negli ultimi tre anni abbiamo vinto in quasi tutte le elezioni cantonali, mentre il PLR, il PPD e il PS sono usciti quasi sempre sconfitti”.

Serbatoio di voti

Per vincere anche le prossime elezioni federali del 23 ottobre 2011, il presidente dell’UDC vuole puntare sugli ormai abituali cavalli di battaglia: la lotta alla migrazione di lavoratori stranieri, alla criminalità degli stranieri, agli abusi delle assicurazioni sociali da parte degli stranieri. E poi, chiaramente, ad ogni progetto di adesione all’Unione europea.

“La classe politica a Berna non ne parla apertamente, ma sta compiendo continui passi verso l’Ue: pensiamo ad esempio alla libera circolazione delle persone, all’accordo sulla liberalizzazione del mercato agricolo o alla creazione di un gruppo di lavoro per valutare le possibilità di riprendere automaticamente il diritto europeo”, afferma Brunner.

Con questi temi l’UDC può ancora strappare elettori agli altri partiti? “Nelle ultime elezioni, la progressione dell’UDC si è rallentata”, osserva Micheal Hermann.”Ma credo che rimanga ancora un margine di manovra, anche perché questo partito dispone di un buon serbatoio di voti di malcontento presso gli astensionisti. Sarà quindi determinante vedere nel prossimo anno se riuscirà a mobilitare questo elettorato”.

Nata nel 1917, l’Unione democratica di centro è diventata nell’ultimo decennio il più grande partito svizzero.

Nelle elezioni del 2007 ha raccolto il 28,9% dei voti, registrando una crescita del 2,2%.

L’UDC dispone di 66 seggi in parlamento – 60 nella Camera del popolo e 6 nella Camera dei cantoni – ed è rappresentata in governo dal ministro Ueli Maurer.

Il partito di destra ha rafforzato la sua percentuale di voti in 11 delle 17 elezioni cantonali alle quali ha partecipato dall’ultimo scrutinio federale del 2007.

1959 – 2003
La lunga era della “formula magica”: 2 seggi al Partito socialista (PS), 2 al Partito liberale radicale (PLR), 2 al Partito popolare democratico (PPD) e 1 all’Unione democratica di centro (UDC).

2004 – 2007
L’UDC, con Christoph Blocher, strappa un seggio al PPD: 2 seggi PS, 2 PLR, 2 UDC e 1 PPD.

Dicembre 2007
Christoph Blocher è estromesso dal governo. Il parlamento elegge la sua collega di partito Eveline Widmer-Schlumpf. L’UDC rigetta i suoi due rappresentanti in governo e annuncia il passaggio all’opposizione.

2008
I due ex UDC in governo Eveline Widmer-Schlumpf e Samuel Schimd entrano nel nuovo Partito borghese democratico (PBD): 2 seggi PS, 2 PLR, 2 PBD e 1 PPD.

2009
In gennaio l’UDC ritorna in governo con Ueli Maurer che subentra al dimissionario Samuel Schmid: 2 seggi PS, 2 PLR, 1 PPD, 1 UDC e 1 PBD.

In settembre, il radicale Didier Burkhalter subentra in governo al collega dimissionario Pascal Couchepin.

2010
Moritz Leuenberger (PS) e Hans-Rudolf Merz (PLR) si dimettono per fine ottobre. Il 22 settembre l’Assemblea federale elegge alla loro successione la socialista Simonetta Sommaruga e il liberale radicale Johann Schneider-Ammann.

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