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La diaspora elvetica apprezza la libera circolazione

Keystone

La grande maggioranza dei rappresentanti degli svizzeri residenti all'estero – riuniti in congresso sabato 23 agosto a Friburgo – ha sottolineato i benefici risultanti dall'introduzione degli accordi bilaterali.

Il titolo scelto dagli organizzatori per l’incontro è di stretta attualità: «Svizzera senza frontiere: possibilità e rischi della libera circolazione delle persone».

A questo proposito, confermando quanto emerso da un recente sondaggio effettuato dall’Organizzazione degli svizzeri all’estero (Ose), molti cittadini elvetici stabilitisi nell’Unione europea hanno sottolineato il notevole miglioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro in seguito all’introduzione dell’accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone.

Riferendosi alla propria esperienza personale, il ricercatore Jean-Paul Aeschlimann – console onorario a Montpellier e vice presidente dell’Ose – ha per esempio ricordato che, prima dell’entrata in vigore del nuovo quadro legislativo, per poter assumere un cittadino elvetico nel proprio laboratorio di ricerca era necessario passare attraverso una lunghissima procedura burocratica e pagare una compensazione finanziaria pari a sei mesi di salario!

«Chi ha vissuto in prima persona queste difficoltà, stenta a credere come oggigiorno sia possibile risiedere e lavorare in Francia senza alcun problema», ha aggiunto.

«Un solo rimpianto…»

Con molto humour, Roberto Engeler – economista e presidente del Collegamento svizzero in Italia – ha sintetizzato gli effetti della libera circolazione per i cittadini rossocrociati che vivono in Italia.

«In passato, ha raccontato, chi desiderava abitare e lavorare nella Penisola doveva recarsi presso il commissariato di polizia per ottenere le autorizzazioni necessarie. Ciò implicava lunghissime attese in coda e una lotta estenuante contro la giungla burocratica italiana, alla ricerca dei timbri perennemente mancanti. Questo percorso a ostacoli aveva però un grande vantaggio: permetteva al postulante di capire subito se era veramente pronto a stabilirsi in Italia».

«Ora è tutto molto più facile e rapido, e resta quindi un solo rimpianto: trascorrono almeno tre mesi prima che il cittadino svizzero in Italia abbia le idee chiare su certi aspetti della sua patria d’adozione», ha concluso tra l’ilarità dei presenti.

Anche il racconto di una cittadina svizzera residente da anni ad Amburgo ha suscitato parecchi sorrisi: «Le donne elvetiche che si spostano in Germania per amore non sono più obbligate a sposare precipitosamente il proprio partner. Negli anni scorsi era un passaggio obbligato per poter cercare lavoro».

Timori ricorrenti

In merito al dibattito a livello nazionale sull’estensione dell’accordo sulla libera circolazione a Romania e Bulgaria, alcuni rappresentanti della Quinta Svizzera hanno voluto esprimere la loro opinione in merito a un eventuale rifiuto.

«Se il popolo svizzero dovesse decidere di non estendere gli accordi bilaterali, in Francia tale decisione sarebbe accolta assai negativamente e considerata come un segno di arroganza», ha affermato Jean-Paul Aeschlimann.

Egli ha poi invitato i cittadini all’interno della Confederazione a considerare le gravi ripercussioni economiche per i connazionali che hanno faticosamente avviato un’attività commerciale all’estero.

Dal canto suo, uno svizzero residente a Vienna ha contribuito alla discussione rilevando che «pure in Austria vi erano timori relativi alla libera circolazione con la Romania, ma nella realtà non si è verificato alcun afflusso incontrollato».

Nessuna autarchia

Invitato all’evento, Moritz Leuenberger – ministro svizzero dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni – ha sottolineato l’importanza degli accordi bilaterali per la società e l’economia elvetica.

In quest’ottica, il consigliere federale socialista ha poi ricordato che il quadro legislativo che regola i rapporti tra la Confederazione e l’Unione europea è stato costantemente sottoposto al popolo e approvato da quest’ultimo.

«Al giorno d’oggi, nessun paese può dirsi completamente autonomo rispetto all’estero. A titolo di esempio, persino il tipicissimo cervelat svizzero potrà continuare a esistere in futuro soltanto grazie all’importazione di budello dall’Uruguay, dall’Argentina e dal Paraguay», ha poi aggiunto Leuenberger.

Costruire lo Stato insieme

Moritz Leuenberger ha inoltre sottolineato le caratteristiche uniche della democrazia diretta svizzera e il ruolo degli svizzeri all’estero. Nella Confederazione – ha detto il consigliere federale – ogni attore può esprimere il suo parere, esattamente come fa la Quinta Svizzera esternando la sua opposizione ai tagli concernenti la «Schweizer Revue».

A suo parere, il vantaggio del sistema elvetico è quello di tener conto delle diverse opinioni, garantendo un risultato finale frutto del dialogo e del confronto.

Il ministro dei trasporti ha fatto l’esempio del progetto delle Nuove trasversali ferroviarie alpine: si tratta di un’immensa opera pianificata coinvolgendo tutti gli attori, che hanno potuto esprimere il loro parere e le loro perplessità. In tal modo, ha evidenziato Leuenberger, «la Svizzera dispone ora di una politica dei trasporti moderna e lungimirante».

Egli si è poi rivolto direttamente ai rappresentanti degli espatriati: «Ogni cittadino elvetico viene coinvolto costantemente nel processo di costruzione dello Stato. La Quinta Svizzera è parte integrante di questo sistema».

swissinfo, Andrea Clementi, Friburgo

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