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La lista grigia dell’OCSE mantiene la Svizzera nella morsa

L'iscrizione della Svizzera nella "lista grigia" dei paradisi fiscali mantiene alta la pressione nei confronti della Confederazione, malgrado le concessioni fatte, affermano gli esperti.

In occasione del vertice del G20 tenutosi giovedì a Londra, la Svizzera è stata inserita assieme a più di 30 altri paesi nella cosiddetta lista grigia dell’Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica.

Anche se il mondo politico ed economico ha reagito alla notizia con irritazione, molti osservatori affermano che la Svizzera non ha nulla da temere se manterrà le promesse in un lasso di tempo ragionevole.

Secondo Jörg Walker, specialista di tassazioni della KPGM, con questa lista si vuole far capire alla Confederazione che continuerà ad essere osservata da vicino.

Fino a dove è pronta a spingersi la Svizzera?

“Il messaggio che la Svizzera vuole cambiare è passato. La pressione continuerà però a rimanere alta fino a quando alle parole seguiranno i fatti. Non bisogna farsi prendere dal panico, ma non è neanche il momento di lasciarsi cullare dall’ozio”, afferma Walker.

La lista è stata pubblicata dopo un anno di intense pressioni politiche internazionali sulla Svizzera, accusata di essere un’oasi per i capitali di persone che evadono il fisco in altri paesi.

Un mese fa la Confederazione – al pari di altri Stati – si è detta disposta ad applicare gli standard dell’OCSE in materia di cooperazione fiscale. La Svizzera dovrà così rinegoziare i trattati di doppia imposizione, affinché possa esservi uno scambio di informazioni non solo in caso di frode, ma anche di evasione fiscale.

La questione è ora di sapere fino a che punto la Svizzera è pronta a spingersi per soddisfare le richieste degli altri paesi.

Secondo Walker, i punti in sospeso sono ancora molti. Ad esempio si dovrà definire la somma a partire dalla quale la Svizzera fornirà informazioni, nonché i tempi delle indagini e eventuali amnistie.

“È importante sapere in che casi concreti saranno fornite informazioni. Le discussioni in questo ambito saranno senz’altro molto accese”.

Vi è urgenza

Fino ad oggi, la legislazione svizzera prevedeva una distinzione tra frode ed evasione fiscale. L’assistenza giudiziaria (e quindi la possibilità di togliere il segreto bancario) era accordata solo nel primo caso.

“La distinzione diventerà però obsoleta quando i trattati di doppia imposizione saranno rinegoziati”, spiega Peter Kunz, esperto di questioni fiscali dell’Università di Berna.

“Se questi cambiamenti diventeranno effettivi nei prossimi due anni circa, la Svizzera soddisferà i requisiti della convenzione fiscale dell’OCSE”.

Kunz avverte però che se alcuni Stati daranno prova di impazienza, gli sforzi prodotti dalle autorità svizzere potrebbero rivelarsi vani. Sulla riforma pesa infatti la minaccia di un referendum.

“La popolazione svizzera è favorevole a queste concessioni, ma vi è il pericolo che lo stato d’animo cambi se nei prossimi mesi la pressione internazionale continuerà ad aumentare”, afferma.

Molti svizzeri hanno accusato altri Stati, in particolare Gran Bretagna e Stati Uniti, di utilizzare due pesi e due misure quando si tratta di analizzare l’operato di società – ad esempio i ‘trust’ – attive all’interno dei loro confini.

“La sensazione che questi grandi paesi non facciano nulla per riformare i loro propri sistemi lascia un retrogusto amaro”, osserva Kunz.

swissinfo, Matthew Allen
(traduzione di Daniele Mariani)

Il mondo politico, economico e finanziario ha reagito con una certa irritazione all’inclusione della Svizzera nella lista grigia dei paradisi fiscali. Da più parti è stato sottolineato che questa lista pone un problema di credibilità. Lo Stato USA del Delaware o le isole britanniche di Guernsey e Jersey, ad esempio, non figurano su nessuna lista.

Il presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz ha dichiarato che la decisione era attesa, ma ha deplorato il fatto che la Svizzera, sebbene membro dell’OCSE, non abbia avuto la possibilità di esprimersi. Il ministro dell’interno Pascal Couchepin si è dal canto suo detto dispiaciuto che “l’OCSE si sia degradata ad agenzia di rating”.

Per il direttore di economiesuisse, Pascal Gentinetta, il fatto che la Svizzera figuri sulla lista grigia è inaccettabile. “Per essere credibili, simili elenchi dovrebbero basarsi su criteri trasparenti e l’uguaglianza di trattamento”.

Il direttore dell’Associazione svizzera dei banchieri Urs Roth ha dichiarato di non capire perché le isole o i territori che si trovano nella zona di influenza delle grandi potenze siano stati inclusi nella lista bianca dei paesi che hanno sostanzialmente applicato le regole internazionali sullo scambio di informazioni fiscali.

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