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La via degli accordi bilaterali coronata da successo

Per Jean-Daniel Gerber (a sinistra) e Michael Ambühl rinunciare ai bilaterali sarebbe un errore Keystone

In previsione della votazione federale del prossimo 8 febbraio sull'estensione della libera circolazione delle persone a Romania e Bulgaria, le autorità svizzere hanno tracciato un bilancio positivo degli accordi bilaterali conclusi finora con l'Unione europea (UE).

Il primo pacchetto di sette accordi bilaterali con l’UE, in vigore dal giugno del 2002, offre all’economia svizzera condizioni-quadro stabili che assumono un grande rilievo proprio ora, in un periodo d’incertezze economiche. È quanto ha ricordato il direttore della Segreteria di Stato dell’economia (SECO) Jean-Daniel Gerber, nel corso di una conferenza stampa tenuta lunedì a Berna.

“Sarebbe un errore perdere il sangue freddo e mettere a repentaglio la base delle nostre relazioni con Bruxelles”, ha ammonito Gerber, sottolineando l’importanza della posta in gioco della votazione federale dell’8 febbraio.

Se, come chiedono gli schieramenti di estrema destra e la direzione dell’UDC, il popolo dovesse rifiutare fra tre mesi la riconferma dell’accordo sulla libera circolazione e la sua estensione a Romania e Bulgaria, l’intero edificio crollerebbe. In caso di un “no”, il governo svizzero sarà tenuto a notificare all’UE, entro il 31 maggio, la disdetta dell’accordo.

Sei mesi dopo questa informazione ufficiale, il trattato sulla libera circolazione, ma anche gli altri sei accordi del pacchetto, risulteranno caduchi, ha rammentato Michael Ambühl, segretario di Stato del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). I due alti funzionari hanno quindi ribadito i vantaggi della via bilaterale sin qui percorsa.

Bilancio positivo

Gli accordi bilaterali tra Berna e Bruxelles hanno offerto tra l’altro alla Svizzera nuove prospettive di mercato. Quello della libera circolazione delle persone ha consentito un rialzo duraturo del prodotto interno lordo di almeno l’1%, ciò che rappresenta 4-5 miliardi di franchi.

Senza l’apertura del mercato del lavoro la Svizzera non avrebbe potuto creare 250’000 impieghi dal 2005. L’accordo sugli ostacoli tecnici al commercio, che mira ad agevolare la commercializzazione dei prodotti industriali, ha permesso agli esportatori elvetici di ridurre i costi di circa 250 – 500 milioni di franchi all’anno.

Nel settore agricolo, le vendite a destinazione dell’UE sono raddoppiate, raggiungendo i 4,6 miliardi. In materia di ricerca, la Svizzera riceve un sostegno finanziario superiore a quanto paga per la sua partecipazione ai programmi.

Accesso ad un enorme mercato

L’accordo sui mercati pubblici offre alle imprese svizzere un accesso indiscriminato a un mercato di 1500 miliardi di euro, hanno inoltre ricordato Gerber e Ambühl. Grazie al trattato sul trasporto aereo, i collegamenti con le principali destinazioni europee sono stati migliorati, agevolando l’accesso alla piazza economica elvetica.

In generale, la pressione sulla concorrenza aumenta, a vantaggio dei consumatori e delle imprese che approfitteranno di riduzioni di prezzo e di un’offerta più ampia. Questa pressione permette pure di realizzare guadagni di produttività.

Anche da un punto di vista politico la Svizzera esce vincente, dato che la via bilaterale le consente di meglio difendere i suoi interessi, hanno aggiunto i due funzionari. Il forte aumento degli autocarri che attraversano le Alpi è stato frenato grazie alle misure previste dall’accordo sui trasporti terrestri.

Disoccupazione dovuta alla crisi

Jean-Daniel Gerber ha inoltre tenuto a sottolineare che la libera circolazione delle persone non è la causa del previsto aumento della disoccupazione in Svizzera, che dovrebbe toccare 140’000 persone entro la fine del 2009. Quest’aumento – ha sottolineato il direttore della SECO – è dovuto al rallentamento economico provocato dalla crisi finanziaria.

“Non prevediamo che l’immigrazione di cittadini dell’UE peserà in modo determinante sulla disoccupazione”, ha ribadito Gerber. Se vi sarà meno lavoro, i cittadini dell’UE saranno meno attirati dalla Svizzera. Inoltre, quelli che sono giunti negli ultimi anni sono soprattutto giovani, qualificati e mobili. Questi lavoratori sono maggiormente pronti a lasciare la Svizzera se dovessero cercare un nuovo lavoro, ha dichiarato il Segretario di Stato.

swissinfo e agenzie

L’UE è il principale partner commerciale della Svizzera: i Ventisette assorbono oltre 60% delle esportazioni svizzere, mentre circa l’80% delle importazioni svizzere provengono dai paesi comunitari.

Oltre 800’000 cittadini dell’UE sono domiciliati in Svizzera e circa 350’000 espatriati elvetici vivono nei paesi dell’Ue.

Nel 1999 la Svizzera e l’Unione europea, formata allora da 15 paesi, hanno concluso un primo pacchetto di accordi bilaterali, che hanno permesso innanzitutto di garantire una reciproca apertura dei mercati.

Gli accordi bilaterali I, entrati in vigore nel 2002, concernono i seguenti settori: libera circolazione delle persone, appalti pubblici, agricoltura, ricerca, trasporti terrestri e trasporto aereo.

Nel 2004 Berna e Bruxelles hanno concordato un secondo pacchetto di accordi bilaterali, destinati a rafforzare la cooperazione in altri settori.

Gli accordi bilaterali II, entrati in vigore tra il 2005 e il 2008, riguardano l’adesione della Svizzera ai trattati di Schengen e Dublino, la fiscalità del risparmio, i prodotti agricoli trasformati, i media, l’ambiente, la statistica, la lotta contro la frode, le pensioni, nonché l’educazione e la formazione professionale.

Dopo l’approvazione da parte del popolo svizzero del protocollo aggiuntivo sulla libera circolazione delle persone, gli accordi bilaterali sono stati estesi nel 2006 anche ai 10 paesi che hanno aderito all’Unione europea nel maggio 2004.

Il popolo svizzero è chiamato a pronunciarsi il prossimo 8 febbraio sull’estensione della libera circolazione delle persone a Romania e Bulgaria, diventati membri dell’UE nel 2007.

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