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Lacune da colmare nell’integrazione

L'integrazione è il risultato di uno sforzo comune di Confederazione, Cantoni e Comuni Keystone

Per migliorare l'integrazione degli stranieri ci vuole più coordinamento tra autorità federali, locali e partner politici.

È una delle conclusioni della prima conferenza nazionale tripartita sull’integrazione. All’incontro di Bienne ha partecipato anche il ministro di giustizia Christoph Blocher.

L’intenzione della Conferenza tripartita sugli agglomerati (CTA), all’origine di questo dibattito, era quella di sensibilizzare tutti i protagonisti istituzionali riguardo all’importanza di una integrazione «riuscita» degli stranieri.

La CTA ritiene che questa sfida sia determinante per la coesione sociale e il futuro dell’economia svizzera.

Alla pari con gli svizzeri

Sono intervenuti alla conferenza rappresentanti dei sindacati e degli ambienti padronali e membri degli esecutivi cantonali e comunali. Tra gli oratori, anche il Consigliere federale Christoph Blocher.

Molto atteso il suo intervento, come sempre d’altronde quando si parla di stranieri: il suo partito, l’UDC (destra nazionalista), si è distinto nel corso degli anni con diverse campagne contro gli stranieri al limite della legalità, certamente del cattivo gusto.

«Scopo dell’integrazione è di mettere gli stranieri alla pari con gli svizzeri», ha dichiarato Blocher, aggiungendo che la conferenza di Bienne era rivolta a quegli stranieri che hanno una ragione valida per essere qui e per voler restare in Svizzera.

«Ma tra alcuni gruppi di stranieri», ha precisato il ministro di giustizia, «l’integrazione funziona male». Positivo invece per Blocher il fatto che nonostante il numero elevato di stranieri non si osservano forti tensioni tra Svizzeri ed immigrati.

Solo chi ha un permesso

Sui clandestini, e c’era da aspettarselo, Blocher non ha fatto nessuna concessione: «La politica d’integrazione non riguarda chi vive qui illegalmente, e la gran parte dei richiedenti l’asilo. In quanto queste persone devono lasciare il paese, e non devono integrarsi». Punto e basta.

Hans Stöckli, Consigliere nazionale e sindaco della città di Bienne, ha ricordato da parte sua alcuni personaggi famosi, come Paul Klee, Albert Einstein o il creatore di Swatch, Nicolas Hayek che nella loro vita sono passati dal processo di integrazione.

Eduard Gnesa, direttore dell’Ufficio federale della migrazione (UFM) ha sottolineato l’importanza dell’ impegno che devono mostrare gli immigrati stessi nell’avvicinarsi alla cultura che li accoglie: «Nella nuova legge sugli stranieri viene specificato che ci si aspetta dagli immigrati uno sforzo verso l’integrazione».

Stranieri, un quarto della popolazione

«Circa un quarto della popolazione attuale è composta di stranieri immigrati in Svizzera a partire dal 1945 o dai loro discendenti», ha ricordato il consigliere agli Stati bernese Werner Luginbühl, presidente della CTA:

Senza questa immigrazione, la popolazione svizzera conterebbe oggi un po’ più di cinque milioni di abitanti, invece di sette. La manodopera straniera fornisce un quarto del volume totale del lavoro e quasi un matrimonio su tre viene celebrato in Svizzera tra persone di due nazionalità diverse.

La presenza di stranieri costituisce dunque un elemento essenziale della società svizzera. Secondo le statistiche della criminalità però, la metà circa dei delinquenti arrestati dalla polizia sono stranieri.

Anche tenendo conto del «turismo criminale», persone che commettono infrazioni in Svizzera e poi attraversano di nuovo la frontiera, il numero degli stranieri arrestati resta superiore alla media nazionale.

Altra cifra che dà da pensare: «Il tasso di disoccupazione della popolazione straniera è circa il triplo di quello degli svizzeri», constata Eduard Gnesa. «I più colpiti sono i giovani e coloro che dispongono solo di una formazione mediocre».

«Troppi giovani stranieri hanno una formazione scolastica transitoria», osserva il direttore dell’UFM. Ragazzi che si accontentano di soluzioni poco idonee, o che interrompono più spesso dei loro coetanei svizzeri il tirocinio. Di solito hanno passato solo pochi anni in Svizzera, dove hanno raggiunto i loro genitori tardivamente, e perciò non parlano nemmeno bene le lingue nazionali.

swissinfo e agenzie

Oltre il 20% della popolazione in Svizzera è composta persone immigrate dopo il 1945 o da loro discendenti.
Un quarto del volume totale di lavoro è svolto in Svizzera da mano d’opera straniera.
Circa l’85 % della popolazione straniera vive negli agglomerati.
Quasi un matrimonio su tre viene celebrato tra persone di due nazionalità diverse.
I «sans-papier» che vivono clandestinamente in Svizzera sono tra 80 e 100 mila.

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