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Officine di Bellinzona: un anno fa lo storico sciopero

Chiara Simoneschi-Cortesi, presidente del Consiglio nazionale, e Gianni Frizzo, presidente del comitato di sciopero swissinfo.ch

Si lavora di più e meglio. Tutto è cambiato un anno dopo lo sciopero che aveva coinvolto il Ticino e travalicato le Alpi per la sua forza dirompente, costringendo le FFS Cargo a tornare sui propri passi.

7 marzo 2008: una data che ha fatto la storia, una data entrata nella storia. Dopo giorni di estrema tensione gli operai e le operai delle Officine FFS Cargo di Bellinzona – una forza di 430 persone determinate, compatte e coraggiose – decidono di incrociare le braccia. E pochi giorni dopo, un intero cantone si schiera dietro una causa che sente propria. Le immagini di un cantone in piazza fanno il giro della Svizzera.

Lo sciopero, durato 33 giorni, aveva costretto i vertici delle FFS ad intavolare negoziati con il Comitato di sciopero delle Officine e a ritirare definitivamente i loro piani di ristrutturazione, in base ai quali buona parte dei lavori di manutenzione delle locomotive e dei vagoni, affidati alle Officine, sarebbero stati privatizzati e dislocati, con la soppressione di almeno 120 impieghi.

Lo stesso ministro dei trasporti Moritz Leuenberger era intervenuto per sollecitare le FFS a rivedere la loro posizione e per affidare a Franz Steinegger il compito d mediatore della Tavola rotonda. Nel frattempo le Officine FFS di Bellinzona sono passate, dal primo di gennaio, dalla Divisione Cargo a quella Viaggiatori.

I frutti della lotta

Il 7 marzo 2008 inizia, dunque, un percorso fatto di lotta, di resistenza, di manifestazioni di piazza, di duri scontri e confronti, di porte sbattute in faccia che poi si riaprono, di mobilitazione, di mediazione, di tante fatiche, ma anche di tanta solidarietà. Un percorso – come è stato più volte ripetuto sabato scorso in pittureria, il luogo per antonomasia della resistenza delle Officine – nato dal basso, costruito dal basso.

“Nessuna forza sindacale avrebbe potuto sorreggere la lotta – sottolinea Gianni Frizzo, il leader simbolo delle Officine – senza di noi, senza la nostra volontà. Nessuna decisione è stata presa senza che venisse da noi”. Insomma nessun futuro sarebbe stato scritto senza il pugno dei 430 lavoratori e lavoratrici.

E la lotta ha portato i suoi frutti. Il lavoro non manca, anzi aumenta. E potrà crescere ancora se la direzione accoglierà la rivendicazione del potenziamento dell’ufficio vendita di Bellinzona. Negli ultimi mesi è stato acquisito nuovo lavoro nel settore locomotive (“loc”) stipulando un contratto con la ditta Bombardier e con la BLS Cargo, la principale ferrovia privata nel transito alpino attraverso la Svizzera. Sono pure aumentate le ore lavoro delle “loc” (da 134 a 144 mila) e dei carri merci (da 355 a 365 mila).

In carica da poco più di un mese, il nuovo direttore delle Officine Sergio Pedrazzini è soddisfatto: ha trovato un clima positivo, persone motivate (le assenze per malattia e infortuni sono, per esempio, diminuite). Per natura aperto al dialogo, Pedrazzini è convinto del futuro delle Officine.

“Rifaremmo tutto quanto abbiamo fatto”

“Grazie per quello che voi avete saputo fare un anno fa”. Esordisce con queste parole la prima cittadina svizzera Chiara Simoneschi-Cortesi, rivolgendosi al pubblico, ai lavoratori e alle lavoratrici che si sono ritrovati in pittureria per ricordare il primo anniversario dello sciopero.

“Fabio Pedrina ed io sediamo nella Commissione dei trasporti del Consiglio nazionale (Camera del popolo). Almeno due volte all’anno – spiega Simoneschi Cortesi – incontriamo i vertici delle FFS e delle FFS Cargo. Mai nessuno, prima dello sciopero, ci aveva comunicato che stavano preparando una soluzione che si è rivelata squilibrata, ingiusta e che avrebbe penalizzato le Officine per errori compiuti in altri settori. Con la vostra lotta abbiamo saputo mostrare come dovrebbe sempre essere il Ticino: unito”.

A nome del Consiglio di Stato del Canton Ticino, di cui assicura la presidenza, il ministro ticinese Marco Borradori ha ricordato il generale senso di unità popolare e politica nei confronti della protesta. “Rifaremo esattamente tutto quello che abbiamo fatto. In questo anno – ha detto il direttore del Dipartimento del territorio – abbiamo visto un Ticino unito e compatto, e non capita tutti i giorni”.

Un anno dopo, prove di bilancio

“Quella di oggi – sottolinea a swissinfo Matteo Pronzini, sindacalista di Unia – non è stata solo una festa, ma anche un’occasione per tornare a dibattere su come resistere agli attacchi del padronato e costruire nuova solidarietà. Lavoratori e lavoratrici delle Officine hanno mostrato che uniti si possono vincere le battaglie”.

Secondo Pronzini quello delle Officine “è un esempio di lotta sindacale su cui riflettere soprattutto nel contesto attuale caratterizzato da una grande crisi con i conseguenti violenti attacchi alle condizioni di lavoro e di vita dei salariati, sempre più esposti alla precarizzazione. Le Officine hanno dimostraro di sapere combattere ma di voler anche costruire il proprio destino”.

In un contributo apparso sul Corriere del Ticino, il professor Remigio Ratti – grande esperto nell’economia dei trasporti – invita a cercare di cogliere gli insegnamenti della vicenda. “Certi investimenti legati all’innovazione ed al privato – scrive Ratti – sono già partiti altrove e la scelta conservatrice rende più difficile lo sviluppo di un vero e proprio polo tecnologico del trasporto e della mobilità, facilmente sbandierato e ora dato allo studio alla Supsi”.

La lezione sicuramente da ricordare, secondo Remigio Ratti, è “che anche le ferrovie ed il servizio pubbli­co rispondono ad un mercato dove, in ultima analisi, si vince o si perde non per un fatto del destino, ma nella misura in cui non solo un’azien­da, gli operai e i dirigenti, ma anche un territo­rio si organizza e pensa in una visione di svilup­po. Fare territorio e costruire nuove prossimità (organizzative ed istituzionali) non è una cosa anacronistica, anzi è la risposta alla globaliz­zazione”.

swissinfo, Françoise Gehring, Bellinzona

Il prossimo 13 marzo a Lucerna attorno alla Tavola rotonda torneranno a sedere i rappresenanti delle Officine di Bellinzona e di FFS Cargo.

Presieduta da Franz Steinegger, verterà verosimilmente anche sulla riattivazione dei gruppi di lavoro – fermi dal settembre scorso – che si occupano degli investimenti necessari per assicurare il futuro delle Officine.

I rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici chiederanno inoltre nuove garanzie temporali e finanziarie per assicurare un futuro alle Officine anche dopo il 2013.

Nell’ambito di una delle ultime tavole rotonde del 2008 il gruppo di lavoro misto ha presentato una serie di misure volte a migliorare i risultati di esercizio di 10 milioni di franchi entro il 2010.

A Lucerna ha preso avvio in serata la consegna dei premi del cinema svizzero 2009. Il ticinese Danilo Catti ha ricevuto il Premio speciale della giuria per il documentario “Giù le mani” sullo sciopero delle officine di Bellinzona. Il suo film era stato proiettato in prima assoluta l’anno scorso, al Festival internazionale del film di Locarno.

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