Portaborse «à la carte» per i politici svizzeri
L’ordine del giorno a Palazzo federale diventa sempre più complesso. Quanto lavora un deputato a Berna e come si fa aiutare?
Le soluzioni sono varie; ogni deputato fa le sue scelte e definisce le sue priorità.
Il parlamento svizzero è di milizia. I deputati sono a Berna per dodici settimane, durante le quattro sessioni ordinarie, e per le sedute delle commissioni. Nel resto del tempo hanno lo spazio per un altro lavoro che renda un po’ di più.
Ufficialmente si ritiene che un mandato parlamentare occupi i deputati per metà tempo, ma gli assistenti contattati non ci credono: «Dipende come si vuole fare il lavoro», ci dice per esempio Miriam Minder, sottintendendo che chi si impegna veramente ha bisogno di molto più tempo. Anche Fernanda Lafranchi afferma che la sua «signora», in politica ci mette «tutta la vita».
Il filtro organizzatore
Le soluzioni alla crescente complessità dei temi da trattare sono due: o il parlamentare si dedica esclusivamente alla politica o si prende un’assistente che lo aiuti. Non esistono delle cifre ufficiali, perché i consiglieri non devono rendere conto di come impiegano i propri soldi ma, grazie ai nuovi contributi, sono sempre di più i deputati che si fanno aiutare da un collaboratore, come fanno Chiara Simoneschi-Cortesi e Evi Allemann.
Oltre al lavoro in sala a Berna c’è infatti la necessità di seguire gli sviluppi nei cantoni, dove i deputati sono eletti. Per fare tutto con una certa efficacia, molti ricorrono ormai all’aiuto esterno.
Modelli di destra modelli di sinistra
I più fortunati dispongono di un ufficio privato o del gruppo d’interesse che rappresentano, come i sindacalisti o i rappresentanti delle organizzazioni padronali. Così il deputato radicale Pierre Triponez delega i compiti amministrativi alla sua organizzazione dei piccoli imprenditori, artigiani e commercianti.
Di risonanza nazionale è invece il caso di Cristoph Blocher, cui si rinfaccia di coltivare gli ideali della famiglia patriarcale. A fianco del condottiero del conservatorismo nazionale c’è infatti la moglie Sylvia, che con mano ferrea ha gestito per anni tutti gli appuntamenti politici del marito.
Opposto il modello scelto dalla giovane socialista bernese Ursula Wyss. «Per lei abbiamo formato un team di cinque collaboratori personali a cui si aggiunge un gruppo allargato di 15 persone per discutere i grandi temi. Svolgiamo il nostro lavoro amministrativo a titolo volontario, così i 30’000 franchi di retribuzione possono andare direttamente a sostegno delle attività politiche», afferma Marc Gebhart che si occupa delle relazioni pubbliche per la parlamentare.
E a volte capitano anche dei casi curiosi: il deputato radicale zurighese Filippo Leutenegger ha assunto a tempo parziale la direttrice del mensile del Partito socialista, creando qualche scompiglio ideologico. Comunque sia la soluzione, il collaboratore personale sembra affermarsi come strumento insostituibile per il lavoro in parlamento.
swissinfo, Daniele Papacella
Il salario base dei parlamentari è limitato a 24’000 franchi l’anno e ad un contributo per la previdenza sociale di 12’000 franchi.
Per ogni giornata di lavoro i parlamentari ottengono un gettone di 400 franchi. A questo si aggiunge un contributo spese di 30’000 franchi. Questa somma può essere utilizzata per rimborsare un collaboratore.

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