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Pro e contro il referendum propositivo: la campagna è aperta

Per i fautori, un completamento della democrazia diretta. Per il governo un'inutile rattoppo. In vista della votazione sul referendum propositivo i due fronti hanno sfoderato i propri argomenti.

Iniziativa popolare per «più diritti per il Popolo grazie al referendum con controproposta», così si chiama il progetto su cui si voterà il prossimo 24 settembre. Grazie a questo cosiddetto referendum propositivo, i cittadini potrebbero esprimersi non soltanto in merito ad una legge nel suo insieme, com’è possibile attualmente, ma anche su una controproposta che diverga in qualche punto dal progetto elaborato dal parlamento.

Si tratterebbe di un’ «opera di rattoppo» puntuale mentre la democrazia diretta necessita di riforme globali, ha detto il ministro di giustizia e polizia illustrando i diversi punti deboli, e in qualche modo anche rischiosi, del referendum propositivo. Per il governo l’allettante promessa di poter modificare singoli punti di una legge già varata dal parlamento sminuisce il ruolo di quest’ultimo ed intacca il sistema di concordanza elvetico. Il nuovo strumento indurrebbe a scegliere gli elementi che più interessano a determinati gruppi politici a scapito dell’insieme.

Un altro non trascurabile difetto del referendum propositivo è stato rilevato dal professore di diritto costituzionale Jean-François Aubert, e riguarda l’insufficiente esame di validità previsto per le controproposte. Sarebbe infatti possibile proporre modifiche di legge che violerebbero la Costituzione e il diritto pubblico internazionale. In generale la procedura legislativa diventerebbe più lunga e travagliata. Per il cittadino, già oggi chiamato ad esprimersi su temi molto complessi, il referendum propositivo costituirebbe una complicazione della democrazia diretta.

Al contrario secondo i sostenitori dell’iniziativa, lanciata dalla sinistra ma appoggiata anche da qualche esponente progressista dei partiti borghesi, il cittadino della moderna società dell’informazione è in grado di votare in maniera differenziata su questioni complesse e occorre quindi riflettere sui possibili miglioramenti della democrazia diretta.

I paladini del nuovo congegno democratico hanno risposto punto per punto alle obiezioni governative. Così, invece di indebolirla, lo strumento rafforzerebbe la politica consensuale poiché il parlamento dovrebbe tenere in maggiore considerazione anche le esigenze delle minoranze. In ogni caso nulla vieterebbe di procedere ad un esame di validità di un referendum propositivo prima di essere sottoposto al verdetto popolare. Da anni si parla di revisione ma tutti i tentativi intrapresi negli ultimi decenni si sono arenati, da ultimo il pacchetto di riforma costituzionale proposto dal governo e congelato l’anno scorso dalla commissione del Nazionale.

Luca Hoderas

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