Referendum anti-bilaterali: scontato “no” da PSS e PDC
Socialisti e democristiani raccomandano il rifiuto del referendum contro gli accordi tra Svizzera e Unione europea. Per i socialisti i bilaterali sono un'importante tappa verso l'adesione. Per Ruth Metzler i timori degli oppositori sono infondati.
Logico “no”, quello lanciato sabato da democrisitiani e socialisti, contro il referendum anti-bilaterali.
I delegati dei due partiti di governo hanno deciso di raccomandare l’approvazione degli accordi raggiunti con l’Unione europea.
Per il Comitato centrale del Partito socialista, riunitosi a Berna, i sette accordi settoriali, di natura essenzialmente economica, costituiscono in sostanza una tappa verso l’adesione della Svizzera all’Ue.
E l’obiettivo che i socialisti si fissano è quello di poter partecipare alla costruzione di un’Europa politica e sociale.
Ma al fine di rilanciare la battaglia dell’integrazione non sarà comunque sufficiente approvare gli accordi bilaterali il 21 maggio prossimo, ha riconosciuto il consigliere nazionale giurassiano Jean-Claude Rennwald.
Secondo Rennwald, inoltre, la votazione non è ancora vinta. È importante – ha sottolineato – ottenere un tasso di approvazione elevato, almeno del 60 percento, per poter sperare di rilanciare il processo di adesione entro il 2001.
Per il consigliere nazionale bernese Peter Vollmer è fuori questione sostenere che lo scrutinio possa rappresentare una moratoria di sette o otto anni per l’adesione all’Ue, come invece annunciato dal consigliere federale Pascal Couchepin. In ogni caso – ha spiegato – si dovrà comunque passare attraverso quattro o cinque anni di negoziati e due anni di processo di ratifica, prima di entrare nell’Ue.
I due consiglieri nazionali hanno sostenuto che gli accordi ridurranno gli svantaggi economici subiti dalla Svizzera dopo il no allo Spazio economico europeo (See) del 6 dicembre 1992. E grazie alle misure di accompagnamento, destinate a evitare il dumping salariale e un’invasione delle 40 tonnellate, per il PS gli accordi sono diventati perfettamente accettabili.
I delegati del Partito democratico cristiano si sono invece riuniti a Romanshorn, dove pure l’opposizione al referendum anti-bilaterale è stata unanime (nella foto).
I democristiani hanno approfittato dell’occasione per lanciare un appello a Partito socialista e all’Unione democratica di centro, affinché mettano da parte le loro rivalità e si seggano a discutere attorno allo stesso tavolo.
Il presidente del PDC Adalbert Durrer non ha esitato a dichiarare in crisi il sistema politico della concordanza in Svizzera, definendolo “traballante come un pugile spossato”.
La consigliera federale Ruth Metzler è infine intervenuta per sottolineare che attraverso gli accordi bilaterali la Svizzera potrà mostrare la propria volontà di partecipazione all’elaborazione del futuro europeo. Secondo la Metzler i fatti mostrano che il pericolo di un’immigrazione massiva non è fondato. Contrariamente a quanto sostengono coloro che si oppongono ai bilaterali.
swissinfo e agenzie

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