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Risolto il finanziamento del fondo di coesione

Il miliardo di coesione è destinato ai nuovi membri dell'Unione europea Keystone

Il miliardo di franchi destinato ai nuovi membri dell'Unione europea sarà prelevato in parte dall'aiuto ai paesi dell'Est ed il resto dal budget della Confederazione.

Il piano del governo per il finanziamento del contributo alla coesione europea ha tuttavia suscitato numerose critiche.

Per finanziare il miliardo di franchi che la Svizzera ha promesso ai 10 nuovi paesi dell’Unione europea (Ue) quale contributo alla coesione, l’attuale aiuto ai paesi dell’ex blocco comunista sarà ridotto di 600 milioni sui prossimi 10 anni.

Lo ha deciso venerdì il Consiglio federale, il quale ha stabilito che i 400 milioni restanti saranno prelevati dal budget generale della Confederazione.

Il finanziamento «avverrà mediante compensazioni effettuate in parti uguali» dal Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) e dal Dipartimento federale dell’economia (Dfe).

Riduzioni all’Est, ma non al Sud

Secondo un comunicato congiunto dei ministeri interessati, «i crediti ridotti dei due dipartimenti saranno rifinanziati per il 40% dal bilancio globale, sempre comunque rispettando il freno all’indebitamento e tenendo conto delle entrate previste e del limite alle spese».

Concretamente, sia il Dfe che il Dfae dovranno risparmiare annualmente 30 milioni a testa, mentre l’aiuto ai paesi dell’Est sarà ridotto e passerà dagli attuali 200 milioni a 140 milioni.

«Una parte di questi soldi si libererà automaticamente, dato che alcuni progetti in Russia, Bulgaria e Romania stanno per finire», ha spiegato il delegato del governo agli accordi commerciali, Oskar Knapp.

«Per quanto riguarda i dipartimenti, oltre alle misure di tagli alla spesa, sono previste anche nuove entrate, in particolare quelle legate ai proventi della fiscalità del risparmio», ha aggiunto.

Non vi saranno invece riduzioni nell’aiuto allo sviluppo dei paesi del Terzo mondo.

Progetti scelti da Berna

Alla fine di febbraio, la Svizzera aveva firmato con l’Ue un memorandum d’intesa sulle modalità di ripartizione del miliardo di franchi. L’aiuto assumerà la forma di progetti concreti, scelti da Berna in modo assolutamente autonomo, in collaborazione con i paesi beneficiari.

I versamenti, che dovrebbero essere effettuati a partire dal prossimo anno, si estenderanno sull’arco di circa dieci anni.

«Il contributo svizzero è decisivo per garantire, a lungo termine, buone relazioni con l’Ue e per tutelare gli interessi elvetici sulla strada dei bilaterali», indicano Dfe e Dfae.

Alleanza incrinata

Contro la legge che prevede il versamento del miliardo, l’Unione democratica di centro, i Democratici svizzeri e la Lega dei Ticinesi hanno già lanciato un referendum.

Dopo la decisione odierna del governo, la raccolta delle 50’000 firme promossa dai partiti di destra (scadenza al 13 luglio), potrebbe rivelarsi facilitata. L’alleanza contro il referendum composta dal Partito socialista (Ps), dai democristiani (Ppd) e dai radicali (Plr), si è infatti è incrinata.

«Quanto ha deciso oggi il Consiglio federale è incomprensibile», ha detto il presidente del Ps, Hans-Jürg Fehr.

La mozione approvata la scorsa settimana dal Parlamento e il compromesso, messo a punto dai consiglieri federali Joseph Deiss e Micheline Calmy-Rey e dai rappresentanti dei tre partiti dell’alleanza, erano chiari su questo punto, affermano i socialisti. Ora invece il governo ha cambiato le carte in tavola e deciso di tagliare gli aiuti all’Est Europa.

«Riesamineremo la nostra posizione in merito al referendum», precisa un comunicato dei socialisti.

Contenti soltanto i radicali

Anche il Ppd considera incomprensibile la decisione odierna, parlando di una «pesante responsabilità assunta dal governo».

Le organizzazioni umanitarie ed evangeliche, dal canto loro, non sono convinte che il budget per gli aiuti ai paesi in via di sviluppo rimarrà intatto come promesso.

Il Plr, unico partito dell’esecutivo soddisfatto della proposta governativa, respinge le critiche. «Aspettavamo questa decisione da lungo tempo», ha detto il portavoce Christian Weber.

swissinfo e agenzie

Il fondo di coesione dell’Ue è uno strumento strutturale introdotto nel 1994 per ridurre le disparità economiche e sociali tra gli stati membri dell’Unione.

Nel 2004 Bruxelles ha chiesto a Berna di contribuire finanziariamente all’estensione, con la stessa somma della Norvegia, l’Islanda e il Liechtenstein.

I quattro paesi fanno parte dell’Associazione europea di libero scambio (AELS), che ha sede a Ginevra.

Durante la sessione primaverile delle Camere, il parlamento elvetico ha approvato il finanziamento al fondo di coesione.

Contro il miliardo Ue la destra ha lanciato però un referendum.

Dei dieci nuovi paesi membri dell’Ue, la Polonia sarà il maggiore beneficiario del contributo elvetico al fondo di coesione, con 489 milioni.
L’Ungheria riceverà 131 milioni, la Cechia 110, la Lituania 71, la Slovacchia 67, la Lettonia 60, l’Estonia 40, la Slovenia 22, Cipro 6 e Malta 3.
Due milioni saranno a disposizione per progetti prioritari.

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