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“Semel in anno licet insanire”: quattro domeniche senz’auto per sognare?

I senatori non sembrano intenzionati a rispolverare i ricordi di 28 anni fa, quando sull'autostrada nei pressi di Zurigo si circolava in bicicletta ... Keystone

Una citazione in latino in bocca al senatore ticinese Dick Marty per rivendicare maggiore creatività in politica e opporsi ai "contabili e ai fiduciari che vogliono condizionare ogni attimo della nostra vita." Un'esortazione ignorata però dai colleghi della Camera alta, che hanno affondato l'iniziativa popolare per quattro domeniche all'anno senz'auto con 29 voti contro 7.

L’iniziativa, inoltrata tre anni fa, prevede di mettere a disposizione della popolazione, una domenica per ogni stagione, le piazze e le strade pubbliche, che sarebbero per l’occasione chiuse al traffico motorizzato privato, eccezion fatta per i mezzi di trasporto pubblici e quelli d’interesse generale. Il divieto di circolazione si applicherebbe durante una fase sperimentale di quattro anni. In seguito, il popolo dovrebbe nuovamente votare per decidere se introdurre definitivamente le quattro domeniche senz’auto.

L’iniziativa è stata promossa da un gruppo di persone che accettano l’appoggio dei partiti ma non vogliono che questi dirigano le operazioni. Numerose organizzazioni, generalmente specializzate nella protezione dell’ambiente, appoggiano la proposta. L’iniziativa non è diretta contro l’automobile, ma mira ad offrire alla popolazione l’occasione di fare qualcosa di diverso durante quattro giorni all’anno.

Dalla tribuna sono state segnalate le “grandi” difficoltà per la realizzazione di questa iniziativa. Il relatore della commissione dei trasporti Hans Hess (PRD/OW) ha sottolineato che la Svizzera, in quanto paese di transito, non può permettersi di bloccare le frontiere durante quattro domeniche. Secondo Hess, il paragone con l’estero – si pensi alle domeniche senz’auto in Italia – non regge, perché negli altri paesi queste azioni si sono svolte in singole città, senza coinvolgere tutto il territorio nazionale. La decisione in Italia è inoltre motivata da un inquinamento “che da noi non esiste.”

Per Hess, il risultato chiarissimo della votazione di domenica scorsa contro l’iniziativa dei 30 chilometri nei centri abitati dimostra che la popolazione non vuole soluzioni radicali in questo settore. Inoltre, il paragone con il 1973, quando il Consiglio federale decise di vietare il traffico privato durante tre domeniche, non regge. Allora c’era la crisi petroliera, oggi la situazione è molto diversa.

Il presidente della Confederazione Moritz Leuenberger teme dal canto suo che questa iniziativa serva da pretesto per giustificare decisioni poco rispettose dell’ambiente, come ad esempio la costruzione di una seconda galleria stradale sotto il Gottardo. Leuenberger è intervenuto nel dibattito per sottolineare che la Svizzera dispone di una politica dei trasporti coerente e rispettosa dell’ambiente.

L’iniziativa, ha detto il socialista giurassiano Pierre-Alain Gentil, solleva un certo numero di interrogativi pertinenti legati alla mobilità. “Se questa è davvero un bene supremo, perché allora, ha chiesto Marty, si accettano che grandi manifestazioni sportive provochino il caos sulle strade o addirittura che un’intera regione sia totalmente privata di mobilità, come è successo per il cantone dei Grigioni durante l’ultimo Forum economico di Davos?”

Per Dick Marty, presidente di Svizzera turismo, l’idea di quattro domeniche senz’auto potrebbe diventare un interessantissimo argomento di promozione del turismo in Svizzera. Ci vogliono però idee originali e fresche che non possono venire da chi ragiona con una “mentalità di contabile o di fiduciario.” In quanto rappresentante di un cantone estremamente motorizzato, Marty è cosciente di prendere un certo rischio difendendo questa iniziativa. Per lui, la politica non deve però limitarsi a dire quel che gli elettori vorrebbero che si dicesse. Marty ritiene che questa iniziativa sia un investimento per il futuro. “In politica, aggiunge, avere ragione troppo presto è scomodo, ma alla lunga può essere gratificante.”

Il Consiglio federale invita a bocciare l’iniziativa e nel suo messaggio argomenta così: “All’alba del terzo millennio, la Svizzera deve mostrarsi aperta all’Europa. Per le eccezioni non vi è posto.” Parole che acquistano una portata particolare all’indomani di un voto popolare fortemente contrario all’apertura europea.

Mariano Masserini

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