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Toni Hagen tra le Alpi e l’Himalaia

Toni Hagen: nove anni per percorrere a piedi e disegnare il Nepal Keystone Archive

Si è spento a Lenzerheide Toni Hagen, pioniere dell'aiuto allo sviluppo svizzero e grande conoscitore del Nepal.

È stato il primo straniero ad avere un accesso illimitato al paese e il primo al quale Katmandu abbia attribuito la cittadinanza onoraria.

L’esperto svizzero di aiuto allo sviluppo Toni Hagen è morto venerdì 18 aprile all’età di 85 anni, tre giorni dopo il decesso della moglie Gertrud. In passato gli scritti di Hagen, che non risparmiò critiche all’aiuto statale allo sviluppo, suscitarono grandi dibattiti in Svizzera.

Alla scoperta del Nepal

Geologo di formazione, Toni Hagen esplorò il Nepal negli Anni ’50, quando ancora vaste regioni del piccolo regno ai piedi dell’Himalaia erano chiuse agli stranieri. Nominato geologo nazionale dal governo di Katmandu, Hagen percorse a piedi 14mila chilometri, realizzando una serie importante di studi.

I suoi scarponi calpestarono la terra di regioni misteriose e ancora oggi difficilmente accessibili ai turisti come il Mustang, il Dolpo e il Simikot. La sua missione in Nepal diede il via all’aiuto allo sviluppo svizzero nel paese asiatico. Impegno, quello elvetico, che dura a tutt’oggi.

Nel 1998 il geologo elvetico fu decorato da re Birendra con la più alta distinzione accordata dal Nepal ad uno straniero, l’Ordine del Suprasiddha-Prabel-Gorkha-Dakshinbahu, quale riconoscimento del suo lungo impegno a favore del benessere del paese asiatico.

Impegno a livello internazionale

Toni Hagen non lavorò solo come geologo nazionale nepalese, ma fornì anche rapporti sulla situazione ai confini del Tibet all’ambasciata Svizzera di Nuova Delhi.

All’inizio degli anni Sessanta, il Comitato internazionale della Croce Rossa gli affidò una missione di soccorso presso i rifugiati tibetani in Nepal. Hagen riuscì a convincere il governo nepalese a concedere asilo illimitato ai tibetani.

In quell’occasione conobbe il Dalai Lama che gli assicurò il suo sostegno. «Toni Hagen è uno dei miei più vecchi amici» ha dichiarato la guida spirituale dei tibetani. «Per essere sincero quando venne da me nel 1959 pensai che si trattasse di uno dei soliti signori svizzeri. Ma poi capii che Toni Hagen si stava seriamente impegnando affinché la nostra eredità culturale non andasse dispersa».

Negli anni successivi Hagen condusse diverse operazioni d’aiuto per conto dell’Onu in Yemen, Perù, Pakistan, Bangladesh e in molte altre regioni.

Critiche alla DSC

Tra il 1974 e il 1982, Toni Hagen è stato docente in materia di aiuto allo sviluppo al Politecnico federale di Zurigo. Ultimamente si era dimostrato piuttosto critico nei confronti dell’operato della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC). Hagen riteneva che l’intervento statale svizzero fosse inefficace.

Il Nepal – travagliato da problemi come povertà, corruzione, vendita di ragazzine che finiscono nel giro della prostituzione – si è sempre mostrato riconoscente nei confronti del «suo» geologo nazionale. Tra le varie onorificenze che il regno himalaiano ha attribuito a Hagen si trova anche la cittadinanza onoraria di Katmandu, conferitagli nel 1995. Era la prima volta che la capitale nepalese attribuiva un tale riconoscimento ad uno straniero.

swissinfo e agenzie

Nel gennaio 2003 è uscito sugli schermi cinematografici svizzeri «Il cerchio di Buddha», documentario dedicato a Toni Hagen.
«Lavoro non elemosina»: questo il concetto di aiuto allo sviluppo di Hagen.
Tra i suoi amici il Dalai Lama
In Nepal Toni Hagen è un personaggio leggendario

Toni Hagen nasce il 17 agosto 1917 a Lucerna. Studia geologia al Politecnico federale di Zurigo dove si diploma nel 1941. Dopo il dottorato lavora qualche anno come ricercatore allo stesso politecnico. Nel 1950 parte per il Nepal come membro della prima missione svizzera di aiuto allo sviluppo destinata al regno himalaiano.

Nel 1952 è nominato geologo nazionale dal governo nepalese. Tra il 1953 e il 1959 esplora il paese. Negli anni successivi lavora come consulente per l’Onu e la Croce rossa che gli affidano diverse missioni in Nepal, Tunisia, Libano, Cile e in altre regioni di crisi. Dal 1972 lavorava come libero giornalista e consulente per associazioni di aiuto allo sviluppo.

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