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UDC contro il miliardo di coesione per l’Europa

Ueli Maurer non vuole che i versamenti all'Europa diventino un abitudine Keystone

L'Unione democratica di centro chiede di votare due volte no il 26 novembre: no al miliardo di franchi per la coesione europea e no all'armonizzazione degli assegni famigliari.

Il partito – che rappresenta la destra nazionalcoservatrice – teme che le due proposte abbiano come conseguenza dei costi imprevedibili.

L’Unione democratica di centro (UDC) ha lanciato lunedì la sua campagna in favore di un duplice «no» in occasione delle votazioni federali del 26 novembre all’insegna del motto: «pagare e ancora pagare». Secondo l’UDC, il miliardo di coesione da versare all’Unione europea per l’integrazione dei nuovi Stati membri e l’armonizzazione degli assegni familiari vanno respinti «per motivi di politica finanziaria».

Il Partito socialista e il Partito popolare democratico dicono sì tanto al miliardo di coesione quanto agli assegni famigliari armonizzati. Il quarto partito di governo – il Partito liberale radicale – non ha ancora dato indicazioni di voto.

Salvadanaio spezzato

I due oggetti in votazione – ha dichiarato il presidente dell’UDC Ueli Maurer alla stampa – comporteranno spese «per miliardi di franchi a carico del contribuente». Per questo, il partito ha scelto di rappresentare nelle sue insegne un salvadanaio spezzato a forma di maialino rosso a croce bianca.

Secondo Maurer si tratterà comunque di una campagna modesta, dal momento che dispone di un budget di appena 60’000 franchi.

L’UDC non si oppone al miliardo di franchi destinato ai nuovi membri dell’Unione europea (UE) in quanto tale. A detta di Maurer, il partito ha deciso di lanciare il referendum perché non condivide le condizioni di pagamento.

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Compensare

«Di fronte alla desolante situazione delle casse federali», è indispensabile che il miliardo sia integralmente compensato da risparmi nei dipartimenti federali degli affari esteri (DFAE) e dell’economia (DFE), ha spiegato il deputato André Bugnon. A suo avviso si tratta poi di limitare a un miliardo i contributi all’Ue. Altrimenti, le future adesioni, come quelle della Romania o della Bulgaria, potrebbero costare alla Svizzera altre centinaia di milioni.

Bugnon ha detto che «non è il caso di consegnare all’Ue le chiavi della cassaforte svizzera per permetterle di servirsene a piacimento a ogni nuova adesione».

Un rifiuto popolare del progetto di legge non avrà alcuna conseguenza per la Svizzera, sebbene i suoi fautori ne parlino in termini apocalittici, ha aggiunto il deputato bernese Simon Schenk. Il Consiglio federale sarebbe semplicemente costretto a presentare un nuovo progetto, che prenda in considerazione la compensazione integrale del miliardo.

Assegni familiari

L’UDC invoca argomenti finanziari anche per l’opposizione all’armonizzazione degli assegni per i figli a 200 franchi mensili in tutta la Svizzera. Con questa unificazione, sostiene il partito di destra, l’economia dovrebbe sborsare 400 milioni di franchi supplementari, quando già contribuisce al regime degli assegni familiari con 4 miliardi l’anno.

I contributi di Confederazione e cantoni aumenterebbero inoltre di quasi 200 milioni, ha criticato il consigliere nazionale Jürg Stahl. Il deputato se l’è presa soprattutto con gli assegni versati per i figli residenti all’estero.

«L’esportazione delle indennità familiari è un’importante fonte di abuso sociale». Attualmente, circa 230’000 assegni sono versati all’estero per figli «che non sappiamo se esistano realmente. All’estero – ha concluso Stahl – questa manna potrebbe incrementare il tasso di natalità».

swissinfo e agenzie

Il miliardo di coesione svizzero dovrebbe essere suddiviso tra i paesi che hanno raggiunto l’Ue nel 2004.
La Polonia dovrebbe ricevere 489 milioni di franchi, l’Ungheria 131 milioni, la Repubblica ceca 110 milioni.
Seguono la Lituania (71 milioni), la Slovacchia (67 milioni), la Lettonia (60 milioni), l’Estonia (40 milioni), la Slovenia (22 milioni), Cipro (6 milioni) e Malta (3 milioni).
Due milioni di franchi verrebbero messi da parte per progetti futuri.

Il fondo di coesione dell’Unione europea (Ue) è uno strumento strutturale introdotto nel 1994 con l’obiettivo di appianare le differenze economiche e sociali tra gli Stati dell’Unione.

Nel 2004, l’Ue ha chiesto alla Svizzera di contribuire al finanziamento del fondo di coesione con la stessa somma versata dagli altri paesi dell’Associazione europea di libero scambio (Norvegia, Islanda e Liechtenstein). Il contributo è destinato all’integrazione dei nove Stati che hanno raggiunto l’Ue nel 2004.

Nel marzo del 2006, il parlamento svizzero ha dato il suo benestare al versamento di un miliardo di franchi nel fondo di coesione dell’Ue.

Il miliardo dovrebbe essere versato a rate nel corso dei prossimi cinque anni ed essere finanziato soprattutto attraverso i budget del Dipartimento delle finanze, del Dipartimento degli affari esteri e dell’Aiuto ai paesi dell’Est.

Contro questo progetto i partiti di destra dura hanno inoltrato un referendum. Il popolo svizzero dovrà dunque esprimersi sul miliardo di coesione il 26 novembre.

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