L’Atto di mediazione in sintesi

Il nuovo equilibrio politico voluto da un mediatore esterno: il primo console della Repubblica francese.
Fatti, contenuti, traguardi e risultati in panoramica.
L’Atto di mediazione del 19 febbraio 1803 inaugura, di fatto, il federalismo moderno, mettendo fine all’esperimento rivoluzionario della Repubblica elvetica unitaria, salvaguardando però alcune conquiste fondamentali della Rivoluzione.
Bonaparte ha confermato la pari dignità e l’uguaglianza tra i Cantoni e le stirpi che compongono la Svizzera, recuperando l’elemento federalista per stroncare l’egemonia dei grandi cantoni aristocratici, di Berna in particolare. Il mediatore vuole una Svizzera pacificata, debole e alleata della Francia, alla quale avrebbe dovuto fornire soldati per le guerre europee.
Napoleone ha preferito trasformare gli ex baliaggi e alleati in cantoni sovrani, piuttosto che unirli ad altri Stati: si garantiva in tal modo il sostegno di popoli che gli sarebbero stati riconoscenti per aver ottenuto da lui la libertà e la dignità. Benché non fosse nei suoi intendimenti, ha così creato la Svizzera quadrilingue e pluriculturale.
L’intervento napoleonico
Per giustificare il suo intervento, Bonaparte afferma che «l’Elvezia, in preda alle dissensioni, era minacciata della sua dissoluzione. Ella non poteva trovare in se stessa i mezzi di ricostituirsi».
È vero sì, che tra il 1800 e il 1802 ci sono stati in Svizzera quattro colpi di Stato e cinque tentativi di mutamento costituzionale e che il Paese sprofondava nel disordine e nella guerra civile. Ma è vero altresì, che il rivolgimento interno al quale si vuole porre rimedio, era stato pianificato dalla Francia stessa cinque anni prima.
Se la Repubblica elvetica del 1798 aveva proclamato l’uguaglianza tra tutti i cittadini, l’Atto di mediazione del 1803 decreta la parità tra gli Stati cantonali, sopprimendo sudditanze territoriali, privilegi di luogo, di nascita, di persone o di famiglie.
La Svizzera diventa una Confederazione fondata su un unico atto costituzionale, che si sostituisce al mosaico d’alleanze e di sudditanze che aveva caratterizzato il «Corpo elvetico» nei secoli precedenti.
L’atto federale contiene alcune disposizioni generali ispirate dalla moderna concezione dello Stato e delle libertà: uguaglianza giuridica degli individui, garanzia reciproca dei territori e delle costituzioni cantonali con esclusione di alleanze separate, libertà di domicilio e d’industria, soppressione delle dogane interne.
Erano così gettate le basi per la costruzione della Svizzera moderna, nella quale ogni cantone poteva determinare, almeno in parte, ritmi e modalità della sua integrazione.
Il nuovo-vecchio ordine
Con la Dieta (assemblea dei delegati dei 19 cantoni) e il Landamano della Svizzera si ha per la prima volta un embrione di autorità federali permanenti.
Per quanto riguarda l’ordinamento interno, i Cantoni sono divisi in tre gruppi: i Cantoni della Svizzera “primitiva”, con il loro sistema di democrazia diretta; i Cantoni cittadini, nei quali il vecchio ordinamento aristocratico e corporativo è mitigato da istituzioni rappresentative; i nuovi cantoni, ex sudditi o alleati (Argovia, San Gallo, Ticino, Turgovia, Vaud), retti da un sistema di democrazia rappresentativa su base censitaria; il Grigioni, Stato sovrano “ridotto” controvoglia al rango di cantone, conserva la struttura federalistica, basata sulla larga autonomia delle Leghe e dei comuni.
Nel 1813, le sconfitte di Napoleone provocheranno anche la caduta dell’Atto di mediazione. Sotto la regia delle potenze restauratrici europee, la Svizzera si darà nel 1815 un ordinamento federale molto più conservatore, che sopprime alcune sagge innovazioni napoleoniche. Per superarlo, ci vorranno una serie di rivoluzioni liberali nei Cantoni, a partire dal 1830, e la guerra civile del Sonderbund nel 1847.
swissinfo, Marco Marcacci
L’Atto di mediazione fatto dal Primo Console della Repubblica francese tra i partiti che dividono la Svizzera, è – formalmente – una legge francese, datata Parigi 30 pluvioso anno XI (19 febbraio 1803) e si compone di cinque parti.
1. Un preambolo nel quale è esposto il senso della Mediazione bonapartista: pacificare la Svizzera sulla base di un ordinamento federale, nell’interesse dei popoli e Stati che la compongono e della Francia, potenza mediatrice e protettrice.
2. Le 19 Costituzioni cantonali in ordine alfabetico, ognuna delle quali fissa la divisione amministrativa, lo statuto politico dei cittadini e le istituzioni dei vari Cantoni.
3. L’atto federale propriamente detto, suddiviso in tre sezioni:
– le disposizioni generali che fissano i principi dell’alleanza confederale, le competenze federali e le disposizioni valide per l’insieme della Confederazione;
– le funzioni centrali attribuite a turno ai 6 Cantoni direttori (Friborgo, Berna, Soletta, Basilea, Zurigo e Lucerna), il cui capo è elevato al rango di Landamano della Svizzera, con facoltà di prendere iniziative in campo diplomatico e militare;
– il ruolo e le competenze della Dieta, alla quale ogni Cantone delega una deputazione che vota in base alle istruzioni ricevute; le decisioni sono prese a maggioranza, e i Cantoni più popolosi dispongono di due voti.
4. Le disposizioni transitorie per la messa in vigore del nuovo ordinamento: il primo Landamano della Svizzera, il friburghese Louis d’Affry, entrerà in funzione il 10 marzo 1803 e in ogni Cantone una commissione d’organizzazione di 7 membri è incaricata di far procedere alla designazione e all’istallazione delle autorità previste dalla Costituzione.
5. Un capitolo relativo alla liquidazione del debito elvetico, un problema che aveva creato non pochi screzi tra i Cantoni.

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