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Dei dibattiti fiacchi che non mobilitano l’elettorato

La liberalizzazione degli orari d’apertura dei negozi delle stazioni di servizio dovrebbe essere accettata a debole maggioranza dagli elettori il 22 settembre prossimo. Keystone

La campagna in vista delle votazioni del 22 settembre è stata finora piuttosto insipida; ciò fa sì che per due dei tre oggetti il risultato sia ancora indeciso. L’abrogazione del servizio di leva obbligatorio sembra invece destinata ad essere respinta con un secco ‘no’.

«La tendenza al ‘no’ è ormai marcata e ben consolidata», afferma Claude Longchamp, responsabile dell’istituto gfs.bern, che ha effettuato il secondo sondaggio rappresentativo per le votazioni del 22 settembre su mandato della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR, pubblicato mercoledì.

In altre parole, nelle ultime settimane il campo degli avversari all’iniziativa per sopprimere la leva obbligatoria si è leggermente rafforzato, quello dei favorevoli si è invece indebolito. Se si fosse votato a inizio settembre, la proposta sarebbe stata bocciata con il 63% di ‘no’, mentre i ‘sì’ avrebbero raggiunto quota 31%.

Un dato emerge con chiarezza: a respingere «con più decisione l’iniziativa sono le persone in età di pensionamento», afferma Lukas Goldner, dell’istituto gfs.bern. Tra i giovani in età di leva, la «tendenza al sì è più marcata, ma non vi è da aspettarsi una maggioranza tale da permettere l’accettazione della proposta».

Per la maggioranza dei cittadini, il sistema di milizia continua quindi ad essere un pilastro della politica di sicurezza svizzera. L’idea dell’obbligo di servire è però radicata più profondamente nella Svizzera tedesca che in quella francese o italiana, dove il 22 settembre prossimo la proporzione di ‘sì’ dovrebbe essere un po’ più elevata.

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Risultati 2° sondaggio gfs.bern/SSR

Questo contenuto è stato pubblicato al Per questa seconda indagine demoscopica ha intervistato, tra il 30 agosto e il 7 settembre, un campione rappresentativo di 1’406 persone con diritto di voto, ripartite in tutte le regioni linguistiche della Svizzera. Il margine di errore è del +/- 2,7%.

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A livello nazionale, l’abrogazione del servizio militare obbligatorio è sostenuta soprattutto dalla sinistra e dai verdi. Tuttavia la campagna finora non è riuscita a decollare, osserva Claude Longchamp. In Ticino, la proporzione di elettori che intende recarsi alle urne è addirittura diminuita rispetto al primo sondaggio realizzato in agosto. Lo stesso vale per gli altri due oggetti in votazione, ovvero la modifica della legge sul lavoro, per permettere ai negozi di certe stazioni di servizio di vendere tutti i loro articoli 24 ore su 24, e la revisione della legge sulle epidemie. Per il direttore del gfs.bern, la votazione del 22 settembre non rappresenta sicuramente «una posta in gioco tale da suscitare grande interesse politico».

L’iniziativa 1:12, che mira a ridurre le differenze salariali nelle aziende, e l’aumento del contrassegno autostradale da 40 a 100 franchi (due proposte che saranno sottoposte al popolo in novembre) sono molto più presenti nel dibattito pubblico e fanno ombra alla votazione del 22 settembre.

A suscitare scarso interesse è soprattutto la revisione della legge sulle epidemie, che darà la possibilità alle autorità di rendere obbligatoria una vaccinazione. «Molti elettori non sanno ancora di cosa si tratta esattamente e cosa devono pensarne», afferma Claude Longchamp. «Il dibattito sembra essersi arrestato. Dal primo sondaggio non è stato constatato alcun cambiamento. Non avevamo mai registrato una simile costanza, è un caso semplicemente unico». I favorevoli sono per il momento leggermente in testa, ma l’esito della votazione rimane aperto. In fin dei conti, il grado di fiducia nelle autorità dovrebbe essere il fattore decisivo per il risultato della votazione.

Per l’indagine demoscopica, l’istituto gfs.bern ha intervistato, tra il 30 agosto e il 7 settembre 2013, un campione rappresentativo di 1’406 persone con diritto di voto, ripartite in tutte le regioni linguistiche della Svizzera.

Per ragioni legate alla protezione dei dati, le autorità non mettono più a disposizione le coordinate degli svizzeri residenti all’estero, che perciò non sono più presi in considerazione nei sondaggi condotti su mandato della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR in vista di votazioni federali.

Il margine di errore è di +/- 2,7 punti percentuali.

Fossato città-campagna

Per quanto concerne il terzo oggetto in votazione, il ‘sì’ è in lieve vantaggio. La revisione della legge sul lavoro che permetterebbe ai negozi di alcune stazioni di servizio di vendere anche la notte prodotti che non possono essere consumati immediatamente.

Dall’ultimo sondaggio, i favorevoli hanno guadagnato due punti percentuali, mentre i contrari ne hanno persi due. Il 48% degli intervistati si è detto favorevole alla liberalizzazione, il 45% contrario, mentre il 7% non sa ancora cosa voterà. I partiti borghesi e le associazioni padronali militano per il ‘sì’, mentre sinistra e sindacati si oppongono, stimando che si tratti di un primo passo verso una liberalizzazione più accentuata degli orari di apertura.

Tuttavia, «nelle zone urbane generalmente orientate più a sinistra», il ‘sì’ sembra in vantaggio, mentre in quelle rurali, tradizionalmente più conservatrici, predomina una posizione di rifiuto.

(traduzione di Daniele Mariani)

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SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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