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Aiuto allo sviluppo: la Svizzera può e deve fare di più

Keystone

Il gruppo parlamentare interpartitico Svizzera-Solidarietà internazionale ha ribadito giovedì a Berna che la Confederazione deve assumersi le sue responsabilità internazionali e aumentare la parte del reddito nazionale lordo (RNL) per l'aiuto allo sviluppo, portandola allo 0,5%.

La Svizzera, come molti altri paesi, è ancora lontana dall’obiettivo che le Nazioni Unite si erano fissate nel lontano 1970, ossia che gli Stati industrializzati dedichino almeno lo 0,7% del loro RNL all’aiuto pubblico allo sviluppo. Nel 2008, la percentuale era infatti dello 0,41%, pari a 2,2 miliardi di franchi.

Alla fine dello scorso anno, il parlamento aveva accettato il principio di portare questa percentuale allo 0,5% ed aveva incaricato il governo di presentare un messaggio per precisare l’impatto finanziario di una simile misura. Meno di un mese fa, però, il Consiglio federale ha indicato di voler accontentarsi per il momento di un semplice rapporto sullo stato della situazione in materia di aiuto allo sviluppo, che sarà presentato entro la fine di settembre.

“Basta tergiversare”

Una decisione che non è piaciuta a molti parlamentari. Con la sua decisione di non adempire al mandato chiaro delle Camere federali, il governo tenta di impedire che il contributo per l’aiuto allo sviluppo venga aumentato, ha in sostanza dichiarato giovedì in una conferenza stampa a Berna il consigliere agli Stati Felix Gutzwiller, rappresentante del Partito liberale radicale e membro del gruppo interpartitico Svizzera – Solidarietà internazionale, che riunisce quasi 70 parlamentari appartenenti a praticamente tutto lo spettro politico. Non presentando un messaggio e una richiesta di credito addizionale, l’aumento rischia di essere rinviato alle calende greche.

“È ora di smetterla di tergiversare”, ha esclamato Gutzwiller, sottolineando che non si tratta di diventare i primi della classe, ma semplicemente di raggiungere la media internazionale. Altri paesi, come ad esempio Svezia e Lussemburgo, consacrano ben l’1% del loro RNL all’aiuto allo sviluppo.

Crisi più forte nei paesi del sud

“In questa situazione di crisi, il rischio che gli Stati del nord cedano alla tentazione di tagliare i budget per l’aiuto allo sviluppo è reale”, ha dal canto suo dichiarato la deputata del Partito popolare democratico Kathrin Amacker.

Questo pericolo va però scongiurato ad ogni costo, poiché la crisi rischia di avere un impatto ben più importante nei paesi del sud. Stando alle stime della Banca mondiale, solo quest’anno rischiano di sprofondare in una situazione di estrema povertà altri 90 milioni di persone, ha ricordato la parlamentare del Partito borghese democratico Brigitta Gadient.

“Da noi crisi significa a volte perdere il posto di lavoro. E ciò è tragico. Non bisogna però dimenticare che nei paesi del terzo mondo crisi significa spesso fame e morte”, le ha fatto eco Kathrin Amacker.

“Non dobbiamo aumentare la percentuale allo 0,5% malgrado la crisi, ma a causa della crisi”, ha riassunto Gutzwiller. Ridurre l’aiuto allo sviluppo avrebbe conseguenze catastrofiche, tanto più che questi paesi non beneficiano per nulla dei piani di rilancio miliardari dei paesi industrializzati e degli sforzi colossali intrapresi per salvare il sistema finanziario.

E molti Stati sembrano averlo capito. Malgrado i deficit importanti, l’Unione Europea ha confermato durante la Conferenza di Doha il suo obiettivo di aumentare la percentuale per l’aiuto allo 0,56% nel 2010 e allo 0,7% nel 2015. Negli Stati Uniti, un mese fa il presidente Barack Obama ha dal canto suo proposto al Congresso un credito di 1,4 miliardi di dollari, il 63% in più rispetto alla somma attuale.

Circa 340 milioni in più

Per raggiungere lo 0,5% del RNL, la Confederazione dovrebbe invece stanziare un credito supplementare di 343 milioni di franchi. “È una questione di volontà politica e non di capacità finanziaria della Svizzera”, ha affermato la deputata popolare democratica Kathrin Amacker. Essendo calcolato in funzione del RNL, il contributo finanziario tiene infatti perfettamente conto della situazione economica di ogni paese, ha spiegato la parlamentare.

Per il consigliere nazionale dei Verdi Jo Lang, quanto viene chiesto “rappresenta una goccia d’acqua se paragonato ai miliardi messi a disposizione dalla Confederazione per salvare l’UBS o ai quasi 12 miliardi di franchi che saranno versati al Fondo monetario internazionale”.

“Abbiamo una responsabilità politica e sociale nei confronti dei paesi più poveri, duramente colpiti dalla crisi”, ha affermato dal canto suo Carlo Sommaruga.

Secondo il consigliere nazionale socialista e copresidente del Gruppo Svizzera – Solidarietà internazionale, il governo elvetico non si è inoltre ancora reso conto di quanto sia importante il tema dell’aiuto allo sviluppo per l’immagine della Svizzera, un tema che oggi, nelle grandi istanze internazionali come il G20, l’OCSE o l’ONU, è trattato insieme o in parallelo ad altre importanti questioni d’attualità, come i sostegni all’economia, la trasparenza fiscale o la regolazione finanziaria internazionale.

“Il Consiglio federale considera ancora l’aiuto allo sviluppo come un tema secondario di politica interna. Oggi deve invece essere trattato come un tema essenziale e prioritario nel modo di collocarsi della Svizzera a livello internazionale”.

Daniele Mariani, swissinfo.ch

La Svizzera si situa in dodicesima posizione tra i 22 paesi dell’Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica che fanno parte del Comitato d’aiuto allo sviluppo.

Nel 2007, Berna ha versato 1,7 miliardi di dollari (0,37% del Reddito nazionale lordo) per sostenere i paesi più poveri, mentre nel 2008 la somma ammontava a 2,2 miliardi (0,41%).

Come diversi altri paesi, la Svizzera è ancora lontana dall’obiettivo dell’ONU, ossia che gli Stati industrializzati eroghino almeno lo 0,7% del RNL per l’aiuto allo sviluppo.

In termini percentuali, in cima alla classifica vi sono i paesi nordici, il Lussemburgo e l’Olanda, con percentuali comprese tra lo 0,8 e l’1%.

In valori assoluti, i paesi che hanno speso di più sono stati, nell’ordine: Stati Uniti (26 miliardi), Germania (13,9), Gran Bretagna (11,4) e Francia (10,9). Con una percentuale dello 0,18% del RNL, gli USA sono però anche lo Stato che versa meno in termini percentuali.

Complessivamente i 22 Stati hanno destinato nel 2008 120 miliardi (+10,2%) all’aiuto allo sviluppo, una somma mai raggiunta prima d’ora.

Negli ultimi mesi, diversi attori del settore hanno però espresso il timore di veder calare questa voce di spesa, vista la crisi economica mondiale.

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