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Barack Obama di fronte al malcontento popolare

Barack Obama ha qualche difficoltà a convincere i suoi elettori a recarsi alle urne Reuters

Nelle elezioni di metà mandato del 2 novembre, Barack Obama rischia di perdere la sua maggioranza, non solo su scala nazionale, ma anche negli Stati della Federazione. Swissinfo.ch ha tastato il polso all'opinione pubblica americana, in particolare tra gli elettori di origine svizzera.

Nonostante una recente operazione per lottare contro una recidiva di cancro, John Moore fa propaganda per i candidati democratici a Alexandria, in Virginia.

«Siamo preoccupati per la mancanza di entusiasmo tra gli elettori, ma io, anche se convalescente, sono entusiasta e faccio del porta a porta», dice questo pensionato dell’amministrazione federale, il cui nonno materno emigrò da Berna nel 1910.

La smobilitazione si riscontra praticamente in quasi tutti i sondaggi, in particolare tra i sostenitori del Partito Democratico.

Vulnerabilità evidente

Secondo uno degli ultimi sondaggi, quello di Gallup, gli elettori repubblicani sono molto più propensi a recarsi alle urne.

La vulnerabilità democratica è evidente nel Nevada, uno Stato che ha votato per Barack Obama con una proporzione di oltre il 55% e dove il leader della maggioranza al Senato, Harry Reid, fatica a tenere testa ad una candidata repubblicana vicina al movimento del Tea Party.

Sharron Angle è così conservatrice che viene persino ripudiata dai sindaci repubblicani di Reno e Sparks; il primo la descrive come una donna di estrema destra alla quale si preferisce il signor Reid.

Repubblicano come il suo sindaco, Kurt Stettler – cittadino di Sparks nato in Svizzera, a Eggiswil, e giunto negli Stati Uniti nel 1962 – non è per nulla «entusiasta di Sharron Angle» che ritiene «un po’ estremista».

Eppure Stuttler voterà per lei, «perché è meglio avere una maggioranza repubblicana al Senato e un equilibrio dei poteri» tra la Casa Bianca e il Congresso. Come persona che ha avuto la propria piccola azienda, questo elettricista considera che «rispetto ai democratici, il partito repubblicano è più in sintonia con gli interessi delle imprese».

Malcontento popolare

Le difficoltà del leader dell’attuale maggioranza in Senato si verificano in uno Stato, il Nevada, dove la disoccupazione è superiore alla media nazionale e il tasso di pignoramenti uno dei più alti del paese.

Ma Barack Obama e i suoi amici democratici sono ovunque confrontati con un clima economico sfavorevole e poco spendibile a livello elettorale.

Combinati alla rabbia di molti americani delusi dalla politica di Barack Obama, la crisi, i salvataggi delle banche e di altre parti del settore privato, stanno trasformando il voto in cassa di risonanza del malcontento popolare.

Un referendum sul presidente

«Queste elezioni sono un referendum su Obama», dice Hans Moser, cittadino svizzero-americano (con la doppia cittadinanza) che vive nella Carolina del Nord e che voterà repubblicano.

«Obama dice di essere cristiano, non musulmano, e perché dovrei dubitare? Ma è un massone e ciò mi preoccupa; inoltre non ha cercato di ottenere il sostegno dei repubblicani e ha voluto fare troppe cose contemporaneamente», afferma questo evangelico. Moser sottolinea tuttavia che, vista da lui come svizzero, «la riforma sanitaria è stata positiva poiché negli USA era necessario migliorare il sistema».

Barack Obama cerca, dal canto suo, di trasformare questa verifica elettorale in un referendum contro «un ritorno alle politiche di Bush».

«Obama ha ereditato una situazione disastrosa e al Congresso è stato ripetutamente bloccato dai repubblicani, che persistono nel non formulare proposte costruttive, allorquando sono la fonte dei problemi del Paese» rincara John Moore, il volontario democratico della Virginia.

I limiti della retorica dell’eredità

Ma quattro anni dopo la conquista di entrambe le Camere del Congresso da parte dei democratici e quasi due anni dopo l’ingresso di Barack Obama alla Casa Bianca, la retorica dell’eredità ha i suoi limiti.

«I sondaggi indicano che gli americani continuano a incolpare Bush, molto più di Obama, per la situazione in cui versa attualmente il Paese; ma la gente afferma anche che Obama e i democratici devono ora assumersi maggiori responsabilità», sottolinea Karlyn Bowman, politologa presso l’American Enterprise Institute. Per la Bowman le elezioni di novembre sono un referendum su tutta la classe politica.

«Gli americani sono molto scontenti del presidente Obama, ma sono pure scontenti dei due partiti; i Repubblicani non sono meglio dei Democratici. Quanto ai sostenitori del Tea Party, tra cui il 30% di elettori indipendenti e persino alcuni Democratici, respingono l’espansione del governo federale avviata con Bush e proseguita da Obama» spiega la politologa.

Anche se sono insoddisfatti dei partiti, che chiudono di fatto l’accesso al potere, gli americani non hanno altra scelta se non quella di votare per una delle due formazioni. O di astenersi, spesso la loro opzione preferita, in particolare in occasione delle elezioni di medio termine.

La vittoria sembra sorridere al Partito Repubblicano che approfitta dell’entusiasmo della propria base e degli effetti del malcontento popolare.

Midterm: le elezioni del 2 novembre 2010 sono chiamate elezioni di medio termine perché si svolgono a metà percorso del mandato del presidente americano.

Assegnano i 435 seggi della Camera dei Deputati; 37 seggi del Senato (su 100) e
37 posti di governatore (su 50).

Servono ad eleggere le assemblee locali in 47 stati della Federazione

Alle midterm sono associati 159 referendum in 36 Stati (43 proposti dai cittadini) e vari referendum sul piano comunale e delle contee. In contemporanea si svolgono anche una miriade di elezioni locali (sindaci, consigli comunali, sceriffi, giudici, ecc.).

I Repubblicani hanno bisogno di realizzare un guadagno netto di 39 seggi alla Camera e di 10 seggi al Senato.

Per aggiudicarsi la maggioranza degli Stati, i Repubblicani devono ottenere 2 posti di governatore in più rispetto a quelli attuali.

Secondo i sondaggi, i Repubblicani possono raggiungere queste soglie alla Camera e per i posti di governatore.

C’è incertezza circa la possibilità di una riconquista repubblicana al Senato.

Traduzione dal francese, Françoise Gehring

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