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Basilea vieta i manifesti anti minareti

Il cartellone raffigurante una donna velata davanti a minareti che trafiggono come missili una bandiera svizzera viola la legge contro il razzismo. Con questa motivazione il cantone di Basilea Città ha deciso di vietare l'affissione del discusso manifesto su suolo pubblico.

Le autorità basilesi hanno preso la loro decisione sulla base dell’ordinanza sui cartelloni, la quale vieta manifesti che «volutamente diffondono ideologie razziste, in cui per esempio gruppi sono catalogati in base alle loro caratteristiche fisiche o culturali, o sulla base della loro appartenenza nazionale o religiosa».

Inoltre, ha spiegato il portavoce del Dipartimento delle costruzioni e dei trasporti, André Frauchiger, il cartellone infrange la disposizione secondo cui un’affissione non deve incitare all’odio o alla discriminazione nei confronti di persone di «pelle, etnia o religione diverse».

La Commissione federale contro il razzismo non si è ancora espressa sulla questione. La città di San Gallo non si è invece opposta all’affissione, come comunicato nel pomeriggio dal portavoce delle autorità.

I manifesti fanno parte della campagna dell’Unione democratica di centro (UDC, destra nazionalista) e dell’Unione democratica federale (UDF, partito conservatore di stampo cattolico) contro l’edificazione di minareti in Svizzera. Il popolo svizzero sarà chiamato ad esprimersi sulla controversa iniziativa il prossimo 29 novembre.

La reazione dei promotori dell’iniziativa non si è fatta attendere. Il presidente del comitato Walter Wobmann ha dichiarato che «questa decisione esprime bene l’assoluto dispotismo della sinistra». Il democentrista solettese, che considera il divieto come una limitazione del diritto di espressione, ritiene assurdo che dapprima governo e parlamento dichiarino valida l’iniziativa e poi le città si oppongano alla campagna di affissioni.

swissinfo.ch e agenzie

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