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Richiedenti respinti: giro di vite efficace

Il blocco dell'aiuto sociale per i richiedenti l'asilo respinti, in vigore dall'inizio del 2008, ha dato buoni risultati: circa il 50% di loro non sollecita infatti il soccorso d'emergenza e lascia la Svizzera entro il termine fissato.

Scaduto il termine di partenza fissato – ha ricordato giovedì l’Ufficio federale della migrazione (UFM) – i richiedenti l’asilo respinti non beneficiano più dell’assistenza sociale, ma unicamente degli aiuti urgenti garantiti dalla Costituzione (ovvero alimentazione, alloggio e medicina d’emergenza). Dopo un anno, soltanto il 15% è ancora a carico del soccorso d’emergenza.

Lo scopo dell’inasprimento è indurre i richiedenti respinti a lasciare il paese in tempi brevi. Ma non tutti lo fanno: rimane uno zoccolo duro di “beneficiari di lunga durata”. Particolarmente colpiti risultano i cantoni densamente popolati e quelli con grossi agglomerati.

La Confederazione e i Cantoni hanno commissionato a fine 2009 uno studio per capirne i motivi, in modo da poter adottare misure adeguate. Questo ha permesso di rilevare una serie di fattori determinanti. In primo luogo, figura la possibilità di concretizzare la politica di espulsione adottata da Berna nei confronti dei singoli Stati di provenienza. Attualmente sono per esempio bloccati i voli speciali di rimpatrio a destinazione della Nigeria.

In secondo luogo influisce la prassi più o meno liberale dei singoli cantoni nel valutare i cosiddetti “casi di rigore” e nell’eseguire le espulsioni. Dalla ricerca emerge anche un tasso di permanenza superiore alla media per gli anziani, le donne, le coppie e le famiglie. Anche l’appoggio della società civile e della politica allunga la permanenza, viene sottolineato.

Per una minoranza dei richiedenti respinti, il soccorso d’emergenza è preferibile al rientro in patria, rileva lo studio. Sono dunque indispensabili misure di rimpatrio “ben congegnate e sintonizzate”.

Lo studio evidenzia inoltre che è determinante la disponibilità di risorse sufficienti, per i posti di detenzione in carcere e per le necessarie operazioni di polizia, come condurre l’interessato dinanzi ai servizi incaricati di accertarne l’identità.

Un gruppo di lavoro composto di rappresentanti della Confederazione e dei Cantoni esaminerà e concretizzerà le misure proposte.

swissinfo.ch e agenzie

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