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Verso la resa dei conti in casa UDC

Keystone

Il comitato centrale dell'Unione democratica di centro discuterà sabato a Zurigo l'avvio della procedura di espulsione della sezione grigionese del partito, rea di non aver escluso la ministra della giustizia Eveline Widmer-Schlumpf dalle sue file.

Dopo mesi di polemiche, il caso Widmer-Schlumpf si avvia verso la sua fase più calda. Sabato i 115 membri del comitato nazionale del partito, riuniti a Zurigo in seduta straordinaria, decideranno se aprire una procedura di espulsione della sezione grigionese del partito.

Secondo i dirigenti dell’UDC, questa rimane l’unica via da percorrere dopo che Eveline Widmer-Schlumpf si è rifiutata di dimettersi dal partito e la sua sezione non ha voluto espellerla. Gli statuti dell’UDC non prevedono infatti la possibilità dell’esclusione di un membro da parte degli organi nazionali del partito.

Salvo sorprese dell’ultimo minuto, il comitato centrale deciderà di avviare la procedura di espulsione. Gli spazi di manovra appaiono ormai molto ridotti.

Pochi spazi di manovra

Domenica, nel settimanale Sonntag, la ministra della giustizia aveva bensì evocato la possibilità di compiere un gesto per evitare l’espulsione della sezione grigionese. Il suo portavoce si è tuttavia affrettato a far sapere che per Eveline Widmer-Schlumpf le dimissioni dal partito “non sono un’opzione”.

Nel frattempo, varie sezioni dell’UDC si sono espresse sull’eventualità di un’esclusione dei grigionesi.

Salvo la sezione di Berna, tradizionalmente su posizioni più liberali rispetto all’UDC nazionale, e quella di Glarona, che come la sezione grigionese affonda le sue radici nel vecchio Partito democratico, nessuno si è dichiarato contrario a far pesare su un’intera sezione di partito il presunto errore di un suo membro.

La speranza dei grigionesi di convincere altre sezioni ad opporsi alla via tracciata dalla dirigenza nazionale del partito si sono risolte in un nulla di fatto. Anche la sezione del canton Vaud, su cui si appuntavano molte aspettative grigionesi, ha deciso, seppur di stretta misura, di seguire le indicazioni dell’UDC nazionale. Negli altri cantoni della Svizzera francese la linea ufficiale del partito gode di maggioranze confortevoli.

Lo scenario probabile

In teoria, il comitato centrale dell’UDC potrebbe anche scegliere un’altra strategia e – seguendo il suggerimento del quotidiano Neue Zürcher Zeitung – optare per una modifica degli statuti, che permetta l’espulsione di un membro da parte degli organi nazionali del partito.

L’assenza di segnali in tal senso fa però pensare che verrà seguito il copione prestabilito. Il Comitato centrale si pronuncerà sabato in favore dell’avvio della procedura di espulsione della sezione a cui appartiene Widmer-Schlumpf e in una riunione successiva ne deciderà l’espulsione (decisione che necessità una maggioranza dei due terzi).

Ai grigionesi rimarrà aperta la possibilità di ricorrere in appello all’assemblea dei delegati, senza tuttavia reali possibilità di successo.

Cosa succederà dopo? I progetti di secessione della sezione bernese, fatti trapelare alla stampa con il suggestivo nome di “operazione Bubenberg”, non sembrano tali da dover creare grossi grattacapi alla direzione dell’UDC, tanto più che la decisione di schierarsi con i grigionesi è stata presa dai bernesi di stretta misura.

La sezione glaronese dal canto suo ha già deciso di rimanere nell’UDC anche nel caso di espulsione dei grigionesi. Questi ultimi si troverebbero per forza di cose a doversi arrangiare da soli. Le loro prospettive di resistere come partito autonomo appaiono però scarse.

Lo stesso quotidiano Südostschweiz, piuttosto vicini a Widmer-Schlumpf, non è per nulla tenero rispetto alla maniera con cui l’UDC grigionese ha gestito la crisi: “Se continuerà ad agire in modo così provinciale e a cascare ingenuamente nelle trappole ben visibili che gli sono tese, non sopravviverà più di un anno”, ha scritto il quotidiano domenica.

Grande presenza mediatica

Di certo la discussione sull’espulsione di Widmer-Schlumpf e poi la lunga suspense in vista dell’apertura della procedura contro la sezione del canton Grigioni, accompagnata nelle ultime settimane dallo stillicidio delle prese di posizione delle sezioni cantonali, ha dato enorme visibilità all’UDC

Il partito, che dopo l’elezione a sopresa di Eveline Widmer-Schlumpf nel Consiglio federale al posto di Christoph Bliocher il 12 dicembre 2007 si era mosso per qualche settimana come un pugile suonato, è riuscito di nuovo a “monopolizzare il dibattito politico in Svizzera”, come ha scritto il settimanale Hebdo. A scapito di altri temi certo più rilevanti per il paese.

swissinfo, Andrea Tognina

Il 12 dicembre 2007 al posto dell’UDC Christoph Blocher, la maggioranza del parlamento elegge la collega di partito Eveline Widmer-Schlumpf, sebbene la grigionese non sia candidata.

Il 13 dicembre Widmer Schlumpf accetta il mandato, nonostante il parere contrario del proprio partito.

L’UDC dichiara di non sentirsi più rappresentata nell’esecutivo dai suoi due ministri e annuncia il passaggio all’opposizione.

Il 1° gennaio 2008 Eveline Widmer-Schlumpf entra in carica.

Il 2 aprile, dopo la diffusione di un reportage della televisione svizzera tedesca SF1, la direzione dell’UDC svizzera intima alla ministra di dimettersi dal partito e dal governo entro l’11 aprile, accusandola di aver tramato assieme al Partito socialista per scalzare Blocher e prenderne il posto.

Widmer-Schlumpf non ubbidisce e la direzione della sezione cantonale si schiera compatta al suo fianco. L’assemblea dei delegati dell’UDC grigionese si pronuncia contro l’espulsione il 23 aprile.

L’UDC svizzera minaccia perciò di espellere l’intera sezione. Il comitato centrale del partito si esprimerà il 17 maggio sull’apertura della procedura di espulsione.

In occasione delle elezioni federali dell’ottobre 2007, l’Unione democratica di centro ha raccolto il 29% dei voti, confermando il suo ruolo di prima forza politica del paese davanti al Partito socialista (19,5%), al Partito liberale radicale (15,6%), al Partito popolare democratico (14,6%) e ai Verdi (9,6%).

Le elezioni hanno fatto registrare una forte avanzata dell’UDC e dei Verdi, mentre il ruolo dei perdenti è toccato ai socialisti e ai liberali radicali.

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