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Prende forma l’esercito del futuro

Tre settimane di servizio in più aspettano le giovani reclute elvetiche Keystone Archive

Anche in Svizzera l'esercito è confrontato con nuove sfide. L'evoluzione della situazione mondiale comporta un adattamento di compiti e strutture. La Camera alta ne ha schizzato un primo ritratto.

Il cambiamento probabilmente più atteso era quello del durata della scuola reclute, che non sarà più di 15 ma di 18 settimane. Di fronte a varianti comprese tra le 15 settimane attuali e le 21 chieste in un primo tempo dal Consiglio federale, il senato ha deciso mercoledì dopo un lungo dibattito e con 20 voti contro 17 per la variante di 18 settimane.

Gli interessei degli ambienti economici

Il capo del dipartimento militare Samuel Schmid era sceso dalle 21 settimane del progetto iniziale a 20 settimane. Una concessione inutile. Chi chiedeva 20 settimane avvertiva, tra l’altro, che la Camera bassa, qualora fosse passata la proposta delle 18 settimane, ben difficilmente avrebbe cercato di modificare questa durata prolungando il periodo di formazione.

A far pendere la bilancia sono state considerazioni riguardanti i bisogni del mercato del lavoro, che impone una scuola reclute breve. Difficile impresa, quella di trovare un compromesso tra un’istruzione militare sufficiente e le esigenze dell’economia, che non vede di buon occhio un’assenza prolungata dei dipendenti dal loro posto di lavoro per assolvere gli obbighi militari.

In precedenza, i senatori avevano introdotto una prima importante divergenza rispetto alla proposta del Consiglio federale. Sempre a proposito della scuola reclute, avevano tolto all’esecutivo la competenza di definire la durata di questo periodo di formazione. Per la maggioranza dei consiglieri di Stato, in futuro questa competenza dev’essere assegnata al parlamento. Inutilmente Samuel Schmid ha obiettato che si tratta di un problema puramente tecnico di cui il parlamento non dovrebbe occuparsi.

Niente museo militare finanziato dalla Confederazione

Per il presidente della commissione Hans Hess, un museo avrebbe permesso di “mostrare alle generazioni future tutto quello che dal 1961 è stato progressivamente eliminato dall’esercito.” Ma il ministro della difesa ha evocato l’imperativo del risparmio. “Il Consiglio federale, ha detto Samuel Schmid, preferisce lasciare l’iniziativa al settore privato, con la promessa di mettere a disposizione di un futuro museo i cimeli conservati nei magazzini dell’esercito.” I senatori hanno seguito la sua richiesta con 15 voti contro 14.

Nel suo insieme, alla Camera alta la revisione legislativa è stata accettata all’unanimità. Il pacchetto di riforme Esercito XXI passa ora al Consiglio nazionale per un secondo esame. L’entrata in vigore della legge è prevista per il primo gennaio 2004, ma si prevede già fin d’ora un suo possibile ritardo.

Mariano Masserini

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