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Procede a rilento l’eliminazione delle farine animali

La farina di ossa prodotta alla Centravo non può essere bruciata nei cementifici Keystone

Non tutti i cementifici elvetici sono in grado di bruciare il prodotto, vietato a seguito della crisi della mucca pazza. Frattanto i depositi destinati allo stoccaggio delle farine animali in Svizzera sono strapieni e vi sarebbero già accumulate 2'500 tonnellate di farine.

La ditta Centravo di Lyss (BE), principale fabbricante di farine animali in Svizzera, si è ritrovata nel giro di pochi mesi con tonnellate di mangime invenduto nei magazzini. L’utilizzazione del prodotto come combustibile nei cementifici – soluzione adottata dalla Confederazione alla fine del 2000 – pone alcuni problemi. Non tutti gli otto impianti presenti sul territorio svizzero sono equipaggiati per smaltire la sostanza, mentre le modifiche necessarie sono costose.

In attesa della riconversione dei sistemi di incenerimento, circa 2’500 tonnellate di farine animali rimangono nei depositi: «le nostre capacità sono esaurite», ha sottolineato il direttore della Centravo, Hans Hofer.

Un altro problema è legato alla sicurezza dei depositi. L’Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio (UFAFP) non è del tutto tranquillo: un rischio potrebbe sussistere se topi o ratti riuscissero a penetrare all’interno dei magazzini.

L’Ufficio federale di veterinaria (UFV) invece minimizza: i rischi di infezione da parte del prione sono molto bassi. Tutte le misure necessarie, come la sterilizzazione delle farine, lo stoccaggio in siti ermetici e l’incenerimento a temperature superiori ai 3000°C sono state adottate, hanno sottolineato i responsabili.

Rimangono anche da incenerire 10’000 tonnellate di «polvere di ossa», cha a causa dell’alto tenore di fosforo non può essere eliminata nei cementifici. L’UFV ha chiesto aiuto alla Germania. Si tratterebbe di smaltire il prodotto nelle centrali termiche a lignite della nazione confinante. La risposta delle autorità di Berlino, per nulla scontata, non è ancora giunta a Berna. A tal riguardo i governi europei sono piuttosto contrari al commercio transfrontaliero delle farine a rischio.

A seguito della crisi della BSE, l’UFAFP è anche maggiormente sensibile al problema rappresentato dalle acque di scarto prodotte dai macelli pubblici. Non è infatti completamente esclusa una loro contaminazione con il prione sospettato di essere la causa scatenante della malattia nei bovini e nell’uomo, hanno comunicato i responsabili dell’UFAFP agli uffici cantonali di protezione delle acque.

I prioni sono molto resistenti, ha detto Hans-Peter Fahrni, dell’UFAFP. Il funzionario ha consigliato agli impianti di depurazione di effettuare un primo trattamento delle acque di scarto già all’interno dei mattatoi. Alcuni impianti di depurazione hanno anche rinunciato alla produzione di concimi per l’agricoltura: il rischio di infettare i pascoli, anche se minimo, non può ancora essere escluso.

swissinfo e agenzie

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