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Prosegue l’occupazione dell’ambasciata Svizzera a Giacarta

I dimostranti, nell'immagine davanti ai cancelli dell'ambasciata svizzera a Giakarta, apparterebbero al sedicente gruppo Gioventù molucchese Keystone

Sei giovani cristiani dell'arcipelago indonesiano delle Molucche proseguono l'occupazione pacifica dell'ambasciata svizzera in Indonesia, per attirare l'attenzione internazionale sul conflitto interreligioso che lacera il Paese del sud-est asiatico.

Il gruppo, cinque uomini e una donna, ha trascorso la notte all’interno del perimetro della sede diplomatica. «Il personale dell’ambasciata ci ha offerto la colazione. Gentile da parte loro, ma abbiamo rifiutato, siccome i nostri amici ci portano da mangiare ogni sei ore», ha dichiarato all’agenzia francese AFP un membro del gruppo.

Nella mattinata di giovedì, un funzionario dell’ambasciata ha indicato che i sei occupanti non sono autorizzati a penetrare nei locali della cancelleria, né a tenere una conferenza stampa. Uno striscione è rimasto appeso tutta la notte sul cancello d’ingresso con lo slogan: «Salvate le Molucche».

I giovani hanno presentato tre rivendicazioni: poter lasciare in tutta sicurezza l’ambasciata, ricevere l’aiuto dalla Svizzera per allarmare la comunità internazionale sulla situazione nelle Molucche e ottenere l’asilo politico per uno di loro.

L’azione avviene all’indomani di un ennesimo attacco per mano dei musulmani di un villaggio cristiano presso la capitale delle Molucche, Ambon. Secondo fonti cristiane, l’incursione di martedì avrebbe provocato 32 morti civili.

Dal gennaio del 1999 l’arcipelago delle Molucche è sconvolto dalla guerra civile che vede contrapposti musulmani e cristiani. Quattro mila finora – 10 mila secondo fonti cristiane – le persone rimaste uccise negli scontri. Le autorità indonesiane hanno decretato in giugno lo stato di emergenza per tentare di riportare l’ordine nella regione. Gli scontri però sono proseguiti.

È questa la seconda volta che un’ambasciata svizzera è presa di mira da gruppi politici. Tra la fine del 1996 e l’inizio del 1997, rappresentanti di un gruppo separatista indonesiano, in lotta per l’indipendenza della provincia dell’Aceh, era penetrato sul sedime della rappresentanza elvetica di Kuala Lumpur, in Malaysia. La vicenda si concluse felicemente: al gruppo venne concesso di rimanere nel paese asiatico, mentre la richiesta d’asilo a Berna fu ritirata.

swissinfo e agenzie

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