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Quando la giustizia zoppica

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Difficile processo, da lunedì alle assisi criminali di Lugano, sedici anni dopo i fatti.

Sul banco degli imputati, a rispondere dalle accuse di truffa per una ventina di milioni di franchi, due avvocati di Zugo.

I due legali di Zugo devono rispondere alle accuse di denuncia mendace, sviamento della giustizia, tentata truffa, appropriazione indebita aggravata, falsità in documenti ed altri reati di natura finanziaria.

Le accuse sono legate ad un buco di venti milioni di franchi, occasionato alla ditta farmaceutica Lagap di Vezia, oggi fallita.

Gli imputati sono stati chiamati in causa dall’uomo che loro stessi avevano mandato in galera per il medesimo caso. Ma oggi la minaccia della prescrizione incombe sui dibattimenti.

Caso complesso

I due avvocati zughesi sono ormai in pensione. Hanno oggi 68 e 69 anni.

Sono stati differiti davanti alla corte delle assise criminali di Lugano sulla base di un atto d’accusa privato. Non sono chiamati in causa dal Ministero pubblico, ma dall’uomo che si è costituito parte civile e che, nel 1987, avevano mandato ingiustamente in carcere.

Infatti in seguito ad un decreto d’abbandono emesso nel 1999 da un procuratore pubblico luganese, l’accusatore dei due imputati aveva inoltrato ricorso. Un ricorso accolto nell’ottobre del 2001 con la decisione di un rinvio a giudizio.

“E’ un dibattimento particolare su un caso molto complesso” ha esordito Claudio Zali, presidente della corte luganese. Sono trascorsi molti, troppi anni: “basti pensare” ha detto il giudice “che l’ipotesi di reato è inserita in una fattispecie che risale addirittura agli anni ’70.”

A rischio di prescrizione

C’è quindi rischio di prescrizione per gran parte delle accuse. Una prescrizione reclamata dall’avvocato della difesa, l’ex-procuratore generale Paolo Bernasconi per tutti i reati.

Il processo potrebbe dunque durare meno dei diciotto giorni previsti. Potrebbe però durare anche di più. Basti pensare che dovranno essere sentiti circa 60 imputati. Arriveranno da tutta Europa.

Come detto i fatti risalgono al 1987. A quell’epoca sorse un dissenso nella conduzione della ditta farmaceutica Lagap di Vezia vicino a Lugano.

E’ diretta da due comproprietari. Uno di loro, un danese deceduto nel 1991, accusa il socio, uno svizzero tedesco residente nel Luganese, di cattiva gestione.

Il danese è sostenuto dai suoi due avvocati, gli attuali imputati. Costoro ottengono l’apertura di un procedimento penale nei confronti del socio, oggi loro accusatore.

Una specie di golpe

Arrestato il 18 marzo 1987 su ordine dell’allora procuratrice pubblica Carla del Ponte, il socio rimane cinque mesi e mezzo in carcere.

Estromesso dal consiglio d’amministrazione della ditta e i suoi diritti di voto sono bloccati. Le accuse mosse contro di lui si rivelerano poi inconsistenti ed infondate.

Nel frattempo però, i due avvocati operano un vero e proprio golpe. Riescono ad impadronirsi del gruppo Lagap dal quale prelevano 20 milioni di franchi, versati nelle casse di altre società. Il gruppo è spogliato e si dichiara fallito.

L’accusato diventato accusatore dopo anni di battaglie legali si è costituito parte civile. Come pure l’ex-Lagap diventata Lagamex SA.

Gemma d’Urso

Due avvocati di Zugo in pensione, alla sbarra alle assise criminali di Lugano.

Sono chiamati a rispondere di diversi reati finanziari per il fallimento della ditta farmaceutica Lagap SA.

I processo a sedici anni di distanza dai reati, che rischiano di cadere in prescrizione.

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