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Ralph Krueger, un mix di ambizione e pragmatismo

Ralph Krueger guida la nazionale elvetica di disco su ghiaccio da dodici anni. swissinfo.ch

Partire senza i favori del pronostico costituisce un vantaggio, afferma l'allenatore di origine canadese della nazionale svizzera di hockey. Intervistato da swissinfo, il tecnico racconta il suo «lavoro da sogno», ossia il decennio trascorso sulla panchina elvetica.

Assai loquace, in inglese punteggiato di espressioni in tedesco… anglicizzato, il tecnico della nazionale – incontrato dopo una seduta di allenamento a Ginevra – illustra la marcia d’avvicinamento alla rassegna iridata, che si terrà nella Confederazione dal 24 aprile al 10 maggio.

swissinfo: Cosa significa per lei avere successo, sia dal profilo personale, sia da quello della squadra?

Ralph Krueger: Come allenatore di una squadra nazionale valuto il successo sul lungo periodo. Quando avrò terminato il mio ciclo, voglio poter constatare che il programma di sviluppo è stato rispettato. Nel 1997 la Svizzera era 18esima a livello mondiale, ora siamo al settimo posto.

Uno dei miei obiettivi principali è dunque quello di difendere questo piazzamento ai mondiali, e farò tutto il possibile per riuscirci.

Ovviamente c’è sempre la speranza di ottenere un risultato ancora migliore: le nostre possibilità di conquistare una medaglia non sono oggettivamente elevate, ma coltiviamo questo sogno e lavoreremo per raggiungerlo. Se così non sarà, accetterò l’esito, a patto che i giocatori abbiano dato il loro massimo.

swissinfo: Lei allena la nazionale svizzera da dodici anni. Qual è la ricetta per restare così a lungo?

R.K.: Una delle sfide principali, all’inizio del mio percorso, è stata quella di trovare un terreno d’intesa con gli organi dirigenti. Sono riuscito ad assumere una posizione neutrale, proprio come il paese. In questo senso, per me è stato un vantaggio arrivare nel mondo hockeyistico elvetico senza aver lavorato in precedenza per un club svizzero.

L’altro punto fondamentale è l’onestà nei confronti dei giocatori e del programma di sviluppo che desidero rispettare. Dico le cose in modo chiaro: ogni atleta sa cosa mi aspetto da lui. Inoltre, l’unione tra cultura sportiva europea e canadese ha reso il nostro gioco unico, permettendomi di restare in sella.

swissinfo: A dipendenza del risultato alle Olimpiadi di Vancouver del 2010, intende battere il record dell’ex coach sovietico Viktor Tikhonov [16 anni alla guida dell’URSS]?

R.K.: Per me ciò che conta di più è disputare un buon torneo olimpico. Il mio contratto comprende anche i campionati mondiali che si terranno pochi mesi dopo in Germania: pertanto non vedo la necessità di decidere prima di quella scadenza. Desidero concentrarmi su questi due appuntamenti e in seguito effettuerò le mie valutazioni, anche in base alla situazione dell’hockey elvetico, alle mie sensazioni e all’opinione dei dirigenti.

swissinfo: Ha nostalgia dell’hockey giocato?

R.K.: Niente affatto. Sono una persona che guarda avanti, sia nei momenti positivi che in quelli negativi. A un certo punto ho sentito che era giunto il momento di smettere.

Adoro allenare e sto per iniziare la ventesima stagione in veste di tecnico. Sono un canadese che vive in Europa e amo questo sport: durante gli ultimi dodici anni, ho veramente potuto svolgere il lavoro che ho sempre sognato.

swissinfo: Alcuni atleti della nazionale svizzera giocano in Nordamerica, altri in Europa. In squadra si parlano diverse lingue: una situazione particolare…

R.K.: Nessuno tra gli attuali giocatori rossocrociati è stato diretto in precedenza da un altro allenatore [della nazionale]: di conseguenza ci conosciamo molto bene, e spesso gli atleti capiscono quello che desidero senza che io debba esplicitarlo. Questo è un vantaggio della continuità.

Comunichiamo in tedesco e in inglese; inoltre capisco il francese. Siamo riusciti a trovare la nostra lingua franca, basata soprattutto sulle emozioni: quando si lavora insieme da lungo tempo, non sono necessarie molte parole.

swissinfo: Dispone di tempo sufficiente per amalgamare la squadra prima degli appuntamenti importanti?

R.K.: Ci sono persone che vorrebbero ridurre il periodo di preparazione prima dei tornei, ma ciò sarebbe semplicemente disastroso. Abbiamo bisogno di ogni singolo giorno per allestire una squadra competitiva.

Bisogna tenere presente che non giochiamo contro le migliori squadre europee, bensì contro le più quotate del mondo. Ai mondiali e alle Olimpiadi partecipano molti giocatori della NHL [lega professionistica nordamericana]: si tratta di un’esperienza assolutamente unica, che gli atleti non sperimentano neppure disputando la Champions Hockey League.

swissinfo: Come riesce a gestire la pressione derivante dal fatto di giocare un mondiale nel proprio paese?

R.K.: Molto dipende dai giocatori che ho selezionato: si tratta di persone che adorano semplicemente giocare a hockey, senza lasciarsi influenzare da altri fattori.

Parecchi elementi della squadra stanno diventando più vecchi, ma anche più forti. Inoltre restiamo comunque un team molto giovane: in media 26 anni. A titolo di esempio, durante le ultime Olimpiadi l’età media dei canadesi era superiore ai 30, così come quella degli statunitensi, dei bielorussi e di molte altre nazionali.

swissinfo: Quali sono le prospettive per giocatori giovani come Luca Sbisa, Roman Josi e Yannick Weber?

R.K.: Ovviamente non prometto a nessuno un posto ai mondiali, però posso certamente affermare che giocatori come loro costituiscono senza ombra di dubbio il futuro dell’hockey svizzero. Per quanto concerne la rassegna iridata, il loro impiego dipenderà anche da quando saranno liberi [dai loro impegni con le rispettive squadre della NHL].

Disponiamo di un gruppo di atleti con molta esperienza, ragion per cui non vi saranno comunque cambiamenti drastici in vista dei mondiali e delle Olimpiadi.

swissinfo: In Svizzera si fa abbastanza per favorire lo sviluppo dei nuovi talenti?

R.K.: Da un lato possiamo essere soddisfatti, poiché in Svizzera vi è un’enorme passione per il disco su ghiaccio e moltissimi bambini praticano questo sport con entusiasmo. Nel contempo, però, sussistono margini di miglioramento nella fascia d’età 18-22 anni.

Per molti giovani, infatti, la carriera si sviluppa troppo rapidamente mentre l’impegno diminuisce. Nell’evoluzione di un giocatore di hockey la fase più importante è proprio il passaggio dall’adolescenza all’età adulta: da molto tempo sostengo che i giocatori godono spesso di privilegi eccessivi a fronte di sacrifici modesti.

A questo proposito, preferirei che vi fossero meno squadre in Serie A: ciò aumenterebbe la competizione. È uno dei miei maggiori crucci. Inoltre, a livello fisico vi sono ampi margini di miglioramento, segnatamente nell’allenamento a secco. Ma anche da questo punto di vista stiamo facendo progressi.

swissinfo: La Svizzera ama l’hockey?

R.K.: Non ci sono dubbi! È il paese più appassionato del mondo: in qualsiasi città, in qualsiasi parte della Confederazione è possibile respirare l’amore per questo sport. Vi sono numerose piste di ghiaccio, e molte persone praticano l’hockey e fanno il tifo per una squadra. Inoltre, ci sono tantissime rivalità locali. Sì, la Svizzera è decisamente una nazione che ama l’hockey.

swissinfo, Justin Häne, Ginevra
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

Ralph Krueger è nato nel 1959 a Winnipeg, in Canada. Possiede il passaporto canadese e quello tedesco.

Durante la sua carriera di giocatore, ha disputato 350 partite nella lega tedesca (187 reti, 186 assist) e ha vestito per 45 volte la maglia della nazionale germanica.

Krueger ha iniziato la sua carriera di allenatore in Germania, prima di condurre il Feldkirch (Austria) alla conquista di cinque titoli nazionali e una coppa Europa (1998).

Dalla stagione 1997/1998 è il tecnico della nazionale svizzera. Tra i suoi migliori risultati, figurano il quarto posto ai mondiali del 1998, il quinto a quelli del 2000 e il sesto alle Olimpiadi del 2006.

Sposato e padre di due figli, Krueger vive a Davos.

I campionati del mondo di hockey si terranno dal 24 aprile al 10 maggio 2009 a Berna e a Kloten. Le squadre in lizza sono 16. La pista della capitale potrà accogliere 11’600 spettatori, mentre quella di Kloten 6’800.

La Svizzera disputerà i primi tre incontri nel gruppo B contro Russia, Germania e Francia.

Al primo turno verrà eliminata soltanto l’ultima classificata di ogni gruppo, mentre le dodici restanti disputeranno un turno intermedio in due gruppi da sei, dal quale scaturiranno le squadre qualificate per gli ottavi di finale.

A partire dai quarti, invece, ogni incontro sarà ad eliminazione diretta.

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