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Soldati americani scortano un prigioniero alla base di Guantanamo Keystone Archive

Daniel Cavoli è alla guida delle delegazioni del CICR che si recano a Guantanamo bay, la base militare americana sull'isola di Cuba.

Un anno fa, cominciarono ad arrivare dall’Afghanistan i primi detenuti, sospettati di essere terroristi.

“Adesso che la mia missione sta per concludersi posso affermare che questa è stata l’esperienza più profonda e importante della mia carriera al Comitato internazionale Croce Rossa”.

Lo svizzero Daniel Cavoli guida le delegazioni del CICR che si recano regolarmente a Guantanamo. Adesso i detenuti non vivono più nelle famose gabbie raggi-x.

La primavera scorsa è stato inaugurato il Campo delta, che accoglie oltre 600 persone di 40 nazionalità.

Esperienze vissute in prima persona

I prigionieri conoscono bene la faccia di Cavoli. Alcuni avevano incontrato il delegato già in Afghanistan, quando operava a Kandahar.

“Ho visto partire il primo aereo diretto a Guantanamo” ricorda. Prima della partenza i prigionieri avevano ottenuto l’assicurazione che il CICR li avrebbe visitati, ovunque fossero. E così è stato.

Le visite si susseguono a scadenza regolare. “Siamo ritornati da Guantanamo all’inizio di gennaio e ripartiremo verso la fine di febbraio” dice il delegato a swissinfo.

Il gruppo del CICR è in genere composto da sei-sette persone (tra di loro vi sono anche dei traduttori), che restano a Guantanamo per sei-sette settimane.

Un lavoro logorante

Il lavoro dei delegati è logorante soprattutto da un punto di vista psichico. Per questo anche per Cavoli si avvicina il periodo dell’avvicendamento, che diventerà effettivo al termine della prossima missione.

“Mi ricordo la prima volta che sono giunto a Guantanamo. Mentre camminavo lungo il campo riconoscevo delle facce e anche loro mi riconoscevano” ricordava recentemente il delegato.

Per tutto il 2002, la delegazione del CICR ha fatto da ponte di collegamente tra i detenuti e il mondo esterno. I delegati hanno avuto la possibilità di parlare direttamente e senza sorveglianza con i prigionieri.

Hanno raccolto migliaia di messaggi (sono stati passati al vaglio dalle autorità americane) e li hanno trasmessi ai familiari. Molte persone hanno così scoperto che i loro congiunti dispersi si trovavano nell’isola di Cuba.

Alcuni familiari, convinti dell’innocenza dei loro cari, hanno avviato procedure legali per arrivare ad un processo e conoscere i capi d’accusa. Finora senza successo.

I prigionieri hanno scritto, ma hanno anche ricevuto posta e soprattutto foto dei congiunti lontani. “La consegna di queste missive è sempre un momento toccante. In quei momenti le parole sono superflue” ammette Cavoli che in questo anno ha vissuto più volte questa esperienza.

A quando il processo?

Per i prigionieri di Guantanamo comincia adesso il secondo anno di detenzione. Per loro la cosa sicuramente più dura da sopportare è l’insicurezza. Non sanno di che cosa sono accusati, ma neppure se e quando saranno processati.

Anche per i delegati del CICR comincia un nuovo anno di spole tra Guantanamo e Washington, dove si trova la sede americana dell’organizzazione umanitaria. E’ un’esperienza che sembra destinata a durare ancora a lungo.

swissinfo, Anna Luisa Ferro Mäder, Washington

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