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Rimettere in questione la formazione elvetica

Gli esperti chiedono più profilo per il sistema scolastico e formativo elvetico swissinfo.ch

In futuro, afferma uno studio del Fondo nazionale di ricerca, sarà necessario puntare sulle competenze generiche per garantire la flessibilità professionale.

Il sistema attuale sarebbe troppo legato all’acquisizione di un mestiere specifico. Un ideale non più condiviso dal mercato del lavoro.

Il sistema formativo elvetico si è dimostrato efficace per decenni, ma ora arriva il segnale d’allarme degli studiosi: l’indirizzo promosso fin ora, fissato sulla specializzazione professionale, non corrisponde più alle necessità del futuro.

In una giornata di studio, tenuta a Berna mercoledì, i responsabili del progetto del Programma nazionale di ricerca – denominato «formazione e occupazione» (PNR43) – hanno comunicato i primi risultati. È necessario dare maggiore peso alla formazione generica dei giovani, questo in sintesi il messaggio promosso dai periti coinvolti.

Più formazione per tutti

Questo significa che le qualifiche minime vanno rivalutate: conoscenze linguistiche, informatiche e matematiche, come le competenze sociali devono tornare al centro della formazione di base. La formazione continua, ritenuta ancora insufficiente, deve essere assolutamente promossa.

Questa dovrà soprattutto raggiungere le fasce più basse della popolazione, quelle persone che non dispongono oggi del bagaglio di nozioni necessarie per far fronte alle nuove sfide sul mondo del lavoro, ha affermato George Sheldon dell’Università di Basilea.

Anche per le donne la strada è ancora lunga: le differenze nel curricolo scolastico sarebbero ancora troppo eclatanti per offrire le pari opportunità nella vita. Nella loro critica, gli specialisti non hanno risparmiato un solo ambito della formazione elvetica.

Dito puntato contro l’apprendistato

L’apprendistato, fin ora la punta di diamante della formazione professionale svizzera, è il primo ambito a trovarsi il dito degli specialisti puntato contro: l’offerta non corrisponde più alle necessità e alla domanda delle nuove generazioni.

Il sistema duale, che combina attività in un’azienda con la formazione scolastica specifica, è nell’occhio della critica da anni. Si è detto che i datori di lavoro non vogliono più offrire posti di formazione, che i giovani si indirizzano con troppa insistenza verso pochi settori come l’informatica.

Ma i ricercatori arrivano ad un’altra conclusione: lo squilibrio fra domanda e offerta, come la crescente disoccupazione giovanile a formazione conclusa, sono sintomo di una crisi profonda del sistema.

La Svizzera cambia; da società industriale si passa alla società del sapere, il posto sicuro per tutta la vita non esiste più. Il sistema formativo deve trarne le sue conclusioni e cambiare.

Canalizzare la formazione

Il traguardo della formazione, dalla prima classe in poi, dovrebbe essere indirizzare gli allievi verso la soluzione indipendente dei problemi, verso la gestione della comunicazione in gruppo e verso un approccio migliore alle nuove tecnologie; questo il messaggio del direttore del centro per la coordinazione delle formazione permanente dell’Università di Berna Karl Weber.

Per fare questo, però, è necessario rivedere tutto il sistema scolastico elvetico, caratterizzato da una forte componente federalista e da un’eccessiva specializzazione delle singole istituzioni. Le ricette proposte si riassumono con più intercomunicazione fra istituti formativi e definizione degli standard minimi fino al primo livello dopo le scuole dell’obbligo.

È in questo settore che lo Stato deve intervenire con la sua funzione regolatrice (e impegno finanziario). Il traguardo è azzerare quel 15% di popolazione che non frequenta un’ulteriore formazione dopo l’obbligo. Più libertà e spirito di concorrenza si richiede invece alle università.

Il Fondo nazionale di ricerca, lo strumento di cui lo Stato si è dotato per promuovere la ricerca, ha offerto una volta di più gli strumenti per monitorare lo sviluppo della società. I risultati di questo ampio studio dovrebbero confluire nella futura politica della formazione. Adesso l’opinione pubblica ha la possibilità di discutere le proposte degli esperti.

swissinfo

Lo studio si compone di 31 progetti in diversi ambiti
I costi complessivi si aggirano sugli 8 milioni di franchi
La ricerca si sviluppa in un ciclo di quattro anni

Lo studio indica che la formazione in Svizzera è indirizzata con troppa insistenza all’acquisizione di una professione definita.

In futuro ci vorranno però delle conoscenze più generiche che facilitino il passaggio da una professione all’altra.

Si richiede un innalzamento degli standard minimi per uniformare e innalzare il livello di base in tutto il paese.

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