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Rischio di corruzione nelle rappresentanze all’estero

L'ambasciata svizzera a Lima, già teatro di episodi di corruzione e ancora a rischio Keystone

Un elenco confidenziale del ministero degli esteri, pubblicato domenica dal settimanale SonntagsZeitung, indica che 33 rappresentanze svizzere sono a rischio di corruzione.

La prossima settimana un ex collaboratore dell’ambasciata svizzera a Mosca dovrà rispondere davanti al Tribunale penale federale dell’accusa di aver concesso visti in cambio di denaro.

Al primo posto nell’elenco delle rappresentanze a rischio di corruzione, pubblicata dal giornale domenicale SonntagsZeitung, c’è l’ambasciata svizzera di Pechino.

L’elenco, confermato dal portavoce del ministero degli esteri Johann Aeschlimann, cita inoltre le rappresentanze elvetiche a Nuova Dehli, Istanbul, Shangai, Kiev, Belgrado, Pristina e Bangkok.

La maggioranza delle rappresentanze a rischio si trova in Asia (14) e in Africa (10), altre cinque sono situate nell’Europa dell’est. L’unica ambasciata in Europa occidentale è quella di Londra.

Nella capitale britannica, stando alla SonntagsZeitung, sarebbero state respinte almeno la metà delle richieste di visto, apparentemente perché in molti casi i documenti presentati erano falsi.

Un problema noto da tempo

Il ministero degli esteri svizzero è confrontato da tempo con il problema del traffico di visti nelle ambasciate e nei consolati.

Il primo caso eclatante era venuto alla luce nella primavera del 2005, con l’arresto di un dipendente dell’ambasciata svizzera a Lima. Nel novembre dello stesso anno il Tribunale penale federale ha condannato l’ex console onorario in Oman a nove mesi di reclusione per aver aiutato dietro pagamento 134 migranti a raggiungere la Svizzera.

Nell’aprile del 2006 è venuto alla luce un vero e proprio commercio di visti nell’ambasciata svizzera ad Islamabad. In seguito allo scandalo il personale è stato sostituito, sia nella capitale pachistana, sia nel consolato generale di Karachi.

Un impiegato locale dell’ambasciata è accusato di aver chiesto denaro e prestazioni sessuali in cambio della concessione di visti. Nel frattempo il consolato di Karachi non è più autorizzato a distribuire dei visti. Altri casi di corruzione si sono verificati In Nigeria, in Serbia, in Congo,in Eritrea e in Russia.

La prossima settimana il Tribunale penale federale di Bellinzona si occuperà del caso di un ex impiegato dell’ambasciata svizzera a Mosca. L’uomo, secondo la Sonntagszeitung, avrebbe incassato almeno 19’600 dollari con il traffico illegale di visti.

Per Martin Dahinden, capo della rete esterna del ministero degli esteri, la lotta contro il traffico illegale di visti non deve fare i conti solo con gli abusi dei collaboratori, ma anche con l’influsso di organizzazioni mafiose.

«Sono coinvolte nel traffico di droga e nella tratta donne e cercano in tutti i modi di ottenere dei visti», ha detto l’ambasciatore alla SonntagsZeitung. «Dobbiamo sempre essere un passo davanti a loro».

swissinfo e agenzie

Oltre che in Pakistan, Oman e in Russia, sono stati constatati casi di corruzione nel rilascio di visti anche in diversi altri paesi, tra cui Perù, Nigeria, Serbia, Congo ed Eritrea.

Finora, queste vicende sono sfociate in una condanna soltanto: nel novembre 2005, il Tribunale penale federale ha condannato un ex console onorario in Oman a nove mesi di detenzione con la condizionale.

Ogni anno, le rappresentanze svizzere all’estero rilasciano circa 500’000 visti. Circa 40’000 richieste di visti vengono invece respinte.

Il numero dei rilasci dovrebbe passare a 400’000 dopo l’entrata in vigore dell’accordo di Schengen sul controllo delle frontiere, concluso con l’Unione Europea.

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