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Rischio di massacro in Sri Lanka

Soldati srilankesi nella città di Mullaittivu, ultima roccaforte delle Tigri Tamil Keystone

Mentre l'esercito governativo annuncia la disfatta dei ribelli separatisti delle Tigri Tamil, la crisi umanitaria in Sri Lanka si amplifica. Di ritorno da Colombo, un difensore dei diritti umani teme che alla sconfitta della guerriglia faccia seguito un massacro.

«Oggi il diritto più minacciato è quello di vivere. Dopo un conflitto durato quasi 30 anni e delle atrocità commesse da entrambe le parti, la sconfitta militare delle Tigri Tamil apre le porte ai regolamenti di conto e ai massacri».

La constatazione di Adrien-Claude Zoller, rientrato recentemente dallo Sri Lanka, è inquietante. Nel paese asiatico, il direttore dell’organizzazione non governativa (ONG) “Ginevra per i Diritti dell’Uomo” ha organizzato una serie di corsi sui diritti fondamentali ai quali hanno partecipato numerose associazioni della società civile.

Nello stesso periodo, l’esercito dello Sri Lanka ha annunciato la caduta delle Tigri di liberazione dell’Eelam Tamil (LTTE), un movimento che tenta di ottenere con le armi la creazione di uno Stato tamil indipendente.

Spazio alla forza

«Mahinda Rajapakse [presidente dello Sri Lanka eletto nel novembre 2005, ndr] e il suo governo credono soltanto nella forza delle armi. Sperano così di estirpare la guerriglia tamil. Ma quest’offensiva, lanciata con la rottura della tregua nel gennaio 2008, non lascia spazio ad una soluzione politica basata sul negoziato. Nessuno parla più di trattative», constata Zoller.

«L’esercito governativo – prosegue – può vincere le forze armate delle Tigri, ma non i suoi gruppi di guerriglia, che possono commettere attentati ad ogni momento. Inoltre, la guerriglia continua a controllare alcuni territori di difficile accesso».

Crisi umanitaria

Queste zone si trovano nella regione di Vanni, nel nord del paese, attualmente teatro degli scontri tra esercito e ribelli. Secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), questi territori sono in preda ad una profonda crisi umanitaria. Circa 250mila civili, rileva l’organizzazione con sede a Ginevra, sono letteralmente intrappolati dai combattimenti.

«Diverse decine di migliaia di persone, tra 70 e 200mila, non possono lasciare la zona controllata dalle Tigri e bombardata dall’esercito», conferma Adrien-Claude Zoller. «Coloro che hanno tentato di fuggire sono stati assassinati dalla guerriglia».

«Le operazione dell’esercito – sottolinea il direttore dell’ONG elvetica – hanno impedito a più riprese l’accesso agli aiuti umanitari». Anche i grandi campi di persone sfollate, creatisi vari anni fa, sono oggi privati di assistenza.

Per il direttore delle operazioni del CICR nel Sudest Asiatico, Jacques de Maio, è chiaro: «La dinamica di un conflitto in una zona densamente popolata è incompatibile con il rispetto del diritto umanitario internazionale».

Violenza generalizzata

La violenza colpisce però anche altre regioni. Il numero di vittime nell’est dell’isola, una regione sfuggita di mano alla guerriglia in cui operano gruppi paramilitari, è elevato, segnala Adrien-Claude Zoller. Senza dimenticare la deriva autoritaria del presidente nazionalista Mahinda Rajapakse, spalleggiato dal fratello e segretario alla Difesa Gotabhaya.

«La società civile è sotto pressione nella quasi totalità del paese. I primi ad essere colpiti sono i giornalisti: alcuni sono stati assassinati mentre altri stanno lasciando il paese. Le prossime vittime rischiano di essere i difensori dei diritti umani», spiega con preoccupazione Zoller.

Assieme alla Colombia e all’Iraq, rammenta il ginevrino, lo Sri Lanka è uno dei paesi in cui si conta il maggior numero di persone scomparse. Secondo le stime, gli scomparsi dall’inizio del conflitto sarebbero 55mila.

Appello alla Svizzera

Di fronte a questa tragedia di vaste dimensioni, Adrien-Claude Zoller auspica un maggior impegno da parte della Confederazione. «La Svizzera è attiva a Colombo con programmi legati ai diritti umani, alla giustizia sociale o allo sviluppo. È però giunto il momento di aumentare i programmi».

«Non si tratta soltanto di favorire i negoziati di pace tra i criminali di entrambe le parti», conclude Zoller. «Bisogna urgentemente garantire il rispetto dei diritti umani per l’insieme della popolazione e i suoi elementi più esposti, come la minoranza tamil e la società civile srilankese».

swissinfo, Frédéric Burnand, Ginevra
(traduzione dal francese: Luigi Jorio)

L’ONU e il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno effettuato giovedì le prime evacuazioni di malati e feriti nella zona dei combattimenti nel nord dello Sri Lanka.

Navi Pillay, alta commissaria dell’ONU per i diritti umani, ha espresso la sua inquietudine per il rapido deterioramento della situazione della popolazione intrappolata dai combattimenti accusando entrambi i fronti di “violazioni molto gravi dei diritti umani”.

I civili devono essere protetti durante le operazioni nel nord dell’isola, ha sottolineato Navi Pillay che pure rivendicato la libertà d’accesso nella zonea del conflitto per giornalisti e difensori dei diritti umani affinché possano ricercare la verità e documentare gli abusi.

I primi rifugiati tamil sono arrivati in Svizzera negli anni ’80.

Oltre 35’000 srilankesi, per lo più di etnia tamil, vivono in Svizzera.

Il numero di richiedenti l’asilo dallo Sri Lanka è in costante aumento da circa tre anni (Ufficio federale delle migrazioni).

Alla fine del novembre 2007, i richiedenti erano 570, contro i 328 dell’intero 2006.

1972: Velupillaï Prabhakaran crea le Nuove tigri tamil (TNT), le quali diventano le Tigri di liberazione dell’Eelam tamil (LTTE) nel 1976.

1987: Accordo tra Nuova Delhi e Colombo per mettere fine al separatismo tamil. L’india invia le sue truppe in Sri Lanka. Si ritireranno nel 1990.

1990: Le LTTE riprendono la guerriglia, dopo 14 mesi di negoziati.

1991: Il primo ministro indiano Rajiv Gandhi muore in un attentato suicida attribuito alle LTTE.

1993: Assassinio del presidente dello Sri Lanka Ranasinghe Premadasa durante un attentato suicida delle LTTE.

2002: Entrata in vigore del cessate il fuoco sotto l’egida della Norvegia.

2005: Elezione del presidente nazionalista Mahinda Rajapakse, partigiano delle maniere forti.

2006: Falliscono i negoziati di pace di Ginevra.

2009: L’esercito prende possesso delle maggiori basi dei ribelli.

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