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Rogatorie da salvare

Il procuratore ticinese Luca Marcellini: "Bisogna salvare il lavoro svolto finora" Keystone Archive

Rogatorie italo-svizzere al centro di un colloquio tra addetti ai lavori mercoledì al Centro di studio bancari a Vezia, in Ticino.

Il procuratore generale ticinese Luca Marcellini e il sostituto procuratore della Repubblica di Milano Paolo Ielo hanno confrontato le loro esperienze in proposito.

Coordinato dall’ex procuratore generale Paolo Bernasconi – indimenticabile accusatore al processo “Pizza Connection” nel 1985 – il seminario internazionale ha fatto luce sulle implicazioni dell’accordo tra la Svizzera e l’Italia in materia di rogatorie penali.

L’accordo emendato

Sottoscritto il 10 settembre 1998 a Roma e approvato il 20 aprile 1999 dalle Camere federali, l’accordo è stato ratificato lo scorso 5 ottobre dal Parlamento italiano. A causa dei numerosi emendamenti voluti dal governo Berlusconi che ne hanno complicato l’esecuzione e ridotto l’efficacia, l’accordo non è ancora stato ratificato dal governo svizzero.

La sua portata però è di stretta attualità e, in queste ultime settimane, molti avvocati italiani lo hanno invocato, durante procedimenti penali, per chiedere ai tribunali che non vengano utilizzati documenti ottenuti in Svizzera tramite commissioni rogatorie. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di atti bancari.

Collaborazione più difficile

Intervenuto mercoledì come oratore, il procuratore generale ticinese Luca Marcellini è stato chiaro: “la giustizia elvetica” ha detto in sostanza “deve salvaguardare il lavoro svolto finora.” Un lavoro che, stando al magistrato “risulta semplificato se gli istituti bancari forniscono la documentazione richiesta in modo esauriente.”

Per il PG Marcellini però, la collaborazione con l’Italia è resa più difficile dal fatto che “le modalità di trasmissione degli atti sono vincolanti.” Il procuratore deplora le “eccezioni spesso sollevate in Italia nel corso di processi penali.”

Per quanto riguarda la ratifica dell’accordo, il procuratore ticinese è dell’avviso che “bisogna vedere come evolve la giurisprudenza italiana”. Si dice anche stupito da quanto evidenziato dal sostituto procuratore di Milano Paolo Ielo, sul fatto che i documenti italiani prodotti nei procedimenti in Italia siano soltanto delle fotocopie. Infatti, è proprio l’autentificazione degli atti trasmessi dalla Svizzera all’Italia, a porre un problema nell’ambito delle rogatorie internazionali.

Gemma d’Urso, Vezia

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