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Scandalo del formaggio: la palla passa ai commercianti

I formaggi svizzeri venivano venduti sotto prezzo agli importatori all'estero Keystone

Il governo non farà ricorso contro la decisione del Ministero pubblico della Confederazione di desistere dal procedimento penale a carico di sei persone coinvolte nello scandalo.

Lascia all’Unione svizzera del commercio del formaggio la libertà di promuovere un’azione civile.

Era stato uno degli scandali più grossi e più dibattuti, quello delle malversazioni legate all’Unione svizzera del commercio del formaggio (USF).

Nel marzo del 1995 quattro ex responsabili dell’USF, attualmente in fase di smantellamento, e un funzionario del Dipartimento federale dell’economia erano stati coinvolti in un’indagine della polizia giudiziaria.

Erano accusati, in particolare, di appropriazione indebita e falsità in documenti in relazione all’esportazione di formaggio nell’Unione europea.

Nella vicenda era rimasrto coinvolto anche un importatore italiano.

E’ passata troppa acqua sotto i ponti

Dopo che il Ministero pubblico della Confederazione, alla fine del 2002, aveva rinunciato a continuare la procedura penale, la giudice istruttrice federale Monique Saudan dovrebbe formalmente chiudere il dossier.

Nelle prossime settimane potrebbe venir emesso un non luogo a procedere. La maggior parte dei fatti sono infatti prescritti e le prove mancano.

Azione civile in programma

Il direttore dell’Ufficio federale dell’agricoltura e membro del consiglio d’amministrazione dell’USF, Manfred Bötsch ha confermato che l’Unione svizzera del commercio del formaggio sta preparando un’azione civile contro le persone che lo hanno danneggiato in quest’affare.

Secondo il Dipartimento federale dell’economia, si prevede prima di tutto un eventuale rimborso di regali da parte di un ex collaboratore, sempre che abbia violato il dovere di lealtà nei confronti del datore di lavoro, previsto dal diritto del lavoro.

Un ex responsabile del marketing dell’USF era infatti sospettato di corruzione e di corruzione passiva per aver incassato 350 000 franchi.

Le preoccupazioni dei politici

Martedì, in un’interpellanza urgente, la frazione dei Verdi aveva chiesto al Consiglio federale delucidazioni sul caso. Giovedì, l’ufficio del Consiglio nazionale si è però rifiutato di considerare l’interpellanza come urgente e di trattare la questione ancora nel corso di questa sessione.

Molti politici, gli ecologisti in primo luogo, avevano sempre contestato l’affermazione secondo la quale i reati erano ormai “prescritti”, chiedendo che le forze politiche coinvolte nello scandalo si assumessero le proprie responsabilità.

I Verdi avevano d’altronde chiesto la creazione di una commissione parlamentare d’inchiesta, per far luce sul caso, respinta dalla maggioranza dei partiti borghesi.

70 milioni di danni

In Italia il procedimento giudiziario è ancora in corso. 55 quadri di ditte di importazione di formaggio sono accusati di aver frodato lo Stato italiano per vari milioni di lire.

Alla Svizzera lo scandalo è costato almeno 70 milioni di franchi.

swissinfo e agenzie

Per anni l’Unione svizzera del commercio di formaggio, semistatale, smercia illegalmente formaggio in eccedenza sui mercati esteri, senza rispettare i prezzi minimi stabiliti con l’Unione europea (UE).

Agli importatori all’estero fattura illegalmente prezzi nettamente più bassi di quelli ufficiali.

Gli importatori stranieri di formaggio evadono in tal modo la dogana, risparmiando milioni.

Dal canto suo, L’USF si libera delle sue eccedenze a prezzi di dumping.

Attualmente l’USF è in liquidazione.

Le malversazioni vengono segnalate dall’Unione europea
Nel marzo del 1995, 4 responsabili dell’USF e un funzionario del DFE sono oggetto di un’indagine della polizia
La Svizzera ci rimette 70 milioni di franchi

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