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Scenario cinematografico per una truffa milionaria

Annemarie Riedl, la falsa dottoressa condannata dal tribunale di Lugano Keystone Archive

Condannati due falsi medici tedeschi, che in Ticino hanno circuito una coppia di anziani connazionali ammalati per derubarli.

Il processo ai due falsi medici tedeschi che, dallo scorso 17 luglio ha riempito l’aula del palazzo di giustizia di Lugano, si è concluso martedì sera. Entrambi sono stati condannati per truffa aggravata. Cade così il sipario su una storia incredibile.

Professione, truffatori

La pena più severa (9 anni di carcere) è stata inflitta alla principale imputata, riconosciuta colpevole oltre che di truffa commessa per mestiere, anche di lesioni corporali gravi e di falso nei certificati. Al suo complice sono stati comminati 2 anni di prigione, oltre a sette anni di espulsione dalla Svizzera.

Eppure per decenni, la donna condannata per truffa martedì sera aLugano, tutti veniva chiamata da “dottoressa” a Cimo. E’ in quel piccolo paese del Malcantone che, all’inizio degli Anni Settanta, che la falsa dottoressa Annemarie Riedl, classe 1941, si era stabilita con il marito, più anziano di lei di 25 anni.

Dopo la morte del coniuge, un ingegnere tedesco che collaborava anche con la Nasa, la vedova aveva iniziato a prodigare cure e assistenza ad anziani e bisognosi di Cimo e di villaggi vicini.

“Come una figlia”

Ad Aranno, un altro villaggio del Malcantone, all’inizio degli Anni Novanta la Riedl – definita dall’accusa “manipolatrice” e “burattinaia” nell’architettare la truffa milionaria commessa con il complice, l’altro falso medico tedesco – conosce una coppia di facoltosi industriali germanici in pensione.

Ruth e Gustav Jakob hanno fatto fortuna nell’industria metallurgica e il loro patrimonio è stimato in circa 500 milioni di franchi. Vogliono godersi la pensione nella loro lussuosa villa sotto il sole ticinese.

Gustav Jakob però ha problemi di salute. I due tedeschi non frequentano la gente del luogo, non parlano l’italiano, vivono quasi da alieni. E’ quindi facile per Annemarie Riedl, una bella donna bionda e giovanile, con tanto fascino e potere di persuasione, avvicinarli e soggiogarli. Si professa dottoressa in medicina, con laurea conseguita negli Stati Uniti e specializzazione in naturopatia.

E’ così convincente che, rapidamente, i coniugi Jakob sono alla sua merce. Parte civile al processo, l’anziana Ruth Jakob – il marito è stato ricoverato d’urgenza a Lugano tre giorni dopo l’inizio del processo – ha detto alla corte che considerava la Riedl “come la figlia che non ho mai avuto” e che si fidava ciecamente di lei.

Lesioni corporali gravi

I dieci anni successivi sono anni d’oro per la falsa dottoressa. Ottiene il versamento mensile di 15.000 franchi, 5.000 per l’assistenza medica da lei prestata 24 ore su 24 ai Jakob e 10.000 per le sue opere di beneficenza.

Così racconta ai coniugi ai quali è riuscita a fare credere che il Malcantone è gremito di anziani malati, abbandonati e bisognosi. Tant’è, i soldi arrivano. E con gli extra – per pagare costose medicine mai comprate o seminari di formazione mai seguiti – Annemarie Riedl fa la bella vita.

Nel frattempo però la salute di Gustav Jakob continua a peggiorare. E non potrebbe essere diversamente di fronte a cure che consistono in placebo ed iniezioni di acqua salata. L’anziano soffre di Alzheimer però, malgrado i consigli di parenti residenti in Germania – la coppia non ha figli – gli Jakob non ne vogliono sapere di indirizzarsi a qualche altro medico. Si giustifica così l’accusa di lesioni corporali gravi mossa contro la Riedl. Trascurato per troppi anni, Gustav Jakob è ormai incurabile.

Salto di qualità nella truffa

La falsa dottoressa – nel frattempo diventata cittadina svizzera – decide di fare il salto di qualità nella truffa quando all’inizio del 2000 conosce in Germania Wolfgang Bradl. Classe 1956, elettricista di formazione, invalido, è un omone di oltre un quintale, una vita di umiliazioni e sofferenza alle spalle ed una moglie che ha perso ambedue le gambe sotto un treno.

Un’amica comune, farmacista (vera quella) li presenta uno all’altra. Bradl, attore da premio Oscar per la parte che ha saputo interpretare, si spaccia per un professore in medicina, specialista dell’Alzheimer e addirittura candidato al Premio Nobel.

Il falso professore

Entra così in scena Bradl che, per la sua prima visita di controllo a Gustav Jakob, sbarca da un elicottero. “L’ha pagato la Riedl” dice durante i dibattimenti, “mi ha detto che era dell’esercito, nel quale lui era medico” ribadisce l’imputata che ha sempre negato ogni addebito.

A Gustav Jakob, i due falsi medici fanno credere di poterlo curare. Su indicazioni della Riedl, Wolfgang Bradl pretende di essere alla conclusione di ricerche in quest’ambito. Gli mancano però alcuni milioni per attrezzare un laboratorio negli Stati Uniti, ce ne vogliono altri per comperare, sempre negli States, i costosissimi medicinali necessari alla cura dell’anziano.

E sui due complici piovono i milioni, una quindicina. In totale, con i soldi accumulati dalla Riedl in dieci anni di bugie, la somma truffata ai Jakob si aggira sui 19 milioni di franchi di cui tredici circa sono stati recuperati dalla magistratura. La parte lesa ha già detto di volerli mettere a disposizione dell’Istituto di biomedicina di Bellinzona.

Scemata responsabilità

La truffa viene scoperta quasi per caso. Un funzionario di una banca luganese, insospettito dai versamenti milionari effettuati da Bradl, avvisa la magistratura. Scatta l’indagine e, nell’ottobre del 2000, Bradl è arrestato all’aeroporto di Agno, mentre sta per ripartire per la Germania. Pochi giorni dopo è arrestata la complice. I due finiscono al carcere della Stampa di Lugano, dove si trovano tuttora.

L’accusa rappresentata dalla procuratrice Claudia Solcà aveva chiesto dieci anni per la principale imputata, tre anni e dieci anni di espulsione per il complice, al quale ha riconosciuto la scemata responsabilità.

Gli avvocati della Riedl hanno respinto tutte le accuse ammettendo soltanto quella di falsificazione in certificati e chiesto, 20 mesi di detenzione, sospesi condizionalmente. Il difensore di Wolfgang Bradl ha ricordato il ruolo marginale del suo cliente, “burattino” nelle mani della Riedl ed ha chiesto una pena massima di 22 mesi di detenzione.

Gemma d’Urso, Lugano

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