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Schiavitù anche in Svizzera

Una ricerca in Svizzera ha rilevato una ventina di casi di schiavitù negli ultimi cinque-sei anni. www.regione.toscana.it/cnv.cpr.it

Anche la Svizzera, come altre nazioni, scopre di non essere immune dal flagello della schiavitù. Un cancro sociale difficile da monitorare e combattere.

Le statistiche delle Nazioni Unite stimano in 700 mila le persone coinvolte ogni anno nella tratta di esseri umani. 27 milioni di individui è invece la stima degli schiavi nel mondo. L’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati ha indicato, proprio all’inizio di questa settimana, in almeno 120 mila le donne ed i bambini, vittime di trafficanti del sesso, fatte entrare clandestinamente nei Paesi dell’Unione europea dai Balcani. Una nuova forma di schiavitù che viene praticata anche in Svizzera.

Solo stime

Sul fenomeno della tratta di esseri umani e sulle moderne forme di schiavitù in Svizzera non esistono dati ufficiali. Quelli a disposizione si basano su stime e variano notevolmente, a dipendenza del modello utilizzato e dell’integrazione, o meno nel concetto di schiavitù, di forme differenti di sfruttamento.

Si passa quindi da stime di poche unità, al massimo una decina di casi, a cifre più consistenti, che fluttuano tra mille e 1.500 casi. Cifre, queste ultime, proposte da Kevin Bales, professore all’università del Surrey e consulente del programma globale dell’Onu contro il traffico di esseri umani. Proprio lo studioso inglese, due anni fa col saggio “I nuovi schiavi” (New Slavery, a Reference Handbook, Contemporary World Issue Series, Santa Barbara, 2000), ha dato visibilità al fenomeno, superando l’approccio giornalistico attraverso l’indagine sociologica.

Le cifre proposte dal professor Bales sono sviluppate sulla base di modelli che combinano ricchezza e posizione dei Paesi. La Svizzera, in questi modelli matematici, ê comparata a Paesi simili come Austria, Danimarca, Lussemburgo, Svezia, che si stima abbiano numeri equivalenti di schiavi.

Più caute le valutazioni del professor Sandro Cattacin, direttore del Forum svizzero per lo studio delle migrazioni e della popolazione: “Probabilmente, le cifre che indicano per la Svizzera centinaia di casi di schiavitù, sono sovrastimate. Il fenomeno è poco rilevante nella Confederazione -dichiara a swissinfo il professor Cattacin. – Abbiamo tentato di capire quante sono le persone coinvolte, in Svizzera, in quella che si può definire la schiavitù moderna e siamo rimasti sorpresi da numeri abbastanza piccoli. Già per il crimine organizzato i numeri sono poco rilevanti per la Svizzera. In più, se si guarda a queste cifre non si arriva a venti casi negli ultimi cinque, sei anni”.

Reato difficile da dimostrare

I pochi casi di schiavitù, indagati dal Forum svizzero per lo studio delle migrazioni e della popolazione, sono in contrasto con quelli proposti dal professor Kevin Bales in un articolo dal titolo “La schiavitù del XXI secolo”, pubblicato nel numero 405 dello scorso maggio dalla rivista Le scienze.

“Il fatto – precisa il professor Cattacin – è che è molto difficile dimostrare se si tratti effettivamente di schiavitù, o di situazioni dove si combina l’utilizzo di una persona per un lavoro illegale e deprivazione di libertà. Dunque si può dare un quadro generale: probabilmente esiste anche in Svizzera, probabilmente è un fenomeno relativamente ridotto e, probabilmente, tocca soprattutto il settore della prostituzione”.

Lacuna legislativa

Per Paolo Tognina, pastore evangelico, membro della Commissione cantonale ticinese per la lotta al razzismo ed alla xenofobia “quello che sconcerta parecchio è il modo in cui questo problema viene sottovalutato e la mancanza di volontà di combatterlo a fondo”.

La Svizzera non ha poi ancora una legislazione ad hoc che consenta di lottare contro la schiavitù e di proteggerne le vittime. “La vittima – precisa a swissinfo Paolo Tognina – è doppiamente debole: debole nei confronti del padrone e debole nei confronti delle autorità che, in linea teorica, dovrebbero proporre loro delle difese”.

I casi più eclatanti

In Svizzera i casi di moderna schiavitù sono stati registrati nelle regioni di frontiera di Basilea, Ginevra e Ticino. Forme di schiavitù che, in Svizzera, non si annidano solo nella prostituzione illegale, nella pornografia, nella pedofilia.

La schiavitù moderna si manifesta anche nell’household, la condizione servile cui sottostanno molte collaboratrici domestiche: clamorosi alcuni esempi di sfruttamento denunciati presso il personale diplomatico accreditato alla sede di Ginevra dell’Onu. Casi di schiavitù si registrano inoltre nelle situazioni di para-schiavismo che si riscontrano nel lavoro sommerso e nel lavoro nero: i 2-300 mila clandestini stimati in Svizzera rappresentano un mercato allettante per imprenditori privi di scrupoli.

Una revisione della legge è attualmente in consultazione. “Gli strumenti legislativi a disposizione – aggiunge il direttore del Forum svizzero per lo studio delle migrazioni e della popolazione – sono attualmente in via di sviluppo, anche se bisogna riconoscere che, per quanto riguarda la Svizzera, siamo ancora agli inizi. L’attuale vuoto legislativo e la mancanza di tutela da parte delle istituzioni è indubbiamente grave. I cantoni che sono toccati da fenomeni di prostituzione illegale stanno comunque sviluppando strumenti più flessibili”.

Nell’attesa di leggi che possano dare risposte chiare alle nuove forme di schiavitù moderna, diamo spazio ad una riflessione di Lavinia Sommaruga, della Comunità di lavoro Swissaid, Sacrificio Quaresimale, Pane per i fratelli, Helvetas, Caritas, la quale evidenzia come nel Sud del mondo troppi bambini vivono quotidianamente situazioni di schiavitù: “Il valore che si dà alla vita dei figli – dice a swissinfo Lavinia Sommaruga – è legato al rispetto ed alla tutela dei diritti umani fondamentali. La promozione della pace passa anche attraverso l’eliminazione di ogni forma di schiavitù”.

Sergio Regazzoni

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