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Esplorare l’ignoto per rimanere competitivi

Lo Swisscube, concepito dal Politecnico federale di Losanna, è il primo satellite costruito interamente in Svizzera. Keystone

La Svizzera è tra i paesi leader in materia di ricerca e di innovazione tecnologica. Non può però dormire sugli allori poiché la concorrenza è forte, soprattutto in Asia.

Dai medicamenti conservati nella farmacia di famiglia ai satelliti lanciati nello spazio, passando dai microchip e dalle tecnologie solari. Le competenze tecnologiche e la capacità innovativa della Svizzera sono riconosciute in tutto il mondo e nel raffronto internazionale la Confederazione figura spesso tra i paesi più competitivi.

La concorrenza dei paesi emergenti si fa però sempre più sentire, ciò che comporta nuove sfide per la Svizzera e gli altri paesi industrializzati, è stato sottolineato martedì a Lucerna in occasione dell’Europa Forum, una piattaforma di discussione che riunisce esperti del mondo economico, scientifico e politico.

Collaborazione europea

Alla base del successo della Svizzera, ha spiegato Mauro Dell’Ambrogio, segretario di Stato per la formazione e la ricerca, vi è la qualità e l’autonomia di istituti e scuole universitarie, il sistema duale di formazione professionale (scuola e lavoro), la collaborazione tra settore pubblico e privato, così come la capacità di attirare personale di alta qualità dall’estero.

Va poi ricordata la solidità dei finanziamenti garantiti da Confederazione e cantoni, ha detto Dell’Ambrogio. Per promuovere la formazione, la ricerca e l’innovazione, lo Stato ha messo a disposizione 20 miliardi di franchi per il periodo 2008-2011.

Dalle cifre presentate dal Centro congiunturale KOF di Zurigo risulta comunque che in Svizzera il 70% delle risorse investite nel settore “Ricerca e Sviluppo” proviene dall’industria privata. Una percentuale che supera quella della Germania (68%), della Francia (52%), dell’Italia (40%) o ancora degli Stati Uniti (66%).

A rafforzare ulteriormente la posizione del nostro paese, dice a swissinfo.ch Mauro dell’Ambrogio, è anche la partecipazione ai progetti di ricerca europei. «Permette ai ricercatori di creare contatti con specialisti di altre parti del mondo e quindi di sviluppare la loro competitività».

Il potenziale cinese

Nell’era della globalizzazione, pure il settore della ricerca è sempre più confrontato all’emergenza di nuovi attori, ha rilevato Sylvia Schwaag-Serger di Vinnova, l’agenzia del governo svedese incaricata dell’innovazione.

«In Europa e negli Stati Uniti gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo sono stagnanti. In Cina si è invece assistito ad un forte aumento».

Nel 2010, ha osservato Schwaag-Serger, la Cina ha investito il 2% del prodotto interno lordo nella ricerca e nello sviluppo, una proporzione superiore alla media nell’UE.

In dieci anni il numero di studenti universitari in Cina è passato da 3 a 19 milioni e 1,5 milioni studiano o conducono ricerche all’estero. «Quattrocentomila sono tornati in patria: se si concede loro il sufficiente spazio di manovra, il potenziale del paese è enorme», ha sottolineato l’ex consulente scientifico presso l’ambasciata di Svezia a Pechino.

Tuttavia, ha precisato Schwaag-Serger, la Cina sta attualmente promuovendo i progetti “sbagliati”, investendo in ambiti poco innovativi. «Sono inoltre poche le ditte cinesi che hanno successo all’estero».

Esplorare l’ignoto

Per mantenere la sua posizione al vertice, ritiene Roland Y. Siegwart, vicepresidente per la ricerca e le relazioni economiche al Politecnico federale di Zurigo, la Svizzera deve adeguarsi alle nuove evoluzioni sociali, economiche e scientifiche.

Ad essere determinanti per il futuro della Svizzera, ha detto Siegwart, sono soprattutto i ricercatori più talentuosi. «Abbiamo i migliori studenti e i migliori ricercatori: è nostra responsabilità sostenerli offrendo loro un contesto stimolante».

Dal canto suo, l’industria chiede più personale specializzato, in particolare ingegneri. «L’industria – ha detto Tony Kaiser, presidente della Commissione federale per la ricerca energetica – si attende dalle scuole tecniche universitarie un forte impegno nel campo dei temi più rilevanti per il futuro, quali il clima, la salute, l’energia e l’infrastruttura».

«Dobbiamo avere il coraggio di assumerci dei rischi e di esplorare terreni ancora ignoti», auspica Roland Y. Siegwart.

Le idee più brillanti, è stato ribadito all’Europa Forum, non devono però arenarsi nei laboratori. Per mantenere la competitività a livello internazionale è quindi fondamentale favorire il trasferimento delle conoscenze e l’accesso al mercato dei prodotti innovativi.

Creato nel 1996, l’Europa Forum di Lucerna è una piattaforma internazionale che riunisce due volte all’anno rappresentanti dell’economia, della scienza, della politica e della cultura.

Il suo scopo è la promozione del dialogo e dei contatti interdisciplinari.

Ad ogni edizione si focalizza su temi internazionali nei quali svolgono un ruolo importante le relazioni tra Svizzera e Unione europea.

Nel corso dell’ultimo incontro (8-9 novembre 2010) si è discusso del futuro della scienza, delle tecnologie e delle innovazioni in Svizzera e in Europa.

La Svizzera figura tra i paesi che in proporzione al prodotto interno lordo (pil) spende maggiormente nel campo della ricerca e dello sviluppo.

Nel 2008, rileva l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico, Berna ha consacrato il 3% del pil (9,9 miliardi di franchi).

La percentuale è superiore al 3% per Paesi quali la Finlandia e la Svezia, è compresa tra il 2 e il 3% per Stati Uniti, Austria, Germania e Francia, mentre è inferiore al 2% per Gran Bretagna e Italia.

In Svizzera oltre i due terzi degli investimenti complessivi provengono dall’economia privata, soprattutto dall’industria chimica, farmaceutica, elettrica e metallurgica.

La Confederazione si è dotata di due strumenti principali per incoraggiare la ricerca: il Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, istituito nel 1952, e l’Agenzia per la promozione dell’innovazione, un organo per favorire il legame e lo scambio tra imprese e università.

La ricerca fondamentale è svolta soprattutto nei due Politecnici federali (Zurigo e Losanna) e nelle dieci università cantonali.

Per promuovere la cooperazione tra scuole universitarie, industria e piccole e medie imprese, i ricercatori elvetici partecipano dal 1987 ai Programmi quadro di ricerca dell’Unione europea.

(fonti: Segreteria di Stato per l’educazione e la ricerca, OCSE).

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